Al Cinema: recensione "Maps to the stars"

Creato il 04 giugno 2014 da Giuseppe Armellini

presenti spoiler
Hollywood brucia si diceva una volta.
E qui in un certo senso brucia per davvero perchè il fuoco, l'incendio, è uno dei fil rouge che attraversa l'intero film.
Il fuoco di due incendi nel passato che hanno generato fantasmi veri o fittizi, il fuoco di un suicidio che liberi un mal di vivere e un senso di sconfitta che non ce la si fa più a nascondere, il fuoco metaforico di un sistema che si sta sgretolando.
Hollywood collassa, potrebbe anche dire Cronemberg.
Magari è capitato solo a me ma mentre guardavo questo capolavoro mancato del maestro canadese avevo delle sensazioni che mi rimandavano a un altro film.
Quale, mi chiedevo in sala, quale era.
Poi d'improvviso l'illuminazione, Inland Empire.
Ecco, avevo le sensazioni di Inland Empire ma decriptate, svelate, manifeste.
La stessa tensione, la stessa sensazione di qualcosa in agguato, la stessa atmosfera opprimente, uguale densità, uguale ferocia e pericolo nel vedere rappresentato questo cinema nel cinema, questo film che s'ha da fare dentro il film, questo film che si ricollega al passato, gli stessi fantasmi, quasi un horror sotto le luci dei riflettori, tutto uguale al film di Lynch ma con una facilità di comprensione, o più che facilità di comprensione- perchè Maps to the star è tutto fuorchè un film facile da analizzare- il poter comunque disporre di un intreccio facile, anche banalotto nel quale poter trovare molto più facilmente gli elementi per l'analisi.
Un Inland Empire per il pubblico insomma, non solo per sè stessi.
Dicevamo
Hollywood collassa
Una Hollywood dove ti droghi pesantemente a 10 anni, dove tutti fanno sesso con tutti, dove ci sono santoni guru buddhisti che poi picchiano selvaggiamente i propri figli, dove i soldi, le grandi case, le chevrolet e le piscine sono la patina sotto la quale le star vivono la propria vita infelice, dove tutto è ipocrisia, tutto, perchè il cinema stesso è ipocrisia, perchè anche quando rappresenta il vero lo fa ingannando con l'arte.
E chi lavora nel cinema l'ipocrisia la mangia a colazione servita da una colf.
E il pensiero non può che andare a PSH, o a HL, o a tutti quelli che chissà che provavano, chissà che sentivano mentre faticavano a sorridere davanti alle luci della ribalta.
Credo che in questo film ci siano cose meravigliose, scene superbe.
Cronemberg conosce lo star system e lo massacra letteralmente.
Tutti i rapporti sono basati sulla finzione, tutti poi, a casa, da soli, hanno scheletri nell'armadio.
O fantasmi, sì fantasmi invece che scheletri.
Come quello che vede Havana, il fantasma della madre, quella madre che la violentò e il cui successo passato come attrice la tormenta, quella madre nella quale malgrado tutto vuole identificarsi adesso, vuole interpretarla, così, quasi per sconfiggerla, sublimarla.
O i fantasmi che vede il piccolo e arrogante Benjie, uno che ha 10 anni aveva già tutta Hollywood ai suoi piedi, uno che a 13 ha già vissuto tutto (Culkin?) e conosce la vita meglio di tanti altri. Ecco, questo l'ho trovato il personaggio più straordinario perchè per quanto odioso più si va avanti più lo trovi intelligente, consapevole, lucido. Lui vede fantasmi di bambini morti, lui che praticamente lo è stato un bambino morto, e non solo perchè in passato rischiò di morire ma perchè bambino in realtà non lo è mai stato.
Fantasmi, fantasmi, fantasmi.
Ma tutto bene o male si regge in piedi, il castello di menzogne di Hollywood non crolla, anche perchè l'ipocrisia sta proprio nelle sue fondamenta.
Poi arriva lei, la ragazza ustionata, e tutto cambia.
Io credo che la figura di lei sia la figura esterna che entra nello star system portandoci dentro la vita vera.
E l'impatto di questa drammatica vita con il castello delle menzogne è devastante, tutto collasserà.
Ma prima...
Prima due parole su una fantastica Julianne Moore in un ruolo dal coraggio leonino, il ruolo di un'attrice frustrata e depressa che non riesce a cancellare i fantasmi del passato. Un ruolo che la vede parlare di sesso, fare sesso, defecare, drogarsi, di tutto. E questa fantastica attrice ci mette dentro tutta sè stessa.
Ma tutti eccellono in realtà.
E Pattinson lavora ancora con Cronemberg passando soltanto dal sedile di dietro a quello davanti.
Ma torniano alla ragazza ustionata, una Wasikowska che con il ruolo di ragazza difficile o malata ci sta facendo troppo l'abitudine, quasi un Michael Shannon in gonnella.
Lei non fa parte di Hollywwod, lei è qualcosa di vero che torna là.
E niente sarò più come prima, il suo personaggio infetta ancora di più un malato già terminale.
Il problema è che questo film non riesce a non superare un certo limite.
E tutto è troppo esasperato, portato alle estreme conseguenze.
Aveva delle premesse straordinarie ma il collasso è troppo potente, troppo distruttivo.
Fratelli che si sposano con sorelle, figlia piromane e psicopatica, bambini che muoiono di continuo (ma che portano a quella gelida e fantastica scena dell'esultanza della Moore, impressionante), tentativi di omicidi, omicidi, suicidi, pallottole che partono per sbaglio.
No, è troppo, troppo.
Cronemberg perde il senso della misura e arriva alla distruzione completa di una famiglia (metafora dell'intero star system) in tempi troppo rapidi, con modalità troppo esasperate, veloci e automatiche
Anche l'intreccio non funziona al massimo, qualche storia si evolve male o non si evolve al fatto, il richiamo ai fantasmi e al passato troppo opprimente. Le scene del fantasma della madre di Havana ad esempio sono troppe e troppo simili (secondo me le più deboli del film), i gesti violenti troppi e a volte quasi gratuiti.Questo è un film che un tantino asciugato, con meno cose e meno avvenimenti, un pò più ancorato alla realtà, sarebbe stato indimenticabile.
Ma c'è tantissima roba buona dentro.
Io ho trovato incredibile, forse la scena più forte, quella del padre che picchia la figlia, potentissima, quasi un horror.
Ma si arriva alla fine con la sensazione che manchi qualcosa nell'intreccio ma paradossalmente ci sia qualcosa di troppo nelle scene.
Resta comunque un film da vedere, imperdibile.
Uno di quei film che poi ci pensi sopra.
E ancora, e ancora.
( voto 7.5)

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