Ale e Franz: Ridere dell’Umana Fragilità

Creato il 06 dicembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

La pioggia, battente e fredda, di questo fine novembre fa da cornice a questa serata al Teatro EuropAuditorium, dove Ale e Franz, con il loro Aria Precaria, regalano al pubblico, convenuto in gran numero, un raggio di sole e quel calore che solo le spensierate e convinte risate sanno donare. Il celebre ed apprezzato duo, uscito da quella fucina di comici che è Zelig, si cimenta in uno show intenso, variegato e ricco di spunti sulla nostra quotidiana precarietà e sulla fragilità umana. Resi celebri dagli sketch che li vedevano battibeccare seduti su una panchina dei giardinetti, Ale e Franz seguono, sul palcoscenico, lo schema tipico delle vecchie comiche, proponendo una serie di quadretti, slegati apparentemente tra loro, che si possono però leggere sia nella loro unicità autoconclusiva, sia seguendo il sottile fil rouge del “doloroso” vivere quotidiano di ogni uomo. Si apre con i nostri “eroi” che aspettano di reincarnarsi in un nuovo essere e ingannano l’attesa raccontandosi squarci di vite passate, apparentemente diversissime, eppure così simili tra loro; la sorpresa sta però nell’assunto che la legge del contrappasso, che dovrebbe regolare la lunga teoria di rinascite, pare venir meno di fronte agli scherzi beffardi della sorte. Dopo l’intermezzo in sala parto dove due improbabili padri creano e disfano, in un crescendo di illazioni e sorprese, una tela che ha il suo fulcro nel pregiudizio, si va sul classico con l’immancabile chiacchierata-battibecco sulla panca del giardinetto dove i dialoghi rasentano l’assurdo ma fanno però sgorgare risate convinte e gustose. Come si vince la solitudine che affligge l’uomo moderno? Forse con le chat o con i social network? Macché! Basta un telefono amico! Questo suggeriscono Ale e Franz in un’arguta e strampalata conversazione che sottolinea ancora come in un incontro l’uomo riesca sempre a colpire per come dà il meglio od il peggio di sé. La vita è una ruota che gira e alla fine, al suo tramonto, nella vecchiaia, tutti i nodi vengono al pettine e il decadimento fisico e mentale, che diventa inevitabile compagno di viaggio, può essere ritardato solo se lo spirito rimane arzillo e salace; questo sembra essere il messaggio che scaturisce dalla scenetta dei due vecchietti che, al bar, tra una partita e l’altra, se ne dicono di tutti i colori.

Nell’eterna diatriba tra i due amici-nemici non poteva mancare il momento della nascita: già nella culla, quasi innato nell’uomo, pare infatti albergare, per Ale e Franz, il gusto per l’invettiva e per la sopraffazione verbale sul vicino, non importa chi sia. Il leitmotiv dello spettacolo è dunque una irrispettosa, coraggiosa e spietata disamina volta a denunciare virtù, pochine in verità, e vizi dell’Uomo, osservato nei momenti topici (e tipici) della sua esistenza,. Il “Virgilio” della circostanza assume in questo caso i panni di Ale e Franz, ovvero di due uomini, ora amici ora nemici, talvolta intimi, talaltra sconosciuti, che incrociano i loro destini in incontri-scontri, sospesi tra serio e faceto, in luoghi che possono essere reali od immaginari, in cui si respira un’aria che può essere dolce, ma anche amara, quasi sempre “precaria”. I due attori riescono a reggere uno spettacolo di oltre due ore, con ben pochi cali di tensione, sfoggiando ed aggrappandosi a quel tipo di comicità surreale che gli è da sempre propria, mai abbandonandosi alla volgarità, ma usando, da navigati nocchieri, tutte le potenzialità della parola e del dialogo per mostrare i loro aspetti più ridicoli e le loro ostinazioni più illogiche. Il bis, con lo sketch dei due gangster, finisce per essere così la summa del loro modus operandi, ricco com’è di tutta una serie di battute al vetriolo e di paradossi, in un’atmosfera ai limiti dell’assurdo, e strappa le ultime risate che chiudono una serata piacevole e divertente che non ha tradito le aspettative di un pubblico che si è riscaldato gradualmente, ma senza tentennamenti.

Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna – Fotografie di Luca Piva


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