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Al-Qaeda e il kebabbaro: criminalizzare oggi per reprimere domani

Creato il 12 luglio 2013 da Pietro Acquistapace

Il terrorismo islamico. Falsità e mistificazione di Carlo Corbucci è un libro eccessivo, a cominciare dal titolo. Come profetizza lo stesso autore pochi leggeranno questo volume immenso, circa  1700 pagine, pieno di errori di battitura dovuti alle condizioni di realizzazione; ma nonostante tutto ciò quest’opera enciclopedica è fondamentale. E dovrebbe essere letta, anche mettendoci parecchio tempo.

Carlo Corbucci è un avvocato che si è occupato di terrorismo islamico, assumendo la difesa degli imputati nell’80% dei processi di questo tipo svoltisi in Italia (il libro è del 2012). E che l’autore sia un legale si capisce già dal sottotitolo: all’esito dei casi giudiziari, delle risultanze oggettive e delle indagini geo-politiche, storiche e sociologiche. Insomma, le premesse per stare lontani da questo libro ci sono tutte, ma allora perché affrontare l’impresa?

Perché proprio la professione di Corbucci permette di guardare dall’interno una realtà che, senza l’attenzione al dettaglio e la capacità di “scavo” di un avvocato, semberebbe surreale. Dalle pagine di questo volume si delinea infatti l’esistenza di un vero e proprio metodo per la creazione del terrorista islamico: dalle veline dei servizi stranieri che dettano linee di condotta, alla falsificazione di intercettazioni, dalla riforma dei reati associativi presenti nel codice penale, alla costruzione a tavolino di prove a carico. Un libro assolutamente lontano dal quotidiano comune ma allo stesso tempo così vicino. Corbucci smonta questo sistema implacabilmente, con l’approcio logico dato dalla sua professione; quasi cinicamente.

Ma l’autore cinico non è, ed infatti lo sgomento per le sue stesse scoperte traspare. Forse proprio i commenti più personali di Corbucci (che egli sempre correttamente distingue dai fatti processuali) sono il lato più debole del libro, le convizioni dell’autore rischiano infatti che il contenuto dell’opera venga respinto e bollato banalmente come “teoria del complotto”. Ma siamo ben lontani da tesi non dimostrabili: Corbucci nelle sue 1700 pagine sommerge il lettore di dati, fatti, nomi e situazioni, arrivando a mostrare un disegno comune dietro ai processi contro il “terrorismo islamico” in Italia (e non solo). Processi le cui sentenze possono condannare gli imputati ad anni ed anni di carcere.

Ma quello che ancora più forte emerge dalle pagine di questo libro è come il meccanismo oggi applicato agli islamici, possa essere un domani utilizzato contro il nemico di turno. La sconvolgente verità è che di fatto viviamo in un mondo dove vengono usate logiche militari in tempo di pace, dove il non bere alcolici di un musulmano è prova del suo fondamentalismo e se invece li beve è prova del suo mimetizzarsi, quindi… del suo fondamentalismo, ma gli esempi sarebbero infiniti. Dal libro di Corbucci esce un futuro cupo, dove in nome della “sicurezza” si passa sopra a diritti e dignità, dove la condanna fatta dai media conta più di un’assoluzione in sede giudiziaria.

L’umanità degli imputati presentati da Corbucci non è tuttavia esente da colpe: insieme ad immigrati assolutamente onesti ci sono alcuni spacciatori, tanti falsari, e persone dai lavori indefinibili; ma proprio nella sproporzione tra pena e reato (quando un reato c’è) risiede una delle mostruosità nelle vicende prese in esame. Un sistema, quello tratteggiato dall’autore, facilitato dalla difficoltà di integrazione tra culture diverse, questione vecchia di secoli ma che oggi, a causa della globalità dell’informazione, è assolutamente più ardua. Una volta lo straniero era uno straniero, oggi uno straniero rappresenta le paure propagandate da tv e giornali, che spersonalizzano l’immigrato dandogli un ruolo, non importando la singola storia personale: in tempo di guerra non si bada a sottigliezze, in nome di fini superiori.

Ma domani il nemico di turno potrebbe cambiare….


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