alessia e michela orlando: LE STREGHE DI BENEVENTO TRA UNGUENTI E CONGIUNZIONI CON IL DIAVOLO-CAPRONE: FORSE MAI CONDANNATA NEPPURE UNA A BENEVENTO

Creato il 16 agosto 2010 da Gurufranc

LE STREGHE DI BENEVENTO: LA VERA STORIA IN

Le streghe di Benevento

e il simbolo dell'albero

di Alberto Abbuondandi-Prefazione di Domenico Rea

Dalla prefazione: …Le streghe di Abbuondandi sono seguite dall'autore dalla loro più lontana origine ai giorni nostri. La loro patri d'elezione è Benevento e, a quanto pare, i loro sortilegi, le loro maledizioni non sono mai del tutto finite come non è finita la capacità umana di credere nel magico e nel demoniaco.

E poi: …È giunta finito a noi (questa vicenda) attraverso le leggende, le narrazioni, le filastrocche narrate dai giullari e dai saltimbanchi e, perché no, i seri e ufficiali atti dei Tribunali dell'inquisizione.

Per una panoramica geografica del libro, ci trasferiamo (magari a bordo di una scopa) nell'incipit: "Inciarmatori, maghi e streghe di Benevento" l'interessante volume di A. De Blasio, mi colpì per una osservazione: "i beneventani, tra tutti gli europei, sono i più superstiziosi". Da questo e da altre affermazioni nasce in Alberto Abbuondandi la voglia di saperne di più. E lo fa trovando difficile liberarsi dai pregiudizi: la bruttezza, l'inevitabile cattiveria, che lega anche figure che sembrerebbero lontane, come la strega e la fata. Non gli ci vuole molto a imbattersi in Bellezza Orsini, "strega maestra" eppure bellissima, una sensuale bona foemina. Oltretutto, sceglieva solo donne belle e, una volta che fossero ben unte di un unguento misterioso, poteva spingerle verso il noviziato, apprendiste del volo radente. Usava questa cantilena:

Unguento Unguento/portaci al noce di Benevento per acqua e vento/e per ogni maltempo.

La malcapitata strega fu processata nel 1540, giacché quella scelleratezza si diffuse a macchia d'olio e trascinò nei processi le praticanti della medicina popolare. Non ammise mai di essere strega: dichiarò di essersi sempre e solo occupata di curare gli ammalati. A nulla servì la sua difesa:

So guarire ogni male, ogni infirmità, ossa rotte, doglia francese. Io curo e medico ogni male. Io non so strea, ma medico ogni cosa con olio mio fiorito che ingenera la natura de tucti arbori e tucti quilli che fanno le erbe…Io ho un libro di cento e ottanta carte dove stanno tucti li secreti del mondo boini e cactivi.

Fu leggendo ciò che l'Autore comprese come ci fosse sempre stata differenza tra streghe e fate. Cosa abbiamo, invece, scoperto noi leggendo le 105 pagine del libro: non certo il detto e ridetto (streghe e fate, ianare e fattucchiere, inciarmatori ed occhiarole che si cospargono di intrugli portentosi; che si danno da fare a preparare miscugli malefici; che si esauriscono in danze sfrenate sotto un albero nodoso; che si impegnano nel congiungersi carnalmente con il diavolo sotto poco mentite spoglie: quelle del caprone).

No. Tutto questo è noto e ci fa concludere che non sono mai esistite le streghe, ma i roghi, le torture della santa inquisizione, si. Quello è tutto vero. E il luogo comune è: Benevento capitale del Sabba.

Ci vuole poco e si può tirare un respiro di sollievo: pare che a Benevento la cosiddetta santa Inquisizione non abbia mai alzato un solo rogo per bruciare una strega; e forse non ne ha mai nemmeno condannata una.

La foto: copertina del libro LE STREGHE DI BENEVENTO E IL SIMBOLO DELL'ALBERO



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