Al Cinema: recensione "L'Evocazione"

Creato il 29 agosto 2013 da Giuseppe Armellini
Due dati di fatto. Miei.
Il primo è che ho scoperto che non c'è niente da fare, a me l'horror moderno dei buh preconfezionati non piace. Non mi piace vedere un film dove sappiamo ogni volta quando sarà il momento dello spavento. Ma ci torneremo poi.
Seconda cosa.
Anche qui niente da fare, sono uno dei pochi amanti dell'horror che non ha mai gridato al capolavoro per nessun film di Wan. Però c'è una cosa da dire, questo giovane regista, alla fine, non ha mai sbagliato completamente un film e attestarsi su livelli appena sopra la sufficienza fa di Wan, per mancanza di concorrenza, uno dei cineasti del terrore più importanti dei nostri anni.
O.k, l'evocazione adesso.
Ora, l'horror deve creare immagini e/o atmosfera. Un horror che non ti crea atmosfera o non regala sequenze spaventose ha fallito. L'evocazione alla fine non toppa in nessuna delle due componenti visto che una certa attesa (la parente povera italiana della suspense) la crea e un 3,4 scene abbastanza buone ce le regala.
Ma non ha la minima originalità. Attenzione, per originalità non parlo di plot, ben vengano i ghost movie che guardano ai classici e a stereotipati meccanismi di trama, no, parlo di tecnica dello spavento. Qualsiasi film può essere copia di altri ma dovrebbe mettere qualcosa di suo, di peculiare, un modus operandi proprio che dia alla stessa scena già vista un'anima diversa.
Io con questo qua sono stato sempre su due binari, sempre con la sensazione di sapere dove stavamo andando e in che modo ci arrivavamo.
Non è un caso che la scena per me più forte, e l'unica probabilmente che mi ha dato una certa inquietudine, è quella della bambina che vede un uomo fissarla da dietro la porta. Solo che quell'uomo non si vede. E' qui che si fa il capolavoro, nel capire che l'orrore che prova e vede il personaggio è sempre più forte di quello che vede (o vorrebbe vedere) lo spettatore.
O tutte le scene (troppe, mi pare 3) del carillon. Cosa vi ha messo più paura ed agitazione, l'attesa di vedere qualcosa nello specchio o quando avete visto qualcosa?
Qui scatta un discorso generazionale che dovrebbe prendere un post a parte.
Il nuovo pubblico ha bisogno di evidenza, di immagini, di mostri e arti squartati.
Il pubblico di una volta no, voleva un cinema horror intenso, sporco e nascosto.
Wan fa funzionare tutto, dagli attori (con la solita splendida Farmiga, un'attrice che sembra uscita dagli anni 70/ e strepitoso il casting per le bambine) alla regia, dalla fotografia agli spaventi telefonati, dalle location da urlo a una sceneggiatura quasi totalmente priva di buchi o banalità.
Mi dà un pò fastidio però che un regista abbastanza originale come Wan abbia fatto gli ultimi due film così simili.
Anche se qua il livello è superiore ad Insidious.
L'Evocazione tenta una cosa molto particolare, la tripla empatia.
Quella con la coppia di demonologi, con lei sempre più debole e "malata".
Quella con la famiglia che li chiama, sempre più terrorizzata e unita nella battaglia (buona nel finale la scena della madre che "rinsavisce" per amore della figlia).
Quella con le vittime del passato, il bimbo e la ragazza uccisa in primis.
Ma io in The Orphanage  sono stato gli ultimi 20 minuti a piangere. Qua mai.
E in The Orphanage ho visto nel finale 3 scene di devastante bellezza cinematografica ed emotiva, una dietro all'altra.
Qui non c'è stato coinvolgimento.
Perchè è tutto un film di buona tecnica cinematografica e ottimo mestiere.
La sua cifra, il suo marchio, la sua anima non ce l'ha.
( voto 6,5 )

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