Akram Aylisli ha abbandonato l’Azerbaijan dopo le continue minacce

Creato il 05 marzo 2013 da Sulromanzo

Poche settimane fa vi avevamo raccontato la terribile vicenda dello scrittore azero Akram Aylisli, condannato dagli estremisti a una vita di paura; era stata perfino messa una taglia di quasi 10.000 euro per mozzargli un orecchio.

Alcuni giorni addietro ha concesso un’intervista a un quotidiano turco, dichiarando: «I miei lavori non sono pubblicati, le mie opere non sono messe in scena. La mia vita futura qui è impossibile. Ho preso la decisione di lasciare la patria e di andare nella fraterna Turchia».

Gli intellettuali armeni e turchi, l’OSCE e altre organizzazioni hanno condannato le molestie cui Aylisli e la sua famiglia sono stati sottoposti. Il coro di proteste internazionali è stato unanime, a difesa della libertà di parola dello scrittore azero e, più in generale, per il rispetto delle espressioni d’arte. Ma Aylisli non è rimasto a guardare, accusando gli intellettuali azeri di omertosa complicità, indifferenti al pubblico dibattito che il romanzo implicato ha scatenato in molti Paesi: «Hanno sempre sostenuto la mia posizione. Tuttavia non possono esprimere liberamente le loro opinioni perché hanno uno stipendio dello Stato. La parte pensante libera della società è apertamente schierata a mio favore. Perfino un gruppo di scrittori della Turchia mi sostiene. Ma nessun politico in Azerbaijan mi ha chiamato».

Lo scrittore ha ribadito che il romanzo è un messaggio, in particolare per gli Armeni che vivono a Nagorno Karabakh (repubblica che si è autoproclamata indipendente nel gennaio del 1992), un messaggio chiaro: gli Azeri capiscono gli errori fatti e vedono che cosa non volevano fare, ma cosa dovevano fare.   

Nel frattempo, Aylisli, già arrivato in Turchia, è stato costretto a ricredersi rispetto a quanto aveva dichiarato all’inizio di febbraio, quando, senza se e senza ma, si diceva sorpreso di come qualcuno sostenesse che avrebbe lasciato il suo Paese. Le minacce sono state troppe e l’Azerbaijan si dimostra un paese intollerante verso i propri fantasmi che la storia, indipendentemente dalle posizioni politiche, ha mostrato nei fatti e non nelle opinioni.

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