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Alcune cose da sapere sulla realtà lavorativa australiana

Creato il 13 maggio 2014 da Loredana De Michelis @loridemi

Alcune cose da sapere sulla realtà lavorativa australianaL’economia australiana è fondata principalmente sulle risorse minerarie. In sostanza l’Australia è un paese che vive di rendita. Le sue attività produttive sono scarse e si limitano in gran parte alla coltivazione e all’allevamento. Il terziario è poco sviluppato e le importazioni ostacolate e costose. Il consumismo degli australiani è basso e si limita alla tecnologia, l’inizativa imprenditoriale fantasiosa scarseggia, anche per via del numero esiguo di abitanti distribuiti su vaste aree. La politica australiana al momento è quella di impedire un aumento massiccio della popolazione, affinché la ricchezza basti per tutti. Di conseguenza i flussi migratori sono molto controllati, sia quelli provenienti dai paesi poveri, che quelli provenienti da paesi ricchi di know how: il fatto di essere molto qualificati non facilità l’ingresso in Australia, poiché il principio è di riservare i posti di lavoro migliori ai cittadini australiani. Per assumere un ingegnere dall’estero, per esempio, un’azienda australiana deve dichiarare che non vi è alcun australiano in grado di svolgere quella funzione.
I lavori disponibili sono soprattutto quelli manuali e hanno una durata breve: persone che abbiano lavorato lì per due anni e che abbiano superato i 32 anni di età, sono invitate a trovarsi un lavoro in qualche altro continente.
Le paghe sono buone, paragonate a quelle europee, ma il costo della vita non è basso e soprattutto la qualità scarseggia: cibo, assistenza sanitaria, non sono granché.
Rimangono i grandi spazi della natura, i grossi e indispensabili Pick Up, gli speakers (anche 18) di cui sono dotati, e grandi megaschermi per tv e computer, che sono il principale passatempo serale degli australiani. Le distanze sono enormi, i centri abitati strutturati come negli Stati Uniti e serve l’auto anche per andare a comprare il pane, che è quello a cassetta e si trova nei centri commerciali, che sono anche i principali e spesso unici punti di ritrovo e intrattenimento.
Ovviamente in termini lavorativi ci sono sistemi di raggiro delle regole e se si hanno dei parenti che hanno la cittadinanza è tutto più facile, così come non è impossibile lavorare per brevi periodi ad alti livelli e con paghe ottime, soprattutto se si appartiene alla categoria di profili professionali richiesti. Permessi di studio fittizi o altre soluzioni più o meno legali sono attuabili, a patto di capire bene tutto il complicato meccanismo. Non è cosa che si possa fare dall’Italia e richiede esperienza.
Il risultato è che, salvo pochi fortunati, la maggiorparte degli stranieri fa lavori eccezionalmente duri (i maschi quindi sono più richiesti) e vive al minimo della sussistenza.
Più faticoso di quello che si farebbe in una capitale Europea qualunque, ma con molta meno socialità e senza tornare a casa con più soldi.
Le attività commerciali in vendita costano invece meno che in Europa: è possibile comprare una palestra, attiva, con meno di 40.000 euro in posti come Cairns, ma ci sono inghippi dal punto di vista fiscale, commerciale e legale. Le attività legate alla ristorazione sono inflazionate e il cibo più richiesto, a costi minimi, è quello orientale: un business gestito esclusivamente dagli orientali stessi.
A chi comunque voglia fare l’esperienza, anche di viaggio, si consiglia:
- l’acquisto immediato sul posto di un pick up di seconda mano (i trasporti sono carissimi) attrezzato per il campeggio.
- disponibilità a spostarsi in base alle stagioni e alle offerte di lavoro.
- confronto ripetuto con gli europei attualmente sul posto (ognuno ha le sue teorie e le sue soluzioni).
- studio approfondito del sistema burocratico australiano.
- ascolto preventivo di trasmissioni dove si parla inglese con accento australiano: per nulla comprensibile a chi parla un inglese anche buono di altra provenienza. Se non si è in grado di parlare fluentemente e di capire al volo, i lavori disponibili si restringono: l’Australia è invasa annualmente da “emigranti” provenienti dall’Inghilterra (e che godono di vantaggi anche burocratici) dagli Stati Uniti, dal Canada e dal Sudafrica (paese con il quale ci sono accordi particolarmente favorevoli per la concessione della cittadinanza). Piuttosto difficile quindi fare i camerieri in posti ben pagati, quando la concorrenza (comunque sottopagata rispetto agli australiani) è di lingua madre. Rimangono i posti come cuoco, lavapiatti, pulizie. Il resto è nei campi e non è così bucolico come pare dai documentari.

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