Mondo Bizzarro
Martedì sera, la camera delle bestemmie, colonna sonora : “Toccata e fuga in re minore” di Johann Sebastian Bach , rigorosamente su vinile, e il cigolio di due ventilatori nei momenti di silenzio.
Sembrava impossibile, ma anche stavolta ce l’ho fatta! Sono clamorosamente in ritardo con la consegna del pezzo, il che già di per sé denota una perseveranza non comune nel seguire la filosofia del: “rimanda a dopodomani ciò che potevi aver fatto tranquillamente l’altro ieri”, ma credo che riuscire a consegnare in ritardo un pezzo praticamente già pronto, mi dia un notevole punteggio nella top ten dei “soggetti-più-soggetti-del-mondo” che ambisce a vincere l’edizione 2012 dei Darwin Award.
Non voglio nemmeno pensare alla giugulatoria (nel senso di tentativo di recidermi la giugulare) che chi di dovere ha già pronta per me, dopo che ogni mese ci ricorda più e più volte le date di scadenza in modo perentorio.
Il dilemma sta nel fatto – e qui lo devo confessare – che sono stato indeciso se consegnare il pezzo o no, fino all’istante prima di scrivere queste righe, che i professionisti chiamano “il corridoio delle 120 battute” quando vogliono indicare le ultime parole a conclusione dell’articolo.
Ora, a parte che non essendo un professionista non mi sono mai preso la briga di controllare se le 120 battute fossero esattamente 120, la questione che mi tormentava era che si trattava di intervista fatta esclusivamente tramite scambio di e-mail.
Non voglio affermare di non essermi mai servito di e-mail per integrare o rinfrescare delle conversazioni, ma il punto è che non ho mai trattato un argomento prima d’ora senza avere almeno un incontro vis à vis con l’oggetto del disquisire.
Per come sono fatto, considero fondamentale il contraddittorio, la battuta colta sul momento e sfruttata per rendere meglio una sfaccettatura altrimenti nascosta, i toni di voce, gli sguardi e, visto che come ho ricordato prima non sono un professionista che ha la pretesa di essere super partes, anche le mie personalissime impressioni.
Va da sé che questo modo di raccontare mi sembri un po’ alieno e non mi ci ritrovo.
D’altronde bisogna però considerare anche il fatto che il personaggio in questione è Alessandro Papa.
Bologna 95′
Persino io che conduco una vita da eremita illetterato lo conosco come uno degli animatori fondamentali di tutte le spinte controculturali in Italia almeno negli ultimi due decenni.
Impegnatissimo, amante dei viaggi, estremamente riservato.
Se incontrare Helena Veleno è stata un’impresa, credo di poter essere più che soddisfatto per la disponibilità che Alessandro ha dimostrato nei miei confronti, rispondendo alle mie domande tra un viaggio e l’altro, e grato per la pazienza con cui ha tollerato qualche mia gaffe che di certo non vengo a raccontare a voi amanti del vernecchio (pettegolezzo in un qualche dialetto abruzzese).
Oltretutto, non parlare di lui in una rubrica che ha l’insperata ambizione di voler affrontare dal di dentro e di sotto le contro-culture sarebbe come pretendere che in un cineclub non si parli di cinema.
Alessandro papa dagli anni ‘80 ad oggi ha praticamente usato ogni mezzo di comunicazione per portare avanti la sua opera di sabotaggio della cultura egemone: libri, pittura, fanzine, cinema, musica, saggistica, esoterismo, produzioni e autoproduzioni.
A ciò aggiungiamo anche che, senza tema di fallo, può essere definito uno dei massimi esperti del caso Manson.
Oggettivamente credo che tutto possa essere considerato uno stimolo sufficiente per provare l’esperienza dell’intervista classica, almeno una volta in vita mia, e aver modo di conoscerlo.
Dunque, “ehy ho let’s go” come direbbero i Ramones, andiamo a incominciare!
Alessandro Papa e Atrax Morgue
Master Blaster: Tu vieni dalla scena bolognese degli anni ‘70, universalmente riconosciuta come pionieristica per l’esperienza (o esperienze, scegli tu) della Controcultura Italiana, alla quale si devono molti personaggi, all’epoca assoluti precursori di modi completamente nuovi di interpretare l’Estetica, l’arte, la politica, la musica, la comunicazione, l’esoterismo e persino le questioni di genere e la sessualità.
