Al tempo caliginoso di Bruno Roghi

Creato il 27 dicembre 2013 da Calcioromantico @CalcioRomantico

E il football iniziò a chiamarsi calcio - 1° puntata

“Al tempo caliginoso in cui i giostratori inglesi si cacciavano l’un l’altro gonfio l’animo di collera attraverso i campi e i corsi d’acqua strumento di battaglia cruenta una palla, i giostratori fiorentini, tra le ali degli sbandieratori e gli squilli dei trombetti, echeggiando le rime del Poliziano e del Magnifico, chiedevano alla palla a vento l’ispirazione della destrezza e della grazia, la testimonianza della poesia e della prodezza.”

Piazza del giglio, Firenze: targa che invita a non praticare il calcio fiorentino (da wikipedia.it)

Il direttore della Gazzetta dello Sport Bruno Roghi chiude così “Sulle origini del calcio”, un pezzo che impreziosisce la Parte Prima dell’Enciclopedia Illustrata del calcio italiano dell’anno XVII dell’era fascista (detto anche 1939).
Firma autorevole, prosa mirabolante ma bufala pazzesca. Infatti, pur essendo vero che nella Londra del XIV secolo i vari Edoardo II, Edoardo III ed Enrico V ingaggiarono una lotta contro il foot-ball, perché gioco frivolo e violento, e provarono a proibirne la diffusione,[1] gli incontri di calcio che andavano in scena due secoli dopo a Firenze non erano sicuramente assimilabili a certami di poesia e i nobili giostratori fiorentini non echeggiavano le rime di Lorenzo il Magnifico dandosele di santa ragione in Piazza Santa Croce. Del resto, oltre al declino dei Medici, furono proprio i divieti per motivi di ordine pubblico a limitare prima la pratica e poi a far sparire del tutto il calcio da Firenze. Tanto che, a partire dagli ultimi anni del XIX secolo, il calcio fiorentino sarà solo un gioco in costume da tirar fuori in particolari occasioni.[2]

Da un giornalista embedded come Roghi e da una Enciclopedia, in cui spesso compaiono foto del duce e di bei bronzi che lo ritraggono, non ci si può certo attendere una ricerca storica e un’analisi obiettiva di un fenomeno sociale come il calcio su cui il regime ha costruito molta della sua popolarità. Se poi aggiungiamo che l’Italia calcistica ha vinto gli ultimi due Mondiali, la recente Olimpiade di Berlino e due Coppe Internazionali e che l’Italia fascista sta per scendere in guerra contro la perfida Albione, allora la possibilità che il pezzo del 1939 di Roghi dia a Cesare ciò che è di Cesare e al football ciò che è degli inglesi diventa infinitesimale.
Con ferrea logica fascista Roghi mostra infatti che se l’Italia nel calcio ha raggiunto nell’ultimo decennio vette mai raggiunte prima, allora vuol dire che “le origini del gioco del calcio moderno sono chiaramente, indiscutibilmente nostrane” e che “Roma, eterna anche in questo gioco, ha dettato la regola al mondo”.

Al di là dell’indiscutibile fascino che reca con sé questa prosa pomposa fino all’inverosimile, un qualcosa di vero c’è: il “calcio” è davvero italiano. Non nel senso dell’invenzione del gioco, nel senso dell’invenzione della parola.
Non resta, quindi, che mettersi comodi, analizzare la storia millenaria dei giochi con la palla, narrare della nascita dello sport football,  raccontare del suo arrivo in Italia e, infine, spiegare come è rinata la parola calcio.

2° puntata: Un passatempo buono per qualsiasi epoca

federico

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[1] Edoardo II nel 1314 proibisce il gioco nei luoghi pubblici per il fastidio che esso reca [...there is great noise in the city caused by hustling over large balls from which many evils may arise which God forbid; we command and forbid, on behalf of the King, on pain of imprisonment, such game to be used in the city in the future]
Edoardo III nel 1363 ordina che ogni uomo abile e in salute della città di Londra usi arco e frecce nel suo tempo libero e proibisce “con la pena della prigione il darsi al football, al lancio di pietre, allo scagliare con catapulte legno e ferro e a tutti i giochi frivoli”. Il divieto riguarda
all places in your country, liberties or no liberties.
In seguito anche Enrico IV (1399-1413) ed Enrico V (1413-1422) pubblicano bandi contro i
football game
[2] In diversi punti di Firenze ci sono lapidi murate in cui è riportato il divieto di praticare il calcio fiorentino. La prima rievocazione storica è del 28 aprile 1898, la successiva sarà del 1930, con il fascismo già al potere da otto anni.


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