Al centro del mondo

Creato il 19 febbraio 2012 da Kata
Lo scorso fine-settimana l'abbiamo passato a Londra. Per me è stata la quarta volta nella capitale inglese, per Gabriele la prima. Infatti, siamo andati per festeggiare il suo compleanno. Io sono sempre stata molto entusiasta di Londra. E' una di quelle città con l'anima. L'ultima volta che ci sono stata, quattro anni fa, fu in occasione della consegna della mia tesi di dottorato. Mi regalai un soggiorno di cinque giorni da sola (anche perché ero single in quel periodo). Sempre in febbraio. Quattro giorni pieni dedicati ai musei. (Ecco il frutto di una giornata passata allora alla National Gallery: parte 1a e parte 2a).
Questa volta invece siamo stati semplicemente a zonzo per la città e a cena con amici che dalla Toscana si sono trasferiti a Londra o stanno passando un periodo là. Tutti e due abbiamo amici che adesso vivono nella capitale inglese e così li abbiamo fatti pure conoscere tra loro. Londra è davvero strapiena di italiani (ma quale posto in Europa non lo è...), sia di turisti (diverse classi scolastiche in gita) che di lavoratori o studenti. Ovunque ti giravi sentivi qualcuno parlare in italiano. E non solo. Londra è una città ormai fondamentalmente multiculturale, gli inglesi sembrano essere in minoranza. Puoi trovare gente da tutti gli angoli del mondo. Ma soprattutto Londra è la città dei giovani ed una città da giovani. Una città da sognatori.

Passeggiare sulle strade di Londra è come essere una cellula nelle arterie del corpo dell'umanità. Catalizzatore di eventi che hanno determinato il corso della storia degli ultimi secoli. Nel bene e nel male. Per me poi rappresenta anche il luogo di nascita del rock europeo e il centro della vita musicale degli anni Sessanta. Quanto mi sarebbe piaciuto vedere Londra in quel periodo... Quando era ancora in funzione l'Apple Boutique in Baker Street, di proprietà dei Beatles.

L'Apple Boutique in Baker Street n. 94


Siamo tornati da Londra con un ricordino poco simpatico: un bel virus intestinale che mi ha permesso di testare sia il pronto soccorso che il reparto di malattie infettive svedesi. Per fortuna nel giro di pochi giorni mi sono ripresa, ma ho passato una nottata davvero brutta. Vinterkräksjuka, dicono gli svedesi...

Rimanendo in tema (di Londra, non di virus intestinale...), vi propongo una canzone del mio gruppo ungherese preferito del periodo anni '60-'70, gli Illés, che furono considerati un po' i nostri Beatles (per stile e popolarità).
Illés - Good Bye London (1972)
Sono volati questi giorni, stiamo già dicendo addio.
Good old London, forse ti possiamo rivedere ancora.
Non prenderemo l'underground in direzione Westminster,
Se un autobus arriva da destra non attraversiamo.
 Bye, Bye, London, Good Bye!
Uno striptease bar nel Soho, non stiamo più sognando,
Negozi in Regent's Street vi lasciamo per sempre,
Mary Ann non ti vedremo mai più.
Signor Ammiraglio Nelson, una foto di te porterò con me.
Bye, Bye, London, Good Bye!
Bye bye vecchi marinari, continuate a suonare
 La canzone del raggio di sole del mattino in Oxford Street!
Hyde Park Corner, continua ad essere paziente,
e ascolta tutti gli oratori qualsiasi cosa dicano!
Bye, Bye, London, Good Bye!
La luca serale della Piccadilly non mi abbaglia,
Ma non so descriverla, è da vedere.
Sono volati questi giorni, stiamo già dicendo addio.
Good bye London, forse ti possiamo rivedere ancora.
(Per il testo originale in ungherese vedete qui.)

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