Al Cinema: recensione "Boxtrolls - Le Scatole Magiche"

Creato il 02 ottobre 2014 da Giuseppe Armellini
Forse dopo la Pixar abbiamo una nuova dea dell'animazione da adorare che non viene dall'Oriente, la Laika.
Scopro soltanto adesso (per una volta benedetta locandina) che prima di Boxtrolls questo studio di animazione (solo in stop motion, li amo) aveva tirato fuori due gioielli assoluti come Coraline (riconosciuto da tutti) e Paranorman (enormemente sottovalutato).
Quindi tre stop motion e tutti e 3 gotici, alla faccia di Burton.
Lo dico subito, per me siamo allo stesso livello degli altri due, anche se non nascondo che emotivamente quello mi ha dato più e ho trovato più umanamente complesso è Paranorman.
Quali sono i punti di forza del gotico?
Ovviamente le ambientazioni, con la notte e le nebbia che la fanno sempre da padroni (fotograficamente meravigliosa a tal proposito la scena della tuba bianca nella piazza) e i vicoli stretti, le case lugubri e le forme delle cose mai nette e precise, ma spesso confuse e sghembe (c'ho visto tanto anche del Dio Chomet dentro); poi le caratterizzazioni dei personaggi, perchè si sa, più si va nel mostruoso e nel grottesco più le maglie sono larghe (sarà per questo che le principessine son tutte uguali?). Ad esempio ho trovato davvero portentosa la banda delle tube rosse, i Disinfestatori di Boxtrolls, certo abbastanza derivativi nei tratti ma assolutamente spettacolari nella caratterizzazione perchè si sa, un tratto non caratterizzato rimane un tratto. Arraffa, il capo, è un villain magnifico, con quei capelli unti che tentano un riporto e quel desiderio assoluto di finire nel salotto buono della società.
E, come ultima caratteristica peculiare dei gotici, c'è il fatto che nella trama può finire di tutto, la morte, l'abbandono, la solitudine, i mostri, le schifezze, e questo, per chi scrive, è goduria pura.
Cartone spassosissimo, affatto banale, perfetto in alcuni incastri.
Fantastiche alcune trovate come il governo della città (una specie di Positano Dark che si inerpica in una stretta montagna) affidato a sole 4 persone che alle faccende di stato preferiscono sempre e comunque mangiar formaggio. Sì, non è un vezzo di sceneggiatura buttato là, ma una cosa reiterata e ribadita moltissime volte, così tante che l'effetto se possibile è dirompente (si sa, l'esagerazione rovina tutto ma l'esagerazione dell'esagerazione invece di solito è sempre vincente). Ovvia la critica politica, perfetta, calibrata, simpatica e originale. E anche la gente sembra non accorgersi del disastro di questo potere corrotto, gente che esulta quando viene a sapere che i soldi destinati per un'ospedale sono finiti per creare un gigantesco Brie.
Ma c'è tanto di più.
C'è lo spettacolo teatrale della Drag Queen costruito in maniera mirabile, vorticoso, visivamente bellissimo e dal gran ritmo.
C'è la sequenza della prima volta che i Boxtrolls vanno a dormire, con quel cubo perfetto che prende forma.
C'è il tentativo di entrare in società di "Uovo", davvero molto divertente.
E poi c'è la strepitosa scena dell'allergia di Arraffa al formaggio, portata avanti con tempi comici formidabili (dal taglio del formaggio al tavolo che gira, dall'assaggio in punta di lingua al nanetto -a proposito, forse il personaggio migliore, cattivissimo, pazzo, insensibile- che va a prendere le sanguisughe, dal formarsi delle escrescenze alla voce completamente cambiata).
Stessa scena che si ripete poi nel finale rendendo Arraffa un mostro immondo, visivamente debordante.
E poi ci sono loro, i Boxtrolls, terribili esserini che si cibano di bambini, anzi no, dolcissime creature che hanno paura di tutto e non conoscono sentimenti che non siano i più puri.
Il loro rinchiudersi continuamente per paura dentro le scatole è tenerissimo.
E poi c'è il bambino, vero motore narrativo di tutto ma forse, alla fine, tra Boxtrolls, Disinfestatori, politici mangia formaggi e personaggi di contorno vari (che dire del One Man Band?) è proprio lui il personaggio che ci colpisce di meno.
E la sua storia con il padre, alla fine, è l'unica piccola pecca e l'unica concessione al già visto che c'è dentro questo magnifico film.
Le tematiche affrontate son tantissime, dall'abbandono al concetto di famiglia di fatto, dalla paura del diverso all'accettazione, dalla lotta di classe alla scoperta degli affetti.
Ma la magia vera è alla fine.
Anzi, dopo di essa.
Già i titoli di cosa valgono di per sè.
Ma poi, dopo, finiti i titoli c'è un'ultima appendice.
E non vi nascondo che la solita lacrima malandrina mi è uscita fuori.
Perchè in quell'appendice non c'era soltanto l'anima di questo film, ma di tutti questi film.
Ringrazio il cielo di non essermi alzato dalla poltrona.
( voto 8 )

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