Tu come ti sei avvicinato agli ambienti dell’underground bolognese fino a diventarne un protagonista indiscusso?
Alessandro Papa: In realtà ho vissuto la scena bolognese degli anni ‘80, che comunque è stata altrettanto stimolante. Tutti i germi della controcultura del ’77 si sono poi sviluppati negli anni ‘80, diffondendosi in modo tale che era praticamente impossibile non venire a contatto con gli ambienti undergound. Il DAMS era spesso occupato, e c’era il collettivo Damsterdamned che proponeva rassegne sul cinema di John Waters o di Kenneth Anger, video sulle performances degli azionisti viennesi e di altri body-artisti, ecc. Tutte cose estremamente difficili da vedere all’epoca. La scena musicale punk e new wave era davvero esplosiva; l’evento che mi colpì di più fu il primo concerto dei CCCP, nel cortile di un locale bolognese. Riuscii a conoscere diversi protagonisti della scena, fra cui Andrea Pazienza, con cui passai una nottata davvero psichedelica. Sebbene non si reggesse in piedi, continuava a sparare battute esilaranti e a disegnare da Dio. Mi fece un impeccabile profilo di Zanardi con un pennarello sulla maglietta che indossavo; la conservo ancora… L’underground degli anni ‘80 mi ha formato, consentendomi di distinguere le cose interessanti dalle tante stronzate che circolano.
M.B.: Come è cambiata quella scena nel corso degli anni? Trovi che abbia esaurito la sua spinta propulsiva? E se la risposta è si, la cosa ha avuto una qualche influenza sul tuo trasferimento a Roma ?
A.P.: La scena bolognese è declinata progressivamente, e questo ha determinato la nostra scelta di trasferirci a Roma nel 2004.
M.B.: Negli anni ‘80-’90, anche grazie a te, emetteva i suoi primi vagiti in Italia la musica industrial e post-industrial, quali gruppi e quali esperienze ricordi come fondamentali in quel periodo?
A.P.: I gruppi italiani che più mi hanno coinvolto e influenzato sono stati Ain Soph e Rosemary’s Baby, perché alla produzione musicale affiancavano una preziosa mini-attività editoriale, con fanzines e altri scritti di contenuto “occulturale”. Entrambi sono presenti nel nuovo libro “Rumori Sacri”.
Personalmente, ho suonato con i T.A.C. di Simon Balestrazzi in un paio di album e in un concerto. Venni reclutato nel gruppo non per le mie qualità di musicista, ma perché ero l’unico in Emilia ad avere una collezione di strumenti rituali tibetani, nepalesi e australiani.
Nel 1993 realizzai la compilation “Exposing Italian Underground”, che resta una testimonianza importante della scena post-industriale ed elettronica di quel periodo.
M.B.: Per anni questi erano generi musicali relegati, vuoi per affinità estetiche, vuoi per altri motivi, al recinto dell’estrema destra, così come le pubblicazioni di argomento esoterico. Oggi non è raro che varie Radio antagoniste abbiano nei loro palinsesti una o più programmazioni dedicate a quel tipo di musica, alcune (come ad esempio Solaris su R.O.R.) arrivano a fonderle con tematiche di cultura neopagana od esoterica. Dopo gli anni delle “fatwe” che effetto ti fa?
A.P.: All’inizio la scena post-industrial/esoterica non era molto caratterizzata politicamente. In Italia c’erano band (come gli stessi Rosemary’s Baby e Sigillum S) che erano anzi dell’area di sinistra, frequentavano i centri sociali, ecc. Gli stessi capostipiti del filone esoterico (gli Psychic Tv di Genesis P-Orridge) non erano certo un gruppo di destra… Poi la scena si è politicizzata, talora anche in modo becero. Io comunque sono abituato a cercare le buone idee musicali ed artistiche senza troppi pregiudizi politici, e credo che lo stesso facciano i conduttori di ottime trasmissioni radiofoniche, come appunto Solaris.
M. B.: So che hai avuto contatti strettissimi con un grande personaggio come Atrax Morgue, ci vuoi dare un tuo ricordo di lui?
