Prima di cominciare a esprimermi su cotanto manzo (?) affumicato, vi ricordo che questo tizio è sposato e ha una figlia. Quindi è ufficialmente diventato una persona seria, oltre che un cuoco (?) sovrastim… stimatissimo da tutte le casalinghe in ciabatte tarocche della Croc’s e vaporella accesa 24h su 24.
Doverosa l’anticipazione, se avete perso gli ultimi sviluppi della televisione digitale o non avete mai avuto lo squisito deliquio di assistere a una puntata di uno dei suoi programmi di punta: Cu(sssssss)cina con Ale.
Alessandro Borghese è figlio dell’attrice Barbara Bouchet (che ha interpretato numerosi film di alto spessore artistico, ovvio) e di un conte o qualcosa di molto vicino a un titolo pseudo-nobiliare. Lui però non fa il pomposo. Lui fa l’uomo easy e rockettaro.
Porta grossi anelli con teschi ancor più grossi, ha dei tatuaggi che non voglio vedere e alla fine delle sue elucubrazioni culinarie finge di accendere un iPod collegato a un amplificatore e ci lascia con brani rock o pseudo-rock per fingere di essere un rockettaro. La mia idea è che ormai sia talmente ingrassato che l’anello con il teschio non gli si sfila più dal dito e quindi è costretto a recitare la panzana del rockettaro. Già me lo vedo, spente le telecamere, infilare un completo giacca e cravatta e bere uno chardonnay, altro che birrozza.
Ma sto divagando. Il programma, dicevo, no? Va in onda su RealTime (per chi ha Sky non so, ma per noi umani poveri è sul canale 31 del digitale terrestre) verso le 18 e 40, con repliche continue durante svariati orari destinati ai pasti, tipo l’una di notte o le tre del pomeriggio.
Scenografato come un monolocale, il set del programma dovrebbe farci sentire a casa di un amico molto affabile che ci cucina qualcosa in poco tempo: l’illusione funziona, sopratutto perché solitamente un piatto su due viene bruciato dal cuoco in questione.
Ha cucinato i pancakes, li ha bruciati tentando maldestramente di nascondere la pece che rivestiva la superficie del dolce.
Ha cucinato delle crocchette di pollo, le ha bruciate.
Ha marinato dell’aglio, l’ha bruciato.
Ha provato a tagliare qualcosa, per poco non s’è mozzato un dito.
Insomma, uno che ci sa fare talmente tanto che in confronto la Parodi è Gualtiero Marchesi.
La sua fissazione maggiore è per la pasta, anche se si difende molto bene pure nell’unto, grasso e salato. Cucina pasta in ogni modo possibile, cercando di dimostrare di saperla disporre sul piatto a nido e decorandola con l’immancabile rosmarino.
Una speciale rubrica della sua trasmissione è quella dedicata ai piatti per i “bbbbbimbi”, dove Borghese tenta di convincere le madri di ignari pargoli che mangiare qualcosa pensato da lui non sia dannoso per il colesterolo dei futuri obesi. Se non friggesse qualsiasi cosa perché “così i bbbbimbi la mangiano più volentieri!” i piatti da lui preparati per i bambini sarebbero pure passabili: ma che dire delle frittelline di banana? La banana, già molto proteica e calorica di canto suo, viene delicatamente fritta in quintali di olio bollente e data in pasto agli stomaci micromuniti dei poveri quisquigli (vi risparmio il panino al burro, anzi no, ve lo beccate).
Un capitolo a parte merita il suo ricercato abbigliamento casual, che lo spinge a munirsi sia in estate che in inverno di una maglietta stampata e una serie interminabile di camicie a quadri o monocolore che, aria condizionata quanto vuoi, ma a mio avviso lo fanno essudare più di un caimano fuori dall’acqua. Poi dico. Fosse un figurino, potrebbe pure starci bene vestito così.
Borghese, l’amante della pasta e del pane, è lievitato come una pagnotta in espansione nel giro di qualche stupido episodio di Cu(sssss)cina con Ale, ingrassamento che potremmo attribuire al matrimonio o ad una gravidanza isterica se solo quella cespugliata di capelli non lo rendesse ancora più tondo e morbidoso (non in senso coccoloso ma in senso effettivo) e le t-shirt della sua precisa taglia non lo portassero a mostrare quel filo di pancetta che lievita di puntata in puntata.
Il dubbio sulle sue capacità culinarie è molto alto ed aumenta quando scopri che sul suo sito personale il signorino dettaglia la presenza di un nutrito staff di specialisti che lo seguono costantemente per insegnar…volevo dire aiutarlo nel proprio lavoro.
Sono d’accordo sul fatto che uno chef non possa fare il proprio lavoro in solitudine a livelli come quelli raggiunti in qualche modo da Borghese, ma almeno evitando di bruciare qualsiasi cosa cucini potrebbe incrementare la sua credibilità!
(e le donne ci impazziscono: ohi, ragazze, ma che c’ha sto Borghese che vi fa infoiare così tanto? Forse l’atavica eccitazione scatenata dal maschio che cucina? E allora perché non vi scatta la stessa molla, che so, con Buddy Valastro?)