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Al Festival di Venezia “La nave dolce” di Daniele Vicari con Kledi Kadiu

Creato il 27 luglio 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

La nave dolce

Pubblicato il 27 luglio 2012 con Nessun Commento

Nella sezione “Fuori Concorso” della 69esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica a Venezia (29 agosto-8 settembre), nell’ambito di una serata speciale, sarà presentato il film di Daniele Vicari “La nave dolce”. Tra i protagonisti del film anche un volto molto noto dello spettacolo: Kledi Kadiu (nella foto sotto), ballerino e conduttore televisivo di “Progetti di Danza” su Rai 5.

 Al Festival di Venezia La nave dolce di Daniele Vicari con Kledi Kadiu    vetrina star news

“La nave dolce” di Vicari salpa l’8 agosto 1991.

In questo preciso giorno una nave albanese, carica di ventimila persone, giunge nel porto di Bari. La nave si chiama Vlora. A chi la guarda avvicinarsi appare come un formicaio brulicante, un groviglio indistinto di corpi aggrappati gli uni agli altri. Le operazioni di attracco sono difficili, qualcuno si butta in mare per raggiungere la terraferma a nuoto, molti urlano in coro “Italia, Italia” facendo il segno di vittoria con le dita…

Kledi Kadiu, oggi apprezzato professionista, nell’agosto del 1991, ha affrontato davvero una traversata dall’Albania alla volta dell’Italia. Lui stesso in numerose interviste ha raccontato le condizioni avverse del viaggio e le sensazioni provate durante la navigazione: la paura di essere schiacciato dalla calca di persone, la fame e la sete patiti, la paura mista alla speranza.

Queste emozioni -intrecciate con le vite di chi le ha provate sulla propria pelle- sono al centro della pellicola ideata e coprodotta da Apulia Film Commission con la Indigo Film e Rai cinema e firmata dal regista Daniele Vicari (nella foto sotto).

 Al Festival di Venezia La nave dolce di Daniele Vicari con Kledi Kadiu    vetrina star news

Siamo do fronte a un documentario che farà certamente molto discutere l’opinione pubblica, dal momento che è ricco di testimonianze e immagini originali dell’epoca.

“Come nel caso del film ‘Diaz’ – precisa il suo regista, Vicari – ‘La nave dolce’ è un lavoro che mi si è imposto e mi ha costretto a superare lo schema narrativo in tre atti, prendendo a prestito strutture più ampie dalla tragedia e dalla narrativa classica. I due film sono una sfida radicale ai miei limiti di narratore, devo ammetterlo. Sono due ‘mostri’ che mi hanno fatto soffrire e gioire come non mi era mai accaduto prima”.

Il regista Vicari ha spiegato: “Non volevo più sentire le parole “extracomunitari”, “profughi” ,“disperati” a favore delle parole “uomini”, “donne”, “bambini”. È grazie alle testimonianze dirette delle persone, anche degli italiani che accolsero e/o respinsero quei 20.000 albanesi, che è possibile fare il “contropelo” alla storiografia ufficiale, sempre troppo lineare e consequenziale per essere non dico vera, che sarebbe già molto, ma viva. Non è la ricerca di una verità purchessia; in un film più che la “verità”, io penso debba esserci la vita. Come penso dovrebbe esserci anche nei libri di storia. Quando in un libro di storia non trovo la vita ma solo l’ingegneria dei fatti, il mio interesse di lettore scema in fretta. Questo per me è centrale: rimettere la “filosofia” con i piedi per terra, altrimenti le vite individuali sono solo numeri e funzioni, i popoli soltanto masse indistinte e i fatti storici semplicemente accadimenti da analizzare”.

Angela Laurino


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