Alberto cova, leggenda dei 10.000 metri

Creato il 01 dicembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Nicola Pucci

La mia adolescenza sportiva è stata marcata dal culto di tre leggende che hanno fatto la storia dell’atletica e non solo. Pietro Mennea, la freccia del Sud ahimè troppo presto salita in cielo a fianco degli dei, quel grande esempio di donna e campionessa di Sara Simeoni, Alberto Cova il ragioniere con il pallino dei 10.000 metri.

Alberto Cova trionfa ai Mondiali di Helsinki 1983 – da thegreatdistancerunners.de

Già, Alberto Cova. Ho ancora nelle orecchie la voce che vibra dall’eccitazione di un altro a cui ho voluto bene, Paolo Rosi il telecronista, “Cova, Cova, Cova, Cova, Covaaaaa“. E’ la gara dei 10.000 metri ai primi Campionati del Mondo di atletica leggera, Helsinki 1983; ne son passati tanti di anni ma le emozioni così come i ricordi hanno la trasparenza del cristallo.

Perchè di cristallo era il talento di questo ragazzo dal baffo da ragioniere, e ragioniere lo era per davvero, nato in provincia di Como, a Inverigo, il 1 dicembre 1958, segnalatosi in gioventù col titolo di campione italiano juniores dei 5.000 metri, forgiato nel carattere, nella tecnica e nell’acume tattico – da ragioniere appunto – dal suo mentore Giorgio Rondelli, catapultato nel firmamento dei campioni dal primo, grande successo conseguito agli Europei di Atene 1982. Cova vince con quello che diventerà il suo marchio di fabbrica, l’irresistibile spunto in volata, battendo il tedesco orientale Schildhauer e il finnico Vainio, due formidabili avversari che per qualche anno ancora vedranno i loro sogni infranti dalla falcata bruciante del nostro.

27 minuti 41secondi 03centesimi dice il cronometro, e la proclamazione a campione segna l’inizio di un triennio senza eguali. Cova per l’anno 1983, appunto Helsinki per la prima kermesse mondiale, si presenta non più come outsider semisconosciuto bensì come l’uomo nuovo del mezzofondo internazionale. E la gara è tra le più belle e appassionanti della storia, lenta nel suo sviluppo – il vincitore chiuderà in 28minuti 01secondi 04centesimi -, folgorante nel suo epilogo con l’azzurro che entra sul rettilineo finale in quinta posizione, avvia la rimonta, recupera chi lo precede, taglia il traguardo a braccia alzate e scatena il tripudio nazionale. Il sottoscritto piange di gioia, gli avversari per l’occasione mancata. I battuti? Manco a dirlo, Schildhauer, l’altro teutonico Kunze, Vainio, l’uomo della Tanzania Shahanga.

Los Angeles 1984 – da italymagazine.com

Da uomo nuovo a uomo forte il passo è breve. Los Angeles a cinque cerchi olimpici, 1984, non vede alla partenza i tedeschi dell’est fermati dal demenziale boicottaggio che già quattro anni prima ha privato Mosca dei grandi interpreti dello sport americano, e Cova completa il trittico vincente annicchilendo il solito Vainio  – che verrà poi squalificato per postività all’antidoping -, staccato all’ultima curva. 27minuti 47secondi 54centesimi, e l’olimpo dei più grandi dello sport accoglie Alberto.

Cova l’imbattibile termina qui. Due anni dopo, 1986, agli Europei di Stoccarda è secondo su un podio tutto azzurro con Mei e Antibo pronti a raccoglierne il testimone ma la parabola discendente è già iniziata. Poco importa. Quell’Italia che vince, convince e strappa il cuore non c’è più, il mondo è cambiato, l’atletica è cambiata, il mezzofondo è cambiato ma quel che resta, eterno ed immortale, è il nome di Cova che ha scritto una delle pagine più belle e trionfali dello sport tricolore. Grazie Alberto.

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