L'EREDITÀ DELLA PRIORA
Di Carlo Alianiello – Edizioni Osanna Venosa
Carlo Alianello nacque a Roma (1901), ma era lucano.
Già nell'Alfiere, la sua opera prima, aveva mostrato straordinarie attitudini. E, sorprendentemente, aveva interpretato la Spedizione dei Mille, come evidenzia Giovanni Caserta nella PREFAZIONE, in maniera affatto originale: anziché schierarsi per Garibaldi, il vincitore, si schiera con i vinti, con i Borbone.
Siamo di nuovo nel tema della invasione piemontese, nel tema della distruzione di un Regno durato settecento anni. L'autore descrive in puntigliosa il significato di quella vicenda per i meridionali. E non manca di evidenziare i guasti: ovvero i danni sociali, culturali ed economici. L'impianto del libro ci appare evidentemente teatrale. D'altronde pubblicò varie opere teatrali e quindi si può immaginare una predisposizione anche stilistica, riversata poi nella suddivisioni delle varie parti delle sue opere. Alla fine del CAPITOLO QUATTORDICESIMO c'è UN INTERMEZZO PRIMO.
Dopo il TRENTATREESIMO CAPITOLO troviamo l'INTERMEZZO SECONDO:
Perché quella notte Potenza non fu assalita?
L'incipit: Guardò l'uomo che gli sorrideva ammiccando. Alto, grosso, con due spalle troppo larghe e un torso troppo lungo; il viso una macchia rossa tagliata da una dentatura bianca, come la fessura d'un salvadenaio, all'insù.
"Toh!" disse, "Max!" e involontariamente si dette una guardata attorno.
Le ultime parole:
"Ho detto," disse Gerardo, "mannaggia 'e femmene!".
L'altro rise, ma subito rabbrividì e si tirò su il bavero della pellegrina, perché gli era giunta tra capo e collo una folata d'aria gelida".
Le foto: la copertina di L'eradità della Priora.Ritratto di Carlo Alianello.
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