Al Gps non si scappa

Creato il 26 gennaio 2011 da Rightrugby

Proseguiamo il nostro viaggio nella scienza o meglio nella tecnologia applicata allo sport. Abbiamo detto dei nuovi strumenti per l'analisi "pubblica" delle prestazioni individuali, una opportunità per rivelare quel che da tempo si fa nei club e nelle nazionali più avanzate, con tutti quei pc accesi in tribuna e nelle segrete stanze di manager e preparatori.
Un altro pezzo di tecnologia adottata è il Global Positionin g System - Gps. Non viene usato come navigatore per aiutare i giocatori a trovar la strada della meta, ma dallo staff in fase di preparazione dei campionati, per valutare i carichi di lavoro individuali, i chilometri fatti, le velocità, i consumi e quindi i tempi di recupero etc.
Pur non essendo l'uso del Gps una novità assoluta, la notiza è che i giocatori Crusaders indosseranno appositi trasmettitori Gps nella partita del prossimo weekend contro i Reds, in preparazione del Super15 ai nastri di partenza in febbraio.
Il coach della franchigia di Christchurch, Todd Blackadder (nella foto), usa questi strumenti per avere indicazioni al fine di gestire al meglio una stagione che si preannuncia molto impegnativa dal punto di vista fisico: il numero di partite crescerà del 30% e data la divisione in gruppi nazionali, molte saranno dei sentiti e duri derby. Va quindi posta più attenzione che mai al "conditioning" dei giocatori, da cui la necessità di raccoglier dati su quanto e a che velocità si muovono per il campo.
"In fase preparazione si lavorava di buon senso ma spesso si ignorava l'efficacia del lavoro fatto - troppo o troppo poco; ora credo che il Gps possa aiutarci con un po' di dati", ha dichiarato l'allenatore: "non tutti si rendono conto che alcuni giocatori fanno fino a otto chilometri a partita".
I Crusaders, uno dei club più titolati al mondo, ci credono davvero: hanno ufficialmente richiesto a SANZAR e IRB il permesso di usare i ricevitori Gps "a bordo" dei loro giocatori anche nel corso delle partite regolari del torneo.
Il contraltare dell'adozione estensiva della tecnologia per la rilevazione delle prestazioni e la conseguente "taratura" individuale dei programmi di preparazione è chiaro al coach neozelandese: non è detto piaccia ai giocatori. "Non ti puoi più nascondere. I ragazzi che simulavano un colpo per ricavarsi un attimo di sosta, si trovano con l'allenamento modificato, magari prolungato. Non c'è più tregua, ma grazie al cielo io non sono un giocatore".