La sua fama e l’esorbitante apprezzamento da parte dei lettori sono dovuti ad un unico, fondamentale fattore: Baricco è un autore (uno dei pochi, probabilmente) capace di scavare nella coscienza umana, di ferirla, e al contempo di sanarla. Scultore non tanto di sentimenti, quanto di sensazioni, in ogni sua opera Baricco mette su un vero e proprio spettacolo di vite che s’intrecciano l’una all’altra fatalmente, nel bene e nel male.
Il suo stile è tutt’altro che scorrevole, ma frammentario e spasmodico, in grado di rapire e appassionare i lettori qualsiasi sia l’argomento sul quale l’autore intende spostare il suo interesse. Non esiste situazione in grado di appannare l’arguzia dell’incastro delle parole e del modo in cui lui le utilizza, tanto meno personaggi che non riescano a reggere l’incalzante cavalcata verso i finali dal sapore puramente soggettivo.
È davvero incredibile la tecnica stilistica della quale Alessandro Baricco si fa portavoce: il distacco di un approccio a volte persino freddo e ostile, riesce a divenire lentamente intimo e ammaliante, espandendo le sue radici in ogni dove, fino a toccare l’esatto punto debole, il personale e più o meno segreto tallone d’Achille di ogni lettore. Una vera e propria poesia in prosa, durante la quale attimi di altissimo pathos poetico si mescolano a sentenze elargite a mo di morale che, ognuno a suo modo e per un diverso perché, è in grado di rendere propria.
“…Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre”. (Novecento). [...] “…Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde”. (Castelli di rabbia).I riferimenti storici così frequenti nei suoi lavori, non tradiscono tuttavia uno stile inafferrabile, che si avvicina quasi a quello immaginario, delicato e leggero di una splendida fiaba. Vedi il romanzo Seta e la fragilità dei pensieri, dell’essenza del suo protagonista in balìa dei propri desideri e dell’inconsapevolezza della realtà che lo circonda. Intrecci di trame e scalinate verso mete che mai si raggiungeranno, la sorte di chi si fa beffa da solo del proprio destino e di chi ne viene sopraffatto, situazione riconducibile all’ambientazione di City, romanzo in cui ogni storia potrebbe essere paragonata ad un grande sobborgo gremito di vite che fanno echeggiare tra le mura le loro storie.
Lo struggente senso di sconfitta presente in Senza Sangue, dove le pagine impreziosite dalla parola scorrono con la stessa fluidità dei pensieri, dei ricordi, ci evidenzia la natura drammatica delle storie che Baricco vuole proporci; come anche l’incredibile ricerca di un equilibrio che ravviva la vita del protagonista principale di Questa Storia, è simbolo del microcosmo a cui l’autore fa sempre riferimento, dove tutto va e ritorna in un eterno circuito di vite. E ancora l’incredibile e feroce miscuglio di sesso, terrore, rinascita, scoperta e abbandono, così palpabile in Emmaus, ci rende sempre più vicini al grido dell’anima di un autore che vorrebbe raccontarci passato, presente e futuro di un mondo viandante tra l’abitudine e il risveglio.
Ironico, poetico, psicologico e appassionato, Alessandro Baricco è un autore che non si accontenta semplicemente di scrivere, bensì di renderla “viva” la sua scrittura, carne che sente e cuore che pulsa nell’andirivieni delle indimenticabili storie create da una melanconica e drammatica fantasia.
“…Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli sono buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia…Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava…” (Novecento).