Le stime del Pil sono state riviste al ribasso, l’economia sembra aver subito una brusca frenata, il commissario alla spending review Cottarelli ha sventolato bandiera bianca davanti all’impossibilità di ridurre la pressione fiscale. Si aggiunge una gran quantità di promesse con cui Renzi aveva cominciato il suo mandato e che ora sembrano impossibili da mantenere. Tutto ciò potrebbe risolversi in un grosse problema per il governo, tanto più se si tiene conto che il premier ci ha messo la faccia.
Le conseguenze di questa difficile contingenza economica saranno certamente la mancata estensione del bonus di 80 euro a pensionati e partite iva e l’obbligo del governo a lavorare duramente tutto il mese di agosto.
L’ultima tegola per Renzi arriva dalla mancata approvazione da parte della Ragioneria generale delle norme del decreto-Madia che prevedevano il via libera al pensionamento di 4.000 insegnanti con le norme di “quota 96″ e l’abbassamento dell’età pensionabile per i docenti universitari da 70 a 68 anni. Si tratta di operazioni che avrebbero richiesto un costo che in questo momento non possiamo sostenere (qualche centinaio di milioni, si stima), come Cottarelli aveva fatto notare.
Perciò ora il Governo proverà con un nuovo piano a fermare l’emorragia e garantire la sicurezza dei conti pubblici. Secondo una prima valutazione servirà una manovra da 20 miliardi: 7-10 miliardi per il rinnovo del bonus Irpef da 80 euro per il 2015; 4 miliardi di tagli alle spese previsti per il 2015 dal Governo-Letta, in mancanza dei quali entrerà in funzione la clausola di salvaguardia con relativo taglio lineare delle agevolazioni fiscali; 2-3 miliardi saranno necessari per proseguire nella correzione del deficit. Vanno aggiunti 4 miliardi di spese necessarie relative a Cig, 5 per mille e missioni militari, per una cifra totale non inferiore ai 20 miliardi di euro appunto.
Quanto al contenuto specifico di questa manovra sembra che il Governo intenda ottenere i primi 3 miliardi dalla minor spesa di interessi conseguente alla probabile riduzione dello spread. La seconda mossa, che darebbe un paio di miliardi, riguarda la contabilizzazione del buon gettito dell’Iva che arriva dalle ristrutturazioni ecologiche delle abitazioni per le quali si stima un giro d’affari di 20 miliardi per il 2015. Quello che resta verrebbe dalla spending review: difficile immaginare che dalla stessa possano ricavarsi i 16 miliardi auspicati da Renzi senza intaccare sanità e pensioni.
Inoltre il Presidente del Consiglio avrà il duro compito nei prossimi mesi di tenere a bada l’Europa, provando a far salite il rapporto deficit-Pil per il 2015 al 2,3%. Qualora se ne verificassero le condizioni Renzi potrebbe puntare anche più in alto, arrivando ad una percentuale maggiore, comunque non superiore al 3%.