Mercoledì 22 Dicembre 2010 09:02
Anche se tutti ritengono si tratti di una antichissima tradizione delle nostre terre, l'abete natalizio è comparso solo alla fine dell'Ottocento in Italia, e ha iniziato a diffondersi assieme ai prodotti del consumo di massa.
Negli ultimi anni si sono poi diffusi gli "alberi ecologici" in plastica colorata, ma come tutti gli oggetti in plastica, non sono molto ecologici, specie quando vengono abbandonati in strada dopo una settimana di utilizzo (peggio ancora se la plastica non è riciclabile).
Anche l'albero vivo può rappresentare qualche problema. Per esempio, che farne dopo le feste? Portare un albero nel clima caldo e secco di un appartamento riscaldato gli procura senza dubbio un trauma cui non molte piante resistono. Se l'albero sopravvive, non sempre è una buona idea quella di piantarlo in giardino o, peggio, nel vicino bosco. L'abete rosso, che è il più utilizzato a Natale, è adatto alle zone montane dell'arco alpino, ma nelle regioni più meridionali può essere addirittura nocivo, come ogni specie aliena. Meglio allora cercare in vivaio un corbezzolo, un viburno, un leccio o un alloro, che possono essere piantati nella regione senza danno. Anche se l'abete è una tradizione germanica, riti legati agli alberi e al rinnovo della vita si svolgevano anticamente anche nelle regioni mediterranee, impiegando però specie locali. Un abete natalizio, in una regione litoranea, può essere solo destinato al compostaggio, e non al cassonetto.
In ogni caso, l'albero deve sempre venire da un vivaio, in grado di garantire che la pianta non sia stata sradicata nei boschi. Infatti è più difficile verificare se l'albero provenga da sfoltimenti autorizzati, in questo caso fa fede la certificazione Forest Stewardship Council. Purtroppo molte piante (anche senza radici) sono importate dall'est europeo e dalla regione balcanica, dove i tagli illegali sono ancora frequenti.
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