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Al parco col marmocchio: la fauna femminile

Da Robedamamma @robedamamma


E dunque c’eravamo lasciati tempo fa con l’analisi della fauna maschile che popola parchi e parchetti in città. E che, non ne vogliamo parlare di quella femminile? Armata di taccuino, registratore e fotocamera ho condotto uno studio approfondito in materia e vi espongo, in sintesi, le principali macrocategorie osservate.

  • La mamma anni ’50
Rimasta intrappolata nel nostro secolo per puro errore, conosce una sola maniera di fare la mamma: quella totalizzante. Nata per concepire, dare alla luce e crescere, a ciclo continuo, si reca al parchetto con l’intera combriccola composta da un minimo di tre (ed un massimo di n al quadrato) marmocchi con le ginocchia sbucciate, il moccolo a vista e i vestiti rigorosamente uguali (che ha cucito a mano ricavandoli dalle tende della sala). Come le mamme di un tempo, quelle pre ’68, bada ai figli, al marito e alla casa senza soste né lamentele. In fondo è nata per questo. Lei i manuali non li legge, ma se tra una gravidanza e l’altra trovasse il tempo di scriverne uno, il mondo sarebbe di certo un posto migliore. Perchè lei tutto sa. E quand’anche non sapesse, l’istinto la guiderebbe comunque nella giusta direzione. Qui non si tratta di esperienza maturata nel tempo, ma di una vera e propria predisposizione congenita. Come a dire, le mamme anni ’50 così ci nascono proprio. Nella sua borsa puoi trovare il necessario per la sopravvivenza di un intero paese, perché il dopo guerra non l’ha mai vissuto, ma se dovesse capitarle saprebbe di certo come affrontarlo. Al parchetto ci viene solo dopo aver preparato la cena: dalla parmigiana al polpettone, dalle lasagne al coniglio in umido, con tutte le varianti del caso. Che a sentirla annunciare il menu, tu, che di lì a poco scongelerai un quattro salti in padella di gruppo, ti senti già sconfitta in partenza.
    •  La mamma in carriera

Al parco col marmocchio: la fauna femminile

    Maniaca del lavoro, vorrebbe gestire la famiglia così come gestisce la carriera: programmando, scadenziando e avvalendosi di un team di validi collaboratori.

Lei ha partorito alle 00:00 del giorno indicato come termine; se così non fosse stato, avrebbe scatenato il finimondo, perchè odia gli imprevisti e chi non rispetta le tabelle di marcia e non avrebbe mai tollerato di mettere al mondo un ritardatario.

Di bambini non ci capisce molto, in compenso si dice in giro che l’indice Mibtel l’abbia inventato lei. Al parchetto non ci va quasi mai perchè c’è chi, stipendiato, ci va al posto suo. Se però ti capitasse di incontrarla, lei è quella che spinge il marmocchio sull’altalena mentre con l’auricolare bluetooth sta in conference call con Kathmandu.

  • La mamma che sa-non sa-chi lo sa?

Altresì detta “mamma a spanne”, vanta un record assoluto nel dimenticare sistematicamente, e a rotazione, almeno uno dei generi necessari alla sopravvivenza marmocchia.

Da quando è diventata mamma ha sperimentato uan vasta gamma di situazioni limite tipo pupo integralmente coperto di cacca e zero pannolini, gita nelle mangrovie senza spray antizanzare e un numero indistinto di attività senza salviettine-bavaglino-seggiolino-passeggino a scelta.

Lei non sa. Ma quand’anche sapesse, sarebbe comunque incapace di agire sopraffatta da dubbi, angosce e la cieca convinzione che tanto in ogni caso sbaglierà.

Brancola nel buio dal dì del parto, e anzi ancor prima da quello del test. Ha letto tutti i manuali e gli anti-manuali sulla gravidanza, il parto e i primi anni col marmocchio, senza per questo saperne di più.

Impacciata, perennemente in difficoltà, passa il suo tempo al parchetto con un unico obiettivo: mascherare la sua incapacità davanti alle altre mamme, non riuscendoci, peraltro, quasi mai.

Inutile dire chi sia il presidente onorario del club !

 


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