A. P.: Nei primi anni ‘90 io e Marco Corbelli (Atrax Morgue) eravamo i fanzinari più estremi dell’Emilia, e quindi siamo venuti in contatto subito. Lui faceva delle fanzines titolate “The Pleasure Agony”, “Sick (Tortura Psichica)” e “Murders”. Abbiamo fatto insieme il numero 3 di Healter Skelter sui serial killers e lui, che era bravissimo a stampare in serigrafia a mano, ha fatto le magliette con l’effige di Manson e la scritta “Healter Skelter”. Eravamo due ricercatori del “lato oscuro” della controcultura, e passavamo serate intere nella macabra mansarda di Marco a scambiarci informazioni e materiali. Come ha giustamente detto David Tibet, il processo della ricerca è fondamentale per acquisire conoscenza e consapevolezza. Oggi con internet tutti credono di avere qualsiasi informazione a portata di mano, ma incontro un sacco di gente che ha soltanto una gran confusione in testa…
M.B.: Parliamo di quella che io credo sia la tua prima creatura: Healter Skelter
A.P.: È una fanzine nata nel ’91, di cui ho fatto 7 numeri. All’inizio era scritta a macchina, i titoli degli articoli erano fatti con i trasferelli ed era stampata in fotocopia, con i fogli piegati in due a formare un libretto, che spillavo con una puntatrice di mio padre. Tutto molto artigianale. L’ultimo numero invece è ultra-professionale, stampato in tipografia e in edizione bilingue (italiano/inglese). Ogni fanzine era una monografia su un certo argomento: il n.1 su Charles Manson; il n.2 sul cinema visionario; il n.3 sui serial killers; il n. 4 sui mondo movies e l’estetica della morte; il n.5 sul cinema psychotronico (i B-movies); il n.6 su alcuni personaggi della Manson Family; il n.7 con interviste esclusive a vari personaggi estremi (Sandra Good della Manson Family, Michael Moynihan dei Blood Axis, Jorg Buttgereit, i fratelli Castiglioni, che hanno realizzato vari mondo movies assai shockanti, ecc.).
Alcuni numeri negli anni hanno venduto più di 400 copie. Se provassi a rifarla adesso, sono sicuro che non ne venderei più di 20!
M.B.: Dal nome di questa tua pubblicazione viene naturale passare al prossimo argomento: che effetto fa essere riconosciuto come uno dei massimi conoscitori del caso Manson?
A.P: Nel 1994 curai il libretto “I vostri bambini”, che uscì per la collana “Millelire” di Stampa Alternativa e conteneva la trascrizione integrale della dichiarazione processuale di Manson, oltre a un mio scritto introduttivo che proponeva una visione alternativa di tutta la storia. Quando fu pubblicato, uscì un lungo articolo sulla pagina della cultura del Corriere della Sera, che appoggiava le mie tesi sul caso Manson.
M.B.: Perchè a distanza di tanti anni secondo te le vicende della “Family” affascinano ancora così tanto l’immaginario collettivo?
A.P.: Nel libretto “I vostri Bambini” scrissi: “La figura di Manson non ha attirato su di sé soltanto l’orrore e il disprezzo della collettività. Al contrario, un manipolo di ferventi sostenitori lo ha elevato a personaggio di culto. C’è chi lo considera come un vero rivoluzionario e vede nella sua “Famiglia” un esempio di incontrollabile associazione armata, nemica dell’establishment, e chi lo ritiene un prigioniero politico, condannato all’ergastolo soprattutto per le sue idee e il suo rifiuto di accettare le regole sociali della società americana, più che per responsabilità reali. Non manca neppure chi lo giudica un importante filosofo…”.
M.B.: Nell’Italia in cui si organizzano tour per casalinghe nei luoghi dei vari omicidi di provincia e si invitano nei talk show pomeridiani vagonate di “esperti” a pontificare sul delitto del momento, meglio se con retroscena scabrosi, non c’è mai il rischio di sentirsi un po’ trendy a parlare di Manson con cognizione di causa?
A.P.: Spesso provo a sedurre casalinghe insoddisfatte parlando di Manson, ma non sono ancora riuscito a concupirne nessuna!
