alessia e michela orlando: CORSO DI SCENEGGIATURA ON LINE-GRATUITO-ANCORA SUL FUMETTO-DAL MITRA LUCIDATO A "MAGICO VENTO"-L'EVOLUZIONE CREATIVA DI GIANFRANCO MANFREDI

Creato il 16 agosto 2010 da Gurufranc

DAL MITRA LUCIDATO IN UNA CANZONE D'AMORE

ALLA PENNA CHE SCENEGGIA

MAGICO VENTO

DALL'ESSERE ATTORE AL TORNARE CANTANTE

L'EVOLUZIONE CRETIVA DI GIANFRANCO MANFREDI

Il suo corso di SCENEGGIATURA ON LINE FRUIBILE GRATUITAMENTE:

http://www.gianfrancomanfredi.com/csindice.html

Dalla prima lezione estrapoliamo:

COME SI PRESENTA IL PROTAGONISTA (I)

Quando lo sceneggiatore presenta il personaggio protagonista, si trova a dover soddisfare due distinte esigenze: una è informativa. Si tratta cioè di fornire al pubblico le informazioni di base utili a identificare il personaggio nei suoi connotati essenziali, cioè la sua "carta d'identità". L'altra è espressiva. La semplice lettura di una carta d'identità non basta infatti a definire le caratteristiche psicologiche di un personaggio, né il suo momento emotivo, né il suo temperamento. Troverete in tutti i manuali di sceneggiatura indicazioni sulla creazione preliminare di uno schema di definizione del personaggio, proprio sulla base del modello "carta d'identità": età, luogo di nascita, professione, sesso, aspetto e segni particolari. I manuali precisano immancabilmente che è bene per un autore definire in anticipo anche altri dettagli, per esempio sulla famiglia del personaggio, se ha genitori ancora in vita, fratelli, figli, coniugi e altri parenti, se ha tic o gusti particolari, quale sia il suo grado di istruzione, il suo curriculum vitae, le sue principali qualità/punti di forza e i suoi difetti/debolezze. Insomma tutti i dettagli utili a comprenderlo anche se poi molti di questi dettagli non verranno affatto utilizzati nella storia. I manuali di sceneggiatura però in genere trascurano di precisare e avvertire che tutti questi utili approfondimenti del personaggio, poi condizioneranno pesantemente il lavoro dello scrittore. Umberto Eco, in una recente intervista rilasciata a Enrico Ghezzi, ha giustamente sottolineato: "quando io decido che il mio personaggio ha sessant'anni ed è nato a Padova, già mi sono in qualche modo legato. Ci saranno cose che potrà fare e altre che non potrà fare." Insomma: ogni caratteristica fissata a priori, da un lato ci apre un possibile scenario creativo, dall'altra ci limita ed esclude altri possibili sviluppi e scenari. Nella fase di ideazione di un personaggio questo deve essere tenuto ben presente

°°°°°

Avviamo per l'ennesima volta la canzone Ma chi ha detto che non c'è, lasciando andare libera l'idea che quelle parole nascondano cose che non capiamo, che forse nella voce ci sia una lieve ironia. Lasciamo anche scorrere via la domanda: Ma come mai adesso canzoni così non le scrive più nessuno?

La cantiamo:

Sta nel fondo dei tuoi occhi
sulla punta delle labbra
sta nel corpo risvegliato
nella fine del peccato
nella curva dei tuoi fianchi
nel calore del tuo seno
nel profondo del tuo ventre
nell'attendere il mattino
Sta nel sogno realizzato
sta nel mitra lucidato
nella gioia nella rabbia
nel distruggere la gabbia
nella morte della scuola
nel rifiuto del lavoro
nella fabbrica deserta
nella casa senza porta
Sta nell'immaginazione
nella musica sull'erba
sta nella provocazione
nel lavoro della talpa
nella storia del futuro
nel presente senza storia
nei momenti di ubriachezza
negli istanti di memoria
Sta nel nero della pelle
nella festa collettiva
sta nel prendersi la merce
sta nel prendersi la mano
nel tirare i sampietrini
nell'incendio di Milano
nelle spranghe sui fascisti
nelle pietre sui gipponi
Sta nel sogno dei teppisti
e nei giochi dei bambini
nel conoscersi del corpo
nell'orgasmo della mente
nella voglia più totale
nel discorso trasparente.
ma chi ha detto che non c'è
ma chi ha detto che non c'è
Sta nel fondo dei tuoi occhi

Ma chi ha detto che non c'è


sulla punta delle labbra

Ma chi ha detto che non c'è


sta nel mitra lucidato

Ma chi ha detto che non c'è


nella fine dello Stato
c'è, c'è. Sì che c'è.

Ma chi ha detto che non

c'è c'è, c'è. Sì che c'è.

Ma chi ha detto che non c'è

Ci sembra una liturgia emancipatoria quella escogitata da Gianfranco Manfredi. Anche il coro-controcanto ce lo suggerisce. E ci sembra possibile provare nostalgia per anni non vissuti. Era il 1977 quando questo testo fu scritto. Il tempo ha forse chiarito o aggiunto altri significati, elidendone taluni: è una canzone d'amore. Certo, d'amore si può parlare anche con il frastuono discotetario, e molti lo troveranno più intrigante, meno noioso, ma forse è meglio se lo si fa con due accordi e una voce non dispiegata fino in fondo. E fa nulla se quel che emerge è una venatura di violenza politica: non c'è forse anche nei giochi d'amore? E non è, forse, quanto meno originale parlare d'amore, senza mai pronunciarne la parola che ancora tanti dubbi suscita: è eccitazione per la chimica del cervello? È la natura che rende urgente l'amplesso per perpetuarsi? È. È e basta o è proprio necessario dire cosa sia, rivestirlo di abiti, di parole che inizino con la fatidica maiuscola: A?

