Al Cinema: recensione "Monsters University"

Creato il 27 agosto 2013 da Giuseppe Armellini
Dodici anni fa usciva quello che sarebbe diventato una delle vette d'animazione degli anni 2000, il formidabile Monster & Co, probabilmente uno dei cartoni più originali e con idee più folgoranti di sempre.
A tal proposito (originalità e idee) voglio qui ricordare un cartone recentissimo che purtroppo non riuscii a recensire, il meraviglioso Ralph Spaccatutto, sottovalutato come pochi ma capace letteralmente di stregarmi per genialità, potenza di sceneggiatura e profondità. Spero di recuperarlo e scriverne.
Insomma, dodici anni dopo (troppi, troppi, lo penalizzano) esce il prequel di Monster & co e sono due le sensazioni immediate di fine visione: la prima è che non si poteva far meglio, la seconda che questo meglio non poteva comunque mai raggiungere minimamente il livello dell'originale.
Quando hai un cartone, come il primo, che ha gran parte dei suoi punti di forza nella genialità di script e di idee (dai, non scherziamo, le porte che arrivano e fanno accedere nelle camerette, le urla, le bombole che si riempono, i mostri che hanno paura dei bambini, questa è STORIA dell'animazione) il capitolo due parte troppo svantaggiato, l'80% dell'originalità è precluso. Gli ideatori però hanno avuto la grande idea di non fare un seguito, con il rischio, davvero, di un copia-incolla del primo, ma di metter su un prequel che racconti la nascita dell'amicizia tra Mike e Sulley, l'inizio della rivalità con Randall (inizialmente timido studente nerd) e come Sulley sia diventato il re degli spaventi.
Ma, e qui sta il punto di forza di Monster University, il film racconta più che altro il sogno di Mike di diventare uno Spaventatore, non quello di Sulley. E avviene una cosa rarissima nel cinema americano, ci torneremo.
Il film è divertente (strepitosa la scena della centrifuga durante l'iniziazione), ricco di trovate ma sempre verticali, la sceneggiatura infatti procede orizzontalmente in maniera molto prevedibile, forse troppo, anche se l'ultimo quarto d'ora è davvero da favola.
E allora non resta che godersi le prevedibili 4 prove dell Olimpiadi dello spavento, sapere sin da subito chi le vincerà e bla bla bla. Molto carina la caratterizzazione della squadra di Mike, formidabile la prima prova delle Olimpiadi, quella dei riccioli tossici e, a mio parere, la terza, quella dei bimbi e/o teenager, a cui viene dedicato troppo poco spazio però.
Il solito, quando va male, buon Pixar che però nel finale raggiunge quasi i livelli dei suoi capolavori.
Prima la sfida finale e la sorprendente scoperta della truffa di Sulley, poi le bellissime scene nel camping, in particolare quelle nel dormitorio con le guardie, animazione magnifica e atmosfera horror migliore di alcuni film di genere, formidabile.
Poi quelle urla, lo scoppio e tutto quello che ne segue, con una scrittura per niente ammiccante o consolatoria, anzi. Stupendo il minuto finale della preside ad esempio, coerente con il proprio personaggio.
Ma, e torniamo a quello che accennavo su, la novità di Monster University sta altrove.
Mike non ha qualità per diventare Spaventatore.
Però ce la mette tutta, insegue il suo sogno, ci crede da morire e raggiunge il massimo che può fare.
Qualsiasi film americano avrebbe raccontato il raggiungimento del sogno di un ragazzo contro tutto (i propri limiti) e tutti. Qua no. E il messaggio un pò fa paura ed è molto coraggioso. Puoi far tutto, metterci cuore e impegno, inseguire un sogno mettendo dentro tutta la tua vita. Ma puoi non farcela. Perchè non è vero che tutti possono tutto. Monster University racconta la storia di un fallimento, e in un cartone americano questo è sorprendente. E poco importa se gli sceneggiatori avevano forse le mani legate (Mike nell'originale non è uno Spaventatore), potevano trovare mille altri modi per arrivare a quel punto.
Hanno trovato il migliore.
Il più umano.
( voto 7,5 )

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