Dovrebbe essere il pacchetto sulle depenalizzazioni il “piatto forte” del Consiglio dei ministri di oggi. In particolare, spiegano fonti parlamentari, tra le norme messe a punto dal ministero della Giustizia c’è quella sulla depenalizzazione della violazione dell’autorizzazione all’uso della cannabis a scopo terapeutico, reato che viene ‘derubricato’ ad amministrativo.
(terzobinario.it)
Arrivano oggi in Consiglio dei ministri misure di depenalizzazione che riguardano la cannabis: passano da illecito penale ad illecito amministrativo esclusivamente le violazioni delle regole compiute da soggetti autorizzati alla coltivazione della cannabis per uso terapeutico. La norma riguarda solo i soggetti già autorizzati a coltivare cannabis per uso terapeutico che violino le prescrizioni, comportamento che da illecito penale passa a illecito amministrativo. Per ora, quindi, fuori da questo quadro coltivare cannabis in grandi quantità resterà reato. In Parlamento esiste una proposta di legge, promossa dall’Intergruppo parlamentare in materia, per la depenalizzazione di modico uso della cannabis a scopo ricreativo.
Il provvedimento, all’esame del Cdm, rientra in un pacchetto più ampio di depenalizzazioni oggi all’esame del Cdm e che riguarda, tra l’altro, atti osceni, noleggio di materiale coperto da copyright, ma anche la guida senza patente: la prima volta che si è pizzicati, non sarà più reato. Oggi la sanzione prevista dal codice della strada va da 2.257 a 9.032 euro, ma la deve comminare un giudice dopo un processo. E spesso va tutto in fumo causa prescrizione.
Con le nuove regole, invece, per chi guida con la patente non in regola scatterebbero subito fermo e confisca amministrativa del mezzo, e una multa ben più salata: da 5mila a 30mila euro. Resta inoltre la sanzione penale in caso di recidiva. L’idea di fondo, quindi, è che il rischio di pagare somme molto più alte sia un deterrente più efficace del tribunale. E questa è la filosofia di tutto il pacchetto normativo, che punta a decongestionare i palazzi di giustizia, evitando vi finiscano procedimenti su condotte di scarso rilievo, con costi per Stato e pochi benefici.
Salvo novità, invece, il Cdm non esamina i decreti legislativi sulla riforma della pubblica amministrazione. I primi 10 Dlgs sembravano a un passo dal Consiglio, ma da quello che si apprende i testi non sono stati inseriti nell’ordine del giorno del pre Consiglio di oggi. Così come la riforma delle Bcc.