Domande. Troppe domande andiamo seminando. Tentiamo vanamente di ricacciare nel nostro profondo anche la successiva: Sarà cambiato quel giovane che la cantava? Avrà avuto un seguito quel tipo di creatività? A questa sarà inevitabile dare una risposta, magari in controluce, essendo racchiusa nel tema che stiamo sviluppando.

Da dove viene.

Studiò e si laureò a Milano presso la Università Statale, in Filosofia. Frequentò la Redazione di Re Nudo e si imbatté nella cosiddetta controcultura. È qui che individua e raccoglie i fermenti per scrivere le prime canzoni. Nel 1972 nasce LA CRISI. Lo sguardo è già ironico, forse anche leggermente critico nei confronti dei giovani di sinistra (non lo fece anche Pasolini?). Alcuni titoli delle sue canzoni: Sei impazzita per Marcuse; Lamento per i compagni usciti dall'organizzaizone; E Giuseppe leggeva Lenin.

Nel 1976 tocca al secondo album vedere la luce: Ma non è una malattia. Ne estrapoliamo un verso:

E mia madre m'ha guardato
dice: come sei finito!
cosi in basso non t'avrei pensato mai...
Sì ma in basso puoi scoprire
le sottili incrinature
che non puoi studiare all'Università

Ma non è una malattia
no, non è una malattia
e non è una malattia

È nuovamente un occhio sensibile sui luoghi comuni di certi ambienti studenteschi a la page. Si giunge al 1977 e al terzo album: Zombie di tutto il mondo unitevi, scritto assieme a Ricky Gianco. Il disco vede la partecipazione della P.F.M e dà origine a uno spettacolo teatrale. Nel 1978 giunge la TV: Biberon e si sperimenta nel saggio L'amore e gli amori in Jean-Jacques Rousseau. Collabora al film LIQUIRIZIA di Salvatore Samperi

Negli anni ottanta pubblica l'album Gianfranco Manfredi. Appare meno graffiante, più pacato, dei precedenti e si concentra sull'attività di sceneggiatore nonché quella di attore cinematografico: Fotografando Patrizia, Nel giardino delle rose, In camera mia; Abbronzatissimi 2-Un anno dopo. La sua creatività si orienta verso la cura di album discografici per la Lato Side e pubblica i libri di genere noir: Magia rossa, Cromantica, Ultimi vampiri, Trainspotter. Nel 1993 ritorna alla musica con In paradiso fa troppo caldo. Negli anni '90 l'attività di sceneggiatore per i fumetti è intensissima. Dà luce a: Gordon Link; MAGICO VENTO e nel 2007 nasce Volto nascosto. Tutti con Sergio Bonelli Editore. .

MAGICO VENTO-IL NUMERO 88 DELL'0TTOBRE 1984

L'ILLUSIONISTA

La copertina è di Corrado Mastantuono. È illustrato da: Luigi Copello, Bruno Ramella, Frederic Volante.

Siamo Kendall. Magico Vento non può evitare di sparare sul corpo fisico dello sceriffo Brad Fisher, che lo minaccia. Due testimoni, Martin e Spencer, possono provare la sua legittima difesa.
Un mese dopo Poe, sconvolto, lo rintraccia a Blizzard e gli comunica che il nuovo sceriffo di Kendall ha spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura. I testimoni hanno cambiato versione e adesso sono testi a carico. Poe scopre un personaggio equivoco: è un illusionista abile prestidigitatore. Sa avvalersi di meccanismi per tirar fuori dalle maniche pistole perfettamente funzionanti. Il suo nome d'arte è: Boris il Grande. Arrotonda facendo il bounty killer. Lo fa in maniera micidiale. Venuto a conoscenza della vicenda di Magico Vento e della morte dello sceriffo intende sfruttare l'occasione per realizzare quel che crede essere un facile guadagno. Venendo a conoscenza del passato dello sciamano, decide di cederlo alla Volta Nera. N un espediente cattura Poe e lo consegna all'inviato della Volta Nera, Patrick Mc Guinn. Ha timore di Magico Vento, avendolo visto all'opera; è consapevole, dunque, della sua velocità con le pistole: superiore a quella che può realizzare lui usando banali marchingegni nascosti nelle maniche. Inaspettatamente accade qualcosa che favorisce le intenzioni di del bounty killer: mentre Magico Vento esamina la foto dello sceriffo Fisher, sviene ed ha delle visioni. Ciò che vede è devastante: Fisher compare alle spalle di un paralitico in carrozzella. È un personaggio già apparso: è il defunto sceriffo Coleman.

Riescono a liberarsi prima che giungano gli uomini della Volta Nera; convincono Boris a schierarsi con loro giacché è evidente la pericolosità dei suoi sodali. In un accesissimo e avvincente duello, i tre sgominano i nemici, malgrado siano molti di più. Boris è stanco; vuole andare in Canada. Magico Vento e Poe gli spiegano come la Volta Nera sia pronta a minacciarli nuovamente.

Il finale: si pone un problema di spartizione di soldi. E Poe decide che sia il caso di andarsene in vacanza e vuole comunicarlo a Clovis, per il quale scrive. Magico Vento:

E C'È BISOGNO DI SCRIVERGLIELO? PRENDITELA E BASTA!

La foto: la copertina di Magico Vento n.88, ottobre 2004, illustrata da Corrado Mastantuono

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