Alcuni brevi cenni sulle bioplastiche

Da Ortoweblog

Per vari decenni il mondo – occidentale – ha vissuto di plastica. L’ha prodotta, pubblicizzata, esaltata, l’ha gettata nel cassonetto perché se ne comperasse ancora – con colori e forme diverse, alla moda. La plastica è quasi il simbolo di un’epoca storica – il petrolitico? Il riferimento a questo interessante blog non è puramente casuale, e non sarà nemmeno l’ultimo.

Ma l’esaurimento del petrolio ci costringe a correre ai ripari. E la necessità aguzza l’ingegno.
Ed ecco comparire le prime bio-plastiche.

Cosa sono le bioplastiche?
Non più derivati dal petrolio, ma dal mais, dalla canna da zucchero, dalla cellulosa. Alcune – ma non tutte – sono biodegradabili. Poche, sono compostabili.

La produzione delle bioplastiche sembra destinata a raddoppiare entro il 2015 (European Bioplastic Association).

Alcuni prodotti – noti – realizzati con le bioplastiche?
I vasetti di yogurt Attivia di Danone (Germania).
La “biobottle” di Acqua Sant’Anna.
Il flacone dello shampoo Pantene (Procter & Gamble) della linea Nature Fusion.

Infine, le principali bioplastiche:
PLA (acido polilattico)
Si ottiene dall’amido, che viene trasformato in zucchero e fermentato. L’acido lattico ottenuto viene in seguito polimerizzato. Ha bisogno di un processo di idrolisi per essere reso biodegradabile
MATER-BI
In Italia è la bioplastica più conosciuta. Viene ottenuta dall’amido del mais ed è biodegradabile e compostabile.
PHA (poli-idrossialcanoati)
Si producono partendo da saccaridi, lipidi, glucosio. Ma il procedimento ha costi ancora troppo alti.
PHB
È simile al PHA ma non ha delle buone caratteristiche termiche e strutturali.
BIOPE (bio-polietilene)
Viene prodotto dall’etanolo. È riciclabile ma non biodegradabile.
BIOPET
È biodegradabile ma è ricavato dal bioetanolo – risorsa non rinnovabile.
POLIMERI CELLULOSICI
Ottenuti dalla modificazione chimica della cellulosa naturale, non sono biodegradabili – ad esclusione del NatureFlex, biodegradabile e compostabile.

Sotto, il logo della bioplastica, ideato dalla studentessa Laura Howard per il produttore californiano della Cereplast.


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