Alcide Pierantozzi – Tutte le strade portano a noi

Creato il 22 maggio 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

di Emanuela D’Alessio

Di alcune cose potete stare certi se deciderete di leggere Tutte le strade portano a noi, l’ultimo sforzo narrativo del giovane Alcide Pierantozzi, in libreria per Laterza da qualche settimana.
Non incapperete nell’ennesimo diario di viaggio o, peggio ancora, nell’ultima guida “alternativa” su come visitare l’Italia, perché nelle 196 pagine di Tutte le strade portano a noi non c’è traccia di indirizzi e dritte su cosa fare o vedere. Toglietevi dalla faccia anche quel sorrisetto di sufficienza pensando di trovare una sbiadita e provinciale imitazione dell’on the road alla Kerouac o alla Chatwin, perché Pierantozzi non sembra interessato all’emulazione.

Nel caso abbiate letto il suo libro di esordio Uno in diviso (Hacca), caso letterario nel 2006, ricevendone un discreto turbamento e anche un po’ di raccapriccio tanto da relegarlo nella parte più inaccessibile della libreria (come è successo a me), non preoccupatevi, con Tutte le strade portano a noi si arriva alla fine un po’ sorpresi e divertiti e con l’idea (effimera quanto si vuole) che forse un giorno anche voi potreste incamminarvi lungo una strada.

Non leggerete nemmeno un pamphlet sul significato del pellegrinaggio e la psicologia del pellegrino, nonostante gli studi di filosofa teoretica dell’autore, perché Pierantozzi e i suoi compagni di viaggio non hanno nulla del pellegrino e sono tutti consapevoli che alla fine dell’avventura torneranno comunque a casa, preferendo nel frattempo i piaceri della cucina a quelli della preghiera, senza rinunciare al comfort di smartphone e ipod.
I preti e le suore incrociati lungo il cammino non assomigliano al buon samaritano caritatevole e ospitale, si incontrano più facilmente viandanti di una umanità sbrindellata e un po’ folle con cui l’autore ci intrattiene, sempre in bilico tra metafora e realtà.

Il fatto che Pierantozzi abbia scelto di attraversare l’Italia, di percorrerla a piedi per mille chilometri da Milano a Bari lungo la Via Francigena, «la stessa strada che nel Medioevo percorrevano i pellegrini di tutta Europa per raggiungere la tomba di San Pietro a Roma» ha una spiegazione più prosaica, «Io per me parto da un’esigenza primaria: evitare le strade troppo trafficate».
A parte la battuta, l’idea dell’Italia a piedi è un pretesto per raccontare le mille e una storia con cui accompagnare il viandante/lettore lungo un’altra strada, quella dell’autore, innanzitutto. La strada che lo ha portato dai campi di verza lungo la riva del Tronto a varcare il confine con le Marche, distante da quella terra d’Abruzzo rurale e un po’ arcaica dove sono vissuti la bisnonna Peppina, che «rifulgeva nella sua povera veste di canapa e al suo passaggio lasciava una scia luminosa lungo la strada», la nonna Nadina e il nonno che non volevano che il loro Arcito passasse il tempo delle vacanze a leggere libri. Tutti con una strada segnata che Pierantozzi ha voluto ripercorrere, scoprire di nuovo o per la prima volta, in questo viaggio reale e contemporaneo, un po’ bizzarro e divertito, a ritroso nel tempo e nello spazio.
Un viaggio nella memoria e nel presente di boschi secolari, vallate disabitate, paesi arroccati, attraversando territori geografici e interiori sconosciuti, spronati da quel “ma cammina” con cui i nonni di Alcide liquidavano tutto ciò che risultava loro insensato o incomprensibile.

A che cosa è servita l’Italia a piedi? A ritrovare la strada verso sé stesso per Pierantozzi, a scoprire il desiderio di continuare a cercare la propria per tutti gli altri.

«Cammini in avanti velocemente, ancora più velocemente i tuoi ricordi ti trascinano all’indietro, istante dopo istante, e tu risali fino alle sorgenti primordiali dei tuoi giorni su questa terra. Sai che laggiù risiedono i proprietari del tuo castello interiore, il duca e la duchessa che furono tuo nonno e tua nonna. Sai che loro nel tuo ricordo, non sono meno reali della strada sotto i tuoi piedi. Degli alberi che ti circondano. Ti sforzi di ravvivarne i dettagli, senti allora venirti incontro le molte sfumature che poensavi di avere dimenticato per sempre. Vedi tutto. E la cosa più curiosa è che se vedi tutto, tuto è ancora lì. E se tutto è ancora lì, tornerà».

Il viaggio è stato seguito dal social network italiano Jobyourlife creato da Andrea De Sprit, uno dei protagonisti del cammino, che aiuta a trovare un lavoro. L’esperienza è stata documentata Qui e confluirà anche in un dvd.

Nota sull’autore
Alcide Pierantozzi è nato nel 1985 a San Benedetto del Tronto e vive a Milano. Ha studiato filosofia teoretica. Il suo romanzo d’esordio, Uno in diviso pubblicato da Hacca nel 2006, è dedicato alla memoria di Pier Paolo Pasolini. Ne è stata pubblicata una graphic novel nel 2013 da Tunué. Il secondo romanzo, L’uomo e il suo amore, è uscito per Rizzoli nel 2008. Nel 2012 ha pubblicato Ivan il terribile (Rizzoli). Nel 2014 è stato l’unico autore europeo selezionato dalla rivista americana The Juvenilia (costola di McSweeney’s fondata da Dave Eggers).

Tutte le strade portano a noi di Alcide Pierantozzi
Laterza, 2015
pp. 206, 13€


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