Non è schizofrenia, se vi ricordate il post di ieri. L'estate è fatta di questi estremi: tra la calura diurna e il fresco delle colline, la sera. E' per cercare un po' di tregua che ci si arrampica verso l'alto, su un nastro d'asfalto che presto lascia il calderone della città per incontrare vigneti, coloniche che ti guardano da sopra, ville medicee e oliveti. Campagna.
Poi, d'improvviso, il bosco e tutto, ancora, cambia. La temperatura si fa dolce e sopportabile, l'umidità non è più appiccicosa di ossido di carbonio ma profuma di foglie ed erba.
Ci si distende: verso la tavolata già pronta, verso il tramonto fantastico, verso il prato. E il campetto di calcio. Due porte ed un pallone fanno la nostra gioia, dei pargoli e "di" pargoli. Anche desian sgambetta. E suda.
Poi chiacchiere rilassate e cibo.
E anche dietro la serata più innocua si nasconde qualche risorsa, se sono dei bambini che ti guidano. Perché a un certo punto ecco saltar fuori una squadra di cinque ragazzini, grandicelli. Cominciano guardandoti da lontano, mentre sgambetti tra i tuoi piccoli. Poi si fanno avanti: vogliamo giocare anche noi, vogliamo.
Giochiamo.
I ragazzini son ganzi, chiaramente semi-professionisti per l'età che hanno. Ce le danno di santa ragione e i pargoli, tutti e cinque quelli che ho attorno, non sanno più che pesci pigliare: la palla nemmeno la vedono più. Sono gol su gol, che subiamo.
Qualcuno comincia ad essere disperato (e piangerà tutta la sera, ben dopo la fine della partita), qualcun altro implora che l'adulto, io, prenda in mano la situazione e annichilisca gli avversari.
Avversari che peraltro sparano parolacce come fossero complimenti, millantano di "spezzare le gambe" e accampano mille scuse non appena perdono il pallone.
Insomma, ragazzini ben educati, pronti per una vita adulta da furbacchioni, da prepotenti. Vogliamo giocare, perché noi vinciamo.
Per fortuna, tra i pargoli c'è un piccolo saggio: "l'importante non è vincere ma divertirsi, giocare e imparare" cercava di consolare i suoi compagni. Inconsolabili, alcuni.
E, mi chiedo, piccoli lord educati a valori diversi e quindi perdenti?