M.B.: Mentre fai tutto questo, trovi il tempo di creare anche “Mondo bizzarro” che nasce come libreria di culto e pian piano diventa….. beh diccelo tu….
A.P.: Mondo Bizzarro è nata nel 1995 come ultimo avamposto dell’underground bolognese. Era una libreria più unica che rara, dedicata alle sottoculture underground & apocalittiche, ai cult movies e al cinema di serie B, al true crime, all’erotismo, all’arte infernale, ai fumetti underground, all’occultismo, ecc. Nel 2000, dopo l’incontro con Gloria, che lavorava in un’importante galleria di arte contemporanea, ci siamo trasferiti in un grande spazio diventando libreria e galleria d’arte. Nel 2004 siamo poi venuti a Roma.
Nel primissimo Mondo Bizzarro incontrai i miei due registi preferiti: Kenneth Anger e Alejandro Jodorowsky. Il primo arrivò su consiglio di un amico comune, poi abbiamo corrisposto per diversi anni, con vari scambi di materiale bizzarro. Una volta ebbi l’intuizione di inviargli un vecchio fumetto gay porno-trash, titolato “Macho”. Mi rispose dicendo che ogni volta che lo leggeva era sempre in erezione, e allegò alla lettera una banconota da 100 dollari per ringraziarmi.
Jodorowsky entrò magicamente nella libreria per caso, e qualche anno dopo tenne una lettura in galleria e un seminario di psicomagia (durato due giorni) nella nostra casa bolognese
M.B.: Ora so che l’hai lasciata, posso chiederti come mai? Quando ci andai l’ultima volta, qualche anno addietro ormai, sembrava un centro molto vitale…
A.P.: È sempre stato molto vitale, ma qualche anno fa abbiamo sentito l’esigenza di distaccarci dalla vita materiale per dedicarci ai viaggi e alla vita interiore. Oggi comunque Mondo Bizzarro è molto diverso da quando l’abbiamo lasciato…
M.B.: Comuni amici mi hanno parlato di “Rumori Sacri”, che se non erro dovrebbe essere il tuo ultimo libro…
A.P.: L’anno scorso ho fondato la Kali Yuga editions per i miei nuovi progetti editoriali e “Rumori Sacri” è il primo libro uscito con questo marchio. Il sottotitolo è “Le vie esoteriche e mortifere di quattro protagonisti della musica post-industriale italiana”, cioè Ain Soph, Rosemary’s Baby, Sigillum S e Atrax Morgue. Attraverso le storie di questi quattro gruppi si approfondiscono vari temi di natura esoterica, magica ed artistica, che questi veicolavano al fianco dell’attività prettamente musicale.
M.B.: Sempre i soliti bene informati vi vogliono in questi anni sempre più impegnati in viaggi alla volta dell’oriente. Nuovi interessi?
A.P: Nuovi e vecchi interessi, come il Buddismo Tibetano e Theravada, il Bön, il Tantrismo, ecc. ci hanno portato negli ultimi anni a viaggiare spessissimo nell’area fra l’India, il Nepal e i paesi del Sud-Est Asiatico.
M.B.: Visto che scrivo per Taxi Drivers la domanda è quasi obbligatoria: ci sono altre contaminazioni cinematografiche che ho dimenticato?
A.P.: Nel 1999 ho pubblicato il libro “Erotismo Infernale – Sesso e ultraviolenza nel cinema giapponese contemporaneo”, che tratta della storia del porno giapponese, i film d’avanguardia sexy-violenti di Koji Wakamatsu, gli eccessi splatter delle serie “Guinea Pig” e “Atrocity”, i film di torture e i video bondage, la new wave porno-allucinatoria di Hisayasu Sato, il porno-horror giapponese, i video sexy-trash di Takao Nakano, fino al cinema sperimentale e underground di filmmakers di culto come Shinya Tsukamoto e Shojin Fukui. Il libro è curato da me, e scritto insieme ad altri tre ottimi autori (Aldo Chimenti, Devis Granziera e Paolo Bandera).
Se qualcuno fosse interessato a questo libro, all’ultimo numero di Healter Skelter, a Rumori Sacri o ad altro, mi può contattare sulla pagina facebook di Kali Yuga editions.
Master Blaster