Al tempo dei nonni: il maso al Sudtirolo, l'emigrazione al Trentino

Creato il 27 agosto 2014 da Cipputi
Südtirol e Welschtirol, non è solo questione di lingua, sono proprio due diverse strutture sociali.

Trentini in esubero, uomini e donne che De Bertolini si sforzava di non vedere.La grande migrazione del secondo Ottocento proseguì fino agli anni Trenta, efu una realtà che dispiacque al regime fascista come prima era dispiaciuta al-l'Impero Austroungarico. Una realtà imbarazzante ma radicata nel tessuto so-
cio-economico locale, debole di fronte alle crisi agricole e per tradizione, nota
anche ai funzionari di Maria Teresa e Giuseppe II°, refrattario ai cambiamenti.
Oggi sia il Trentino che il Sudtirolo vantano economie prospere e il maso chiuso
è sopravvissuto ai prefetti napoleonici e all'industrializzazione fascista.

La seconda guerra mondiale aveva bloccato il grande flusso migratorio verso le Americhe quando il prefetto di nomina nazista Adolfo De Bertolini sproloquiava, nel 1941, in materia di tradizioni e virtù trentine: "la diligenza, il risparmio, la sobrietà di successive generazioni sono arrivate a possedere tanta terra quanta possono lavorare le braccia dei suoi componenti".

In epoca imperiale il "Tirolo storico" austriaco era una grande regione alpinaamministrativamente divisa in quattro parti che qui vediamo celebrate in unasingolare installazione contemporanea.Da sinistra: Welschtirol (Trentino), Südtirol (Alto Adige), Nordtirol e Osttirol.Da notare che storicamente il termine "Südtirol" venne alternativamente riferitosia al Trentino (più spesso indicato come "Welschtirol" o anche "Südwelsch-tirol") che all'Alto Adige (ed è ciò che accade oggi). Attualmente il termine"Südtirol" indica il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano (dal Brenneroa Salorno); per Claudio Magris, studioso germanista, l'impiego attuale deltermine "Südtirol" è d'uso recente, l'uso ufficiale risalirebbe solo al 1839.

Bisogna dire che la sua era un'affermazione in secco contrasto prima di tutto con la storia e poi con la realtà dei fatti.
Gli argomenti del trentino De Bertolini, infatti, si adattavano perfettamente all'istituzione del maso chiuso sudtirolese, ma non certo alla realtà trentina, dove la frammentazione della proprietà agricola tra i numerosi eredi condannava ciascuno di loro alla povertà e alla emigrazione nel giro di qualche generazione.
Uno stato di cose bene noto alle amministrazioni che si erano succedute sotto l'Impero Austro-ungarico e sotto il Regno d'Italia. Finita la WW2, l'emigrazione trentina proseguì per tutti gli anni Cinquanta, alla volta di Francia, Belgio, Svizzera.
Non così per il Sudtirolo, dove l'istituzione del maso chiuso, così estranea alla nostra mentalità, aveva salvaguardato la piccola proprietà agricola di montagna.
Oggi l'economia dei masi è uno sgabello che si regge su tre gambe: agricoltura, turismo, secondo lavoro in valle.
Il (largo) sostegno pubblico prolungatosi negli anni è stato capitalizzato e, scongiurato l'abbandono delle terre alte, il Bauer, il contadino di montagna, è oggi da annoverare fra i benestanti.

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