Al Bano, il leone, firma la resa
«Ylenia è morta vent’anni fa»
Marco MangiarottiMILANODICHIARAZIONE di morte presunta di Ylenia Carrisi, scomparsa a New Orleans, Usa, il 31 dicembre 1994. La voce di Al Bano si incrina. «Non avrei mai voluto farlo, ho aspettato dieci anni oltre i termini di legge. E siamo a venti. Mi hanno convinto per mettere le carte in regola». Al Bano lo ha chiesto al Tribunale di Brindisi, con l’avvocato Sandro Caforio, e l’ufficio giudiziario ne ha ordinato la pubblicazione su alcuni giornali perché chiunque abbia delle informazioni sulla scomparsa di Ylenia ne dia notizia. Entro sei mesi.Perché si è deciso a presentare istanza al tribunale?
«È un atto dovuto, dopo dieci anni dalla scomparsa. Non avrei mai voluto farlo, perché un lumicino di speranza un padre lo deve avere. Mi hanno convinto per ragioni tecniche: ho 70 anni, se dovrò morire lascerò le carte a posto ai miei figli».
Quando si è arreso?
«Non mi sono mai arreso. So come è andata non per cose raccontate, sono stato in prima linea al fianco della polizia americana e speranze concrete non ne ho avute più».
Quando ne ha avuto la certezza?
«Dopo un mese di ricerche, notte e giorno, al fianco del capo della Polizia di New Orleans. Abbiamo setacciato tutta la città e i dintorni. Alla fine ho capito tutto».
Quale è la verità?
«Quella del guardiano del molo...». (si interrompe)
Che ha dichiarato di aver visto una giovane donna buttarsi nel fiume?
«Sì».
Come ha fatto a vivere questi ultimi venti anni con questo macigno nel cuore?
«Lascia un’ultima speranza a un padre. Da essere umano. Ma la verità la sapevo».
La scomparsa di Ylenia l’ha anche allontanato da Romina. Avete presentato istanza insieme?
«Non ne ho parlato con Romina. Mi sono informato e mi hanno detto che, da divorziati, la poteva presentare anche un solo genitore. (pausa) Dove ha letto la notizia? In tv? Io oggi non ho visto niente...».
Questo passaggio pubblico rinnova il dolore.
«Mi hanno dato fastidio le solite insinuazioni cretine, inutili e acide. La gente vuole sempre mettere il dito nella piaga, nuove pagine di martirio. Non capisco tutto questo clamore mediatico. Questo è un Paese che non ti permette neanche di tenere il dolore per te stesso. Questo è uno Stato che non ti concede neanche quello che ti è dovuto. Lo trovo assurdo. Ingiusto».
Non avevi altra scelta?
«È un prezzo che devono pagare tutti in questi casi. Un padre non vorrebbe fare mai una cosa simile. Ho aspettato venti anni per questo pezzo di carta assurdo. Mi hanno fatto capire i problemi legali a cui saremmo andati incontro, in un momento di lucidità ho detto: facciamolo e buonanotte!».
Hai spento l’ultima fiammella?
«Subito ho capito. Ma il mio cuore mi diceva che invece non l’avrei accettato fino in fondo. Mai».
Prima di salutare («Ci vediamo a Sanremo»), ripete: «Morte presunta. Ricordatelo! Se mia figlia si ripresenta quella dichiarazione è carta straccia».
Ylenia Carrisi avrebbe oggi 43 anni. Nell’avviso del Tribunale è indicata la data di nascita, la data e il luogo della scomparsa e l’ultima residenza, in contrada Bosco a Cellino: «Con invito a chiunque abbia notizie a farle pervenire al Tribunale entro sei mesi dall’ultima pubblicazione». Al Bano ne avrebbe fatto volentieri a meno. Il diario di quel terribile mese nei bassifondi New Orleans vale più di qualsiasi testimonianza postuma. «L’ho capito subito». È un singhiozzo, un urlo silenzioso. Un ruggito lontano che raggela.
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