Interessante la costruzione del laboratorio: i registi, infatti, non si sono limitati a filmare i pittori e le loro opere, ma si è trattato di un vero e proprio work in progress finalizzato alla realizzazione di un’opera d’arte nuova ed eclettica, grazie al coinvolgimento emotivo e creativo da parte di tutti i protagonisti.
Le installazioni astratte di Marco Tirelli, di grandi dimensioni e in bianco e nero hanno creato una perfetta armonia con la sensibilità di Raymond Red, anche lui attratto dagli squarci di luce che possono diventare squarci dell’anima. Giochi di ombra e luminosità che si dipanano nello spazio fisico e mentale dello studio di Tirelli, per niente interessato al ruolo di attore, ma profondamente legato al proprio lavoro, unica espressione di sé.
Al contrario, Alessandro Sarra, ha giocato con Zhanabek Zhetiruov per restituire un’immagine, forse idealizzata, del pittore contemporaneo. Ma i “wall paintings” di Sarra – che traducono in immagini il ritmo cardiaco degli amici più cari – si amalgamano con la visione mitologica e archetipica dell’Uomo e della Natura del regista kazako, per una riflessione, surreale e poetica, sul Passato e sul Presente e per un’indagine che riguarda le arti visive e le emozioni che suscitano.
Anche Alberto di Fabio, nei suoi dipinti, è partito da un elemento scientifico – le sinapsi celebrali – che riporta, con un’attenzione particolare alla policromia, su grandi tele oppure su piccoli fogli di carte cinesi per capire l’origine e la composizione della materia che permea tutto, anche gli esseri umani. La scelta di questo tema ben si accompagna alla cura dei dettagli e alla profondità dello sguardo di Esmaeel Monsefmarani.
Alessandro Piangiamore – il più giovane degli artisti, classe 1976 – trasfigura gli elementi della Natura (un corallo diventa lava, un ramo si fa minerale) e, riprendendo la lezione di Ovidio, ci ricorda che tutto è trasformazione, transito e cambiamento. Chi meglio di una donna, creatrice di nuova vita, e che proviene da una società, come quella indiana, ricca di contraddizioni poteva entrare nell’universo visivo e concettuale di Piangiamore? Mamta Murthy è regista e fotografa: il suo obiettivo è allenato ad andare oltre l’apparenza delle cose per restituircene la dimensione metafisica e spirituale.
Crossing Cultures: per un incontro tra Oriente e Occidente e per riaffermare, anche attraverso l’arte, il pensiero critico.
Alessandra Montesanto
Alessandra Montesanto
Per contattare Alessandra Montesanto: lale.monte@gmail.com
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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Alessandra Montesanto per il testo Asiatica Film Mediale, Crossing Cultures.
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