E’ morto a 92 anni, lo scorso 6 aprile, Aldo Braibanti. Chi lo conosceva? Pochi, pochissimi. Nemmeno io. Il suo nome non mi era sconosciuto, ma non ho mai letto niente di lui. E come me molte persone, anche chi non è restio a leggere. Non è un caso che di lui non si sappia praticamente nulla. Intellettuale a tutto tondo, intellettuale “scomodo”, nelle parole di Pasolini si capisce il perché è rimasto da sempre nell’oblio. Eppure, quando fu arrestato, era il migliore intellettuale che l’Italia all’epoca avesse, secondo Carmelo Bene che, nel 1998, scriveva di lui:
"Un fatto ignobile. Uno dei tanti petali di questo fiore marcito che è l'Italia. Fu condannato a undici anni, per un reato mai tirato in ballo fino ad allora. Il plagio. Per giunta ai danni di un maggiorenne... Tutto è plagio, che scoperta! Qualunque soggetto pensante e parlante è quotidianamente sottoposto a plagio. In seguito, sempre troppo tardi, questo reato fu cancellato dal codice penale. Contro Braibanti si scatenò la rappresaglia del sociale, la vendetta delle masse. Era l'intellettuale migliore che avesse l'Italia all'epoca. Aveva interessi pittorici, letterari, musicali. Profeta in anticipo di trent'anni. Fu uno dei primi a condannare il consumismo. I “diversi” allora in Italia si contavano. Lui, Pasolini, pochi altri"(Fonte: QUI)