IL VESUVIO DALLA VALLE DELL'IRNO
C'è una valle della quale tutto sommato si sa poco: è la Valle dell'Irno. Sullo stesso Irno regna quasi il mistero: è un fiume. Nasce a Baronissi, nobile paese del salernitano; il suo percorso inizia esattamente dal Monte Stella. Non è un fiume del quale si potrebbero narrare mirabilie: è corto, molto corto. Alle sue acque basta percorrere undici chilometri e può allegramente giungere nel mar Tirreno, dopo aver sfiorato il nuovo tribunale di Salerno., in un punto dal quale si possono vedere le due costiere, quella d'Amalfi e quella del Cilento Neppure la portata è da evidenziare, tanto che l'architetto e urbanista catalano Oriol Bohigas ha potuto progettarne la copertura in alcuni tratti. Eppure ci sono alcune ragioni per le quali sia la Valle che il fiume dovrebbero essere conosciuti.
Intanto il mistero del nome: sono diverse le opinioni sulle origini. Vi è chi ritiene che inizialmente fosse l'Irnthi, come una antica città della quale sono state rinvenute in Campania monete bronzee. È una città sconosciuta e gli studiosi opinano si tratti dell'importante complesso etrusco campano svelato nella frazione Fratte di Salerno, non lontano dal fiume. Altri sostengono trattarsi dell'antico Leirionos ovvero del Fiume dei Gigli. Per successive evoluzioni grafiche e semantiche sarebbe divenuto Lirino, Lirno, l'Irno.
Quel che conta è nel fatto che le corruzioni susseguitesi hanno in ogni caso trasportato significati meno dubbi, ma non privi di incertezze: anche il nome della città di Salerno deriverebbe da Irno: Salernumprovverrebbe da salum e Irnum, ovvero il luogo che sta tra il mare e l'Irno.
Se dubbi sussistono, dunque, sui nomi, nulla è nascosto su ciò che ha interessato sia la Valle che l'Irno negli ultimi decenni.
Spingendoci sino al 25 ottobre 1954, giorno noto per l'alluvione di Salerno, anche l'Irno straripò, ma non arrecò danni alla città; cosa che fecero invece alcuni torrenti. Dodici anni dopo andò meno bene: straripò di nuovo danneggiando numerose fabbriche. Attualmente si presenta arricchito di piante e aree lacustri percorribili con le barche per mera attività ludica (http://it.wikipedia.org/wiki/File:Laghetto_del_fiume_Irno.JPG).
Per noi che da quella zona proveniamo, tutto ciò non basta. Chi l'attraversa prima o poi rivolge lo sguardo in direzione di Napoli e noi l'abbiamo fatto spesso: non si può evitare di vedere il Vesuvio, con sguardo non spaventato per via della lontananza, che tuttavia non basta a renderlo poco nitido. Lo si vede anche dalla fontana che introduce a Fisciano, ovvero dalla sede dell'Università ancora chiamata di Salerno. E non è difficile immaginare cosa sia accaduto quando questo affascinante vulcano, ancora attivo, ha eruttato. Non è difficile immaginare neppure cosa sia accaduto prima e dopo. Di certo la gente del posto ha sentito i sommovimenti della terra e le esplosioni; ha visto il cielo oscurarsi; è fuggita inseguita da ceneri e lapilli, come è documentato dal rinvenimento di giacimenti tufacei e dai documenti.
Affascinante vulcano: lo è davvero nell'immaginario di tutti coloro che hanno nella mente i quadri dei grandi pittori meravigliati e ispirati; e così tutti hanno nella mente gli sfondi di Napoli; tutti hanno in mente le canzoni che lo celebrano; tutti hanno in mente Ercolano e Pompei.
Eppure c'è una immagine poco nota: quella del Vesuvio innevato. Lo si può vedere durante l'inverno da Napoli; lo si può vedere dalla valle dell'Irno; lo si può vedere dando le spalle alla fontana che divide la strada che porta al centro abitato di Fisciano e alla stessa Università di Salerno; lo si può vedere innevato oggi, 4 dicembre 2010.
Illustrazione: ricostruzione della morte di Plinio il Vecchio. Stampa del XIX secolo