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Alberto ed Elisabetta del Belgio in un articolo di Gennaro Messina

Creato il 24 settembre 2010 da Marinam

Alberto&Elisabetta

ALBERTO I DEL BELGIO ED ELISABETTA DI WITTELSBACH: LETTERE DI UN AMORE

L’immagine che gli storici hanno dato di Alberto I del Belgio è quella di un uomo timido e riservato, convinto di non essere preparato all’importante ruolo inaspettatamente affidatogli, tanto da arrivare ad affermare che suo fratello Baldovino “[…] avrebbe fatto tutto meglio [...]”. Nonostante questa sua introversione, l’allora futuro re dei Belgi non esitò a dichiarare il suo amore ad Elisabetta di Wittelsbach durante una romantica passeggiata nel bosco di Fontainebleau. Era il 30 maggio 1900 quando i due ufficializzarono il fidanzamento, appena tre anni dopo il loro primo incontro a Parigi in occasione del funerale di Sofia Carlotta di Baviera duchessa di Alençon, zia paterna di Elisabetta.

Fino al 2 ottobre 1900, giorno del matrimonio, i due saranno protagonisti di una fitta corrispondenza che sopperirà ai pochi incontri e che continuerà anche dopo le nozze. Quelle che si scambieranno sono lettere appassionate, ricche di sentimento e testimonianza di un amore spontaneo, cosa assai rara per le Case Reali dell’epoca.

Il giorno dopo il fidanzamento, Alberto I sembra già non poter più fare a meno di Elisabetta. Scrive: “Dopo averti lasciata, tutto mi pareva vuoto, anche le vie affollate di Parigi mi parevano un deserto…”. La futura regina dei Belgi, nata duchessa in Baviera, risponde non con meno entusiasmo e affetto: “In questi pochi giorni che abbiamo trascorso assieme ho imparato ad amarti con tutto il cuore! Ti amo veramente tanto! Come mai avrei creduto di poter amare. Sei tanto buono e gentile con me, che mi commuovi e mi rendi felice. Sai che non riesco a esprimere bene quel che sento per te, ma credo che tu mi capisca. Mi rallegro moltissimo al pensiero della tua lettera di domani. Ti abbraccio con tutto il cuore, mio caro Alberto”.

Ottantacinque anni dopo Maria Josè di Savoia, figlia di Alberto ed Elisabetta, rileggendo le lettere dei propri genitori, riconoscerà nella grafia del padre il carattere che lo contraddistingue: semplice, sensibile e riservato. “Non sempre so esprimere quel che vorrei” scrive l’allora principe ereditario del Belgio “Non sono un poeta. Ma posso dire che ti amo ogni giorno di più, e che il mio cuore e i miei pensieri ti appartengono”.

Il giorno del matrimonio si avvicina e i due si aggiornano vicendevolmente sulle attività che svolgono mentre sono lontani. La duchessa si dedica a lunghe cavalcate nelle pianure bavaresi mentre Alberto si appassiona alle numerose novità presentate all’Esposizione universale di Parigi. Il 15 settembre scrive: “Ieri ho passeggiato tutto il giorno all’Esposizione. Sono salito sulla torre Eiffel… Oggi andrò in pallone. E’ tutto molto interessante, ma devo farlo da solo, e invece che piacere sarebbe in compagnia di una moglie gentile e graziosa come te!”.

Il dispiacere per la lontananza appena accennato da Alberto viene ripreso molto più vivacemente da Elisabetta che impaziente risponde alle lettere del suo amato. “Se soltanto potessi entrare in questa lettera e, quando la aprirai, saltarti al collo e abbracciarti, wild, appassionatamente, mio carissimo Alberto…” scrive la donna “Ti mostrerei che ti adoro e ti amo con tutta me stessa, e farei quanto mi è possibile per esserti gradevole… Sono impazientissima di rivederti, e abbracciandoti quasi ti ucciderò…”. Ancora, in un’altra lettera, insiste: “Vorrei tantissimo venire da te e abbracciarti, tirandoti un po’ per i capelli. Ti amo tanto. Per te salterei nell’acqua e nel fuoco…”.

Finalmente, la sofferenza dei fidanzati termina e, il 2 ottobre, il matrimonio viene celebrato a Monaco di Baviera. Maria Josè, nella sua veste di storica di famiglia, riporterà nel suo libro Giovinezza di una regina l’ingresso della madre nella Chiesa di Tutti i Santi: “La bianca figura della principessa, tanto esile, tanto minuta, che avanzava verso l’altare, con emozione che la padronanza di sé non riusciva a nascondere, lasciò nell’assemblea un’impressione profonda. Lo strascico, lungo quattro metri, era sorretto da un paggio in costume blu e bianco, i colori del casato di Baviera”.

Dopo la cerimonia, la coppia si recò in Belgio dove venne acclamata dal popolo che approfittò di ogni occasione per manifestare il proprio calore e il proprio entusiasmo nei confronti della recente unione. I novelli sposi presenziarono ad alcune occasioni ufficiali, tra le quali la cerimonia civile al municipio, finché, liberi da ogni impegno, poterono infine partire per la Svizzera e l’Italia, mete prescelte del loro viaggio di nozze.

Al loro ritorno, Alberto ed Elisabetta andarono a vivere in Rue de la Science ma il loro scambio di lettere non terminò. Talvolta, infatti, i due erano costretti a stare lontani l’uno dall’altra. Spesso Alberto doveva viaggiare per adempiere i suoi doveri ed era in quei casi che spediva affettuose lettere alla moglie che ricambiava con sentimento. Un sentimento straordinario e profondo che avrebbe caratterizzato per sempre il loro incredibile legame.

 Gennaro G. G. Messina

Dopo il racconto di Simona Geninazza ecco il contributo di un altro lettore, il giovanissimo Gennaro che si racconta qui sotto e che ringrazio per la gentilezza e la pazienza.

Sono nato a Bari nel 1992, in un freddo pomeriggio di gennaio, ma ho sempre vissuto a Barletta, sulla costa adriatica pugliese. Ho conseguito quest’anno la maturità classica e sin dall’età di quattordici anni ho cominciato a collaborare con alcuni periodici locali per i quali scrivo ancora oggi, occupandomi prevalentemente di cronaca. Ho anche curato alcune rubriche per conto di alcuni siti internet, in cui trattavo di critica letteraria e televisiva. Mi piace viaggiare, leggere e scrivere, sono un appassionato di cinema e di sport, dal calcio alla vela, e coltivo con entusiasmo lo studio dell’inglese, che spero possa essere presto affiancato da qualche altra lingua. Ovviamente m’interesso di Storia e in particolare delle vicende che hanno coinvolto le Case Reali europee, dai Tudor con Elisabetta I ai Savoia con Umberto II e Maria Josè. Dedico parte del mio tempo libero alla lettura di libri dedicati proprio ad alcuni personaggi “reali”. Probabilmente ho ereditato questa passione da mia nonna che, sin da quando ero piccolo, mi raccontava delle storie di re e regine, supportando le sue parole con i numerosi libri e volumi che ancora oggi conserva nella sua libreria. E’ a lei che devo questo mio interesse nei confronti della Storia e delle Case Reali, cosa assai insolita per i ragazzi della mia età, ma per la quale non posso fare altro che ringraziarla.

 


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