Alessandro Gassman: di padre in figlio

Creato il 02 febbraio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

L’ospite del Le Storie – Diario italiano è Alessadro Gassman che, nonostante fosse il figlio di…non era sicuro che avrebbe fatto l’attore. Invece, ha iniziato  giovanissimo e ha saputo nel tempo guadagnarsi un posto tra i nostri big-attori, diventando uno degli attori italiani tra i più apprezzati. Oggi si cimenta anche in veste di autore del libro: Alessandro Gassman, in cui racconta la sua carriera di attore, ma anche il rapporto con il padre Vittorio e il dolore per la sua scomparsa. Ha iniziato giovanissimo e con addosso l’ombra ingombrante del padre. “Quando mi dicono questa cosa, rispondo sempre che è stata un’ombra sicuramente grande, immensa e parlo da fan di mio padre, ma con la sua ombra mi ha anche coperto in giornate particolarmente assolate. Mi ha dato refrigerio in qualche maniera. È un’ombra che mi porto dietro e della quale sono molto orgoglioso”.

Un figlio orgoglioso della bravura istrionica del padre e noi, da italiani, non possiamo far altro che condividere tale sentimento nei confronti della grandezza di un attore che ha segnato un ‘epoca storica del nostro cinema. Talmente grande che poteva permettersi di giocare con l’arte della recitazione, rimanendo sublime perfino nella lettura di un menù gastronomico. Ed eccolo, enfatizzare, pasta e fagioli, rognone trifolato, spigola arrosto e dessert. Frutta fresca di stagione e in aggiunta al menù, giovedì, gnocchi e sabato,trippa!  Suscitando il meritato applauso.

C‘è un padre, Vittorio, e c’è un figlio, Alessandro. C’è un uomo che da figlio è diventato padre, e che decide di mettere in carta l’esperienza più comune e meno comunicabile della vita: il rapporto con chi ci ha generato, sospeso tra conoscenza intima e irriducibile estraneitaà, amore e conflitto, eredità e libertà. Ombra protettiva ma anche schiacciante e tuttavia Alessandro è riuscito ad emergere in tutta la sua originalità. È riuscito a trovare la sua strada.”Mio padre era talmente straordinario, con una personalità talmente evidente che il pubblico lo amava e desiderava vedere lui in quei personaggi. Era quasi impossibile dimenticare che quel personaggio fosse interpretarto da Vittorio Gassman”.

E il figlio a scuola era un somarone, non faceva un fischio dalla mattina alla sera e rispettava le regole solo grazie alla severità paterna. Un passato da ribelle che è stato bloccato dalla severità di quell’uomo immenso che lo obbligò a iscriversi alla Bottega teatrale di Firenze, dove lui era direttore e poteva tenerlo d’occhio. “Al liceo ero un ribelle, uno che faceva facilmente a botte. Ho avuto come tutti, un’adolescenza turbolenta e non mi sono fatto mancare niente dei cliché di quel periodo, poi grazie al teatro mi sono calmato e ho iniziato a canalizzare le mie energie” . Uomo maturo, 47 anni  e  padre di Leo, 14 anni, (che invece è bravissimo a scuola) è un padre attentissimo e ammette che il passaggio da figlio a padre è stata un ‘esperienza incisiva: ” Sono  rinato al meglio come uomo, ma ho saputo tirar fuori anche un altro interprete, più sensibile, più curioso”.  Oggi predilige il teatro e la regia, dirige i suoi spettacoli cercando dei personaggi centrali nel racconto ma non dei protagonisti a tutto tondo perché vuole raccontare mondi, storie corali. Dirige il Teatro Stabile del Veneto, il più giovane direttore teatrale, producendo in assoluto più drammaturgia contemporanea italiana.  ” Credo che l’attore sia uno strumento, parte di un orchestra che debba suonare la musica che è stata scritta”.

Deve molto della sua carriera Alessandro a quel Vittorio che porta il suo stesso cognome il cui sangue gli scorre nelle vene, con il quale il confronto è sembrato a lungo insormontabile. Attori si nasce,  e non si può diventare attori di un certo livello se non si ha una dote innata e poi bisogna avere “quella necessarie forma di egocentrismo che ti porta ad essere al centro dell’attenzione. Un evidente vanità che un attore deve avere”. È un amore viscerale, comunque, quello che prova Gassman figlio per la figura paterna ambiziosa e severa che gli è mancata tanto, fino a portarlo a scrivere un libro, per riaccenderne il ricordo: “Questo è un  paese che ha la memoria corta, c’è questa motivazione all’interno del libro, ho prodotto anche un documentario proprio per aiutare le nuove generazioni a non dimenticare mio padre”.

E anche  Vittorio Gassman sarebbe stato fiero di suo figlio, oggi.


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