In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte.
Gli capita di tutto a Fausto e Nadine, spesso sorge il dubbio che sia proprio la loro unione a scatenare le maledizioni da cui vengono colpiti, come se dietro alla relazione solida che li unisce ci fossero quei guardiani del destino che impedivano a Matt Damon di frequentare Emily Blunt nell'omonimo film di fantascienza. Purtroppo però non è così. Dietro di loro c'è altro, non la fantascienza, ma la realtà. Il Fausto di Elio Germano - italiano migrato a Parigi - infatti sente il bisogno perpetuo di non accontentarsi, di pareggiare la fortuna in amore a quella lavorativa, riscattando le origini che lo vedono nullatenente e progettando un futuro azzurro e felice con la sua donna. E' un bravo ragazzo Fausto, un po' fumantino quando perde la calma, eppure attaccatissimo ai valori fondamentali, che rispetta, nonostante il ritratto violento, riservatogli all'inizio, spinga ognuno di noi a pensare il contrario. Bravo, si, ma di quelli che agiscono per il bene personale (e di chi amano) in punta di piedi, che credono che il mondo giri tutto come fa la loro testa, inconsapevoli che, invece, intorno, è presente pure una fetta di gente che sa accontentarsi, rimanendo distantissima dall'apice e lo stesso col sorriso a trentadue denti. Eccolo il vuoto da colmare allora, quello che genera il caos sul suo amore perfetto: la scalata verso quello stipendio da cinquemila euro al mese che lui sente di dover conquistare ad ogni costo, marcando stretto un lusso che ogni volta lo punisce a bastonate non appena si sente, da lui, sfiorato o toccato.
Perché certi amori sono unici, insuperabili e indivisibili - per tornare a Venditti - sopravvivono a loro stessi, a ciò che gli sbatte addosso e a qualunque avversità che li vorrebbe distruggere o separare. Un amore come quello di Fausto e Nadine è destinato ad esser raccontato, a rimanere congiunto, magari lo vedremo ingolfarsi, prendersi una pausa e ripartire, ma mai interrompersi in eterno, mai evaporare in qualcos'altro o, peggio ancora, nel nulla.
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