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alessia e michela orlando: CHE FINE FECERO 40.000 DEPORTATI NAPOLETANI? E IPPOLITO NIEVO?

Creato il 16 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: CHE FINE FECERO 40.000 DEPORTATI NAPOLETANI? E IPPOLITO NIEVO?

alessia e michela orlando: CHE FINE FECERO 40.000 DEPORTATI NAPOLETANI? E IPPOLITO NIEVO?

Al povero giurisdicente, che coll'acume della paura intendeva meravigliosamente tutti questi discorsi, i sudori freddi venivano giù per le tempie, come gli sgoccioli d'una torcia in un giorno di processione. Il dover rispondere, il non voler dire né sì né no, era tal tormento per lui che avrebbe preferito di cedere tutti i suoi diritti giurisdizionali per esserne liberato.

Ippolito Nievo, Le confessioni di un italiano

L'INVENZIONE

DELL'ITALIA UNITA

1855-1864

di ROBERTO MARTUCCI

storie d'Italia SANSONI

L'INVENZIONE DELL'ITALIA UNITA

Roberto Martucci

Il periodo che interessa a Roberto Martucci (Lecce, 1949; è professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche, facoltà di Scienze Politiche, Università di Macerata), in questo libro, è quello compreso tra la guerra di Crimea e il trasferimento della capitale da Torino a Firenze.

Per la sua ricostruzione storica utilizza i Carteggi Cavour, di cui indica la sottoutilizzazione. Integra la fonte con la memorialistica risorgimentale e gli Atti Parlamentari.

Siamo di fronte a una ricostruzione che si inscrive tra i tentativi di deviare dalla versione consolidata, per giungere a una visione originale, e ben più palusibile-veritiera, della operazione militare che fa di una penisola frammentata in tanti Stati regionali o provinciali quello che appare come un unico REGNO D'ITALIA. L'operazione, stabilita a tavolino, che ignora, ad esempio, le divisioni linguistiche (stigmatizzate già in seconda di copertina) che si contano in almeno dieci, non può che pervenire alla nascita di Istituzioni deboli. Non possono, inoltre, passare in secondo piano la divisione sociale; la manipolazione dei plebisciti del 1860; la liquidazione del brigantaggio e della insurrezione contadina meridionale con le tremende, bieche, sanguinolenti leggi draconiane. E così ritornano in luce la presenza malavitosa nei moti politici come l'odissea di ben 40.000 prigionieri di guerra napoletani. Furono tutti deportati in Italia settentrionale. Risale a galla il mistero della cassa del Banco di Napoli, come l'altrettanto misteriosa morte di Ippolito Nievo: il pronipote, Stanislao, gli dedicò le drammatiche pagine iniziali del romanzo Il prato in fondo al mare. Da pagina 232 Martucci dà ulteriori elementi di chiarezza. Tutto ciò non può che condurre alla voglia di ulteriori approfondimenti. Non mancano gli strumenti; di documenti ve n'è in abbondanza. Se solo li si volesse utilizzare con più scientificità non mancherebbero le sorprese e i grandi scatti di chiarezza; definitivamente potrebbero riportare alla luce i profili veri della Questione Meridionale.  

Qui ci limitiamo a riportare un frammento del libro (è a pagina 251), dove si narra di ciò che accadde l'11 ottobre 1860, emerso dal Rapporto del colonnello Copa (Kupa) a Cavour, datato 18 ottobre 1860:

occorrendo denari ed essendosi detto che in cassa delle finanze non se ne trovava, Garibaldi ordinò che si intimasse ai banchieri di somministrarne sotto minaccia di fucilazione se ricusassero; a questo modo venne uno dè primi banchieri d Napoli e sborsò uno o due milioni.

 

Le foto. La prima: L'INVENZIONE DELL'ITALIA UNITA.

La seconda: IPPOLITO NIEVO.



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COMMENTI (1)

Da Fausta
Inviato il 25 febbraio a 14:00
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Non tanto misteriosa è la morte di Ippolito Nievo e compagni, imbarcati sull'Ercole, se si vuole davvero interogare le carte superstiti nei nostri archivi. Anche sui "deportati" esistono documentazione negli archivi e articoli sui giornali del tempo. Furono spostati da Gaeta e da Messina a Capri, Ponza, Ischia e più tardi liberati (quelli che non erano morti all'Ospedale della Misericordia di Casamicciola, dove scoppiò il tifo). Ma il loro numero era un decimo di quello qui segnalato.