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Al nipote di Fassino… date il gelato più piccino!

Da Aquilanonvedente

stupiditàMi spiace ricordarlo, però io l’avevo detto: manca poco alle elezioni, ma possiamo ancora perderle!

Non bastava aver fatto incazzare le bidelle. Ora ci siamo inimicati pure gli editor della Mondadori (che saranno in numero inferiore rispetto alle prime, ma per come siamo messi nelle cosiddette regioni “in bilico”, ci facevano comodo anche i loro voti).

L’antefatto.

Qualche giorno fa, durante una manifestazione elettorale del PD, ha preso la parola una signora, lavoratrice precaria, che ha detto: “Io mi sono stufata di vedere mogli di, figli di, fratelli di nei posti migliori. Io faccio nomi e cognomi: Giulia Ichino, a 23 anni, è stata assunta come editor della Mondadori. Della più grande casa editrice italiana, a soli 23 anni, mentre un mio amico, giornalista precario per un quotidiano di sinistra, resterà precario chissà fino a quando“. Pier Luigi Bersani, al termine del suo intervento, l’ha abbracciata.

Ora, io vorrei qui levare alta la mia esecrazione non soltanto nei confronti dei figli di, ma anche contro gli suoceri di, i nonni di e i nipoti di.

So per certo, per esempio, che quando lo suocero (o il suocero? boh…) di D’Alema va a fare il pieno con il SUV, il benzinaio gli sgrulla la pompa del serbatoio per cinque minuti nella bocchetta dell’auto, per fare scendere fino all’ultima goccia di carburante, mentre agli altri rimane mezzo litro di gasolio nel tubo.

E so anche che il nonno dela Camusso quando va a fare la spesa alla Coop con la badante, gli passano la tessera socio alla cassa per ben due volte, così si becca il doppio dei punti e arriva prima degli altri a prendere il set di pentole con rivestimento in pietra del Kurdistan, che cuociono i cibi anche senza accendere sotto il gas.

E, dulcis in fundo, ho saputo che al nipote di Fassino, quando va a comprare il gelato con la baby sitter, gli danno  sempre la parte di stracciatella dove ci sono più pezzi di cioccolato!

Non se ne può più di tutti questi figli di.

Siamo seri.

Non è che io voglia fare il nostalgico a tutti i costi, ma quando c’era il PCI e l’Unità (organo del suddetto partito, nonché quotidiano fondato da Antonio Gramsci) pubblicava gli interventi al Comitato Centrale, non è che si leggevano simili stupidaggini contro questo o quello. Non è che uno poteva salire sul palco (che dava un rilievo nazionale alle sue parole) e dire che il tal dei tali, da giovane, gli aveva fregato la fidanzata perché era un gran figlio di.

C’era più classe allora? Più autocontrollo? No, c’era un normale e comprensibile intervento censorio, perché se è (purtroppo) sacrosanta la famosa frase di Totò “La democrazia è la possibilità per ognuno di dire tutte le stupidaggini che vuole“, non è detto che questo principio debba poi tradursi in pratica a ogni piè sospinto.

Avrei anche potuto capire se la signora in questione avesse accusato Giulia Ichino di essere la editor di Bruno Vespa, oppure dei romanzi di Walter Veltroni, ma visto che non si è macchiata di tali crimini, la sua bordata mi è sembrata francamente eccessiva.

In un paese normale, forse questa polemicuccia da quattro soldi non avrebbe avuto spazio, anche perché questi metodi mi ricordano un po’ quelli squadristi. Io ci sono incappato diverse volte quando facevo politica: l’attacco personale, con tanto di nome e cognome del bersaglio, era un’abitudine in voga anche a livello comunale, fin da quando al posto di facebook e twitter c’erano i manifesti affissi ai muri.

Che poi tutti andrebbero misurati sul piano delle loro capacità, ben sapendo che non tutti partiamo sullo stesso piano. Ci sono le persone più fortunate, le persone più ricche, quelle più belle. E poi ci sono quelle capaci e quelle incapaci. E’ vero che la precarietà del lavoro (che poi si traduce in precarietà della vita) è una vera e propria piaga sociale, ma su questo il centrosinistra un modesto esame di coscienza dovrebbe anche farselo, per avervi a suo tempo aperto le porte, senza introdurre quelle garanzie sociali e quei controlli necessari per evitarne l’abuso.

Ora, non resta che chiedersi: quale sarà la prossima categoria che faremo incazzare? I produttori di bufaline di Frosinone? Le casalinghe di Voghera? Gli amministratori di condominio?

P.S.: vista la giornata, questa mi sembra proprio la canzone adatta.



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