O tu che guidi ai solitari
lidi i passi incerti
dei sedentari esploratori,
al filo della trama oscura
alleghi il senso della vita,
in incantato agguato
impieghi il denso sogno.
Con strategia del ragno
lasci il segno e rendi
il bilioso dubbio
inabile all’oblio.
Tu in serpeggiante muta
l’indifferenza ingrassi
del ben rappresentato mondo
e l’evidenza d’edulcorato
cuore al sole scaldi.
Tu volgi al peggio
lo spirito del mondo,
in deformato specchio
lo rifletti e offri al falso
conio dei replicanti lieti.
Al vano orgoglio in vanto
cingi il capo, ma al solitario
che ti scruta mostri i denti,
del capro espiatorio gli imponi
le sembianze e in sacrificio
alla conservazione lo consacri.