Al QUORUM NON SI COMANDA…

Creato il 13 giugno 2011 da Quattroparole

Dal responso dei referendum e dall’alta affluenza alle ultime elezioni comunali è emerso che gli italiani non vogliono rimanere in silenzio e quando vengono stimolati su certi argomenti non rimangono indifferenti e danno una loro opinione. Il referendum è uno strumento democratico, molto più delle elezioni. Con le elezioni, infatti, le elettrici e gli elettori scelgono per quale partito votare. I partiti decidono, preventivamente, la lista di coloro che dovranno andare in Parlamento. Quando i rappresentati di ogni partito saranno in Parlamento, decideranno cosa fare e cosa non fare. Con i referendum, invece, le elettrici e gli elettori decidono in prima persona, ognuno per proprio conto, cosa fare e cosa non fare: hanno così la possibilità di esprimersi direttamente, non attraverso un politico che li rappresenta.

Non credo sia il caso di soffermarsi su quanto siano stati importanti i referendum sul divorzio, sull’aborto, sul finanziamento pubblico ai partiti e, da ultimo, quello sulle centrali nucleari, nel 1986. Venticinque anni fa le italiane e gli italiani votarono contro la costruzione delle centrali nucleari in Italia. Il disastro della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, fu una lezione universale. Infatti era il caso di lasciare tutto invariato senza stimolare la popolazione a ritornare a confermare la volontà già espressa.

La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso della società non è mai stata così grande. Tutto questo deve cambiare e i primi a capirlo devono essere proprio i politici: destra, sinistra, rossi gialli o blu che siano. La politica deve tornare a parlare con i cittadini e aprire le porte dei partiti per ascoltare la volontà dei cittadini, solo in questo modo si può capire i veri bisogni senza dover andare a chiedere a posteriori un loro parere attraverso un voto SI – NO ad una determinata legge.

Direi che definire la popolazione italiana poco interessata alla politica e alla vita amministrativa è completamente sbagliato. E’ giusto coinvolgerla e dal risultato saltato fuori dalle urne referendarie si può notare che gli italiani amano profondamente la politica. Eppure la politica, da ormai molto tempo, ha tradito gli italiani. Non ha corrisposto alle loro attese di modernizzazione, di rilancio dell’autorità statale, di nuova protezione sociale, di promozione del merito, di amore per l’etica pubblica, di difesa dei valori della comunità nazionale. In sostanza, la politica ha tradito se stessa: rinunciando a lavorare per il bene comune che dovrebbe invece essere l’unica sua vera missione.

Il voto di questo referendum non era Pro o Contro il Governo Berlusconi, chi pensa il contrario è il solito illuso che gioca con le sorti del proprio Paese. Questo richiamo alle urne (accettato anche dagli elettori del centro-destra) deve esser interpretato con un urlo di protesta in grado di far comprendere a chi è tenuto a rappresentarci che non siamo disposti ad accettare compromessi, ma vogliamo vedere i fatti e siamo stufi delle solite chiacchiere da bar.

Viva la democrazia, Viva l’Italia

Domenico Ascone

Direttore di 4 parole…


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