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alessia e michela orlando: NEGLI OMICIDI E NEI SUICIDI DI UGO MAZZOTTA-UN VOLO ALCIONEO

Creato il 12 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: NEGLI OMICIDI E NEI SUICIDI DI UGO MAZZOTTA-UN VOLO ALCIONEO

alessia e michela orlando: NEGLI OMICIDI E NEI SUICIDI DI UGO MAZZOTTA-UN VOLO ALCIONEO

UGO MAZZOTTA

Un volo alcioneo nella letteratura di questo illustre napoletano

PRIMA PUNTATA

Dove si anticipa una nostra oscena idea

Se la nostra mente deve farsi, un po' perfidamente, culla di idee complesse, vogliamo farlo per trascinare chi ci legge in un progetto inusuale: desideriamo svelare Ugo Mazzotta e la sua letteratura (per noi ciò che si scrive è sempre e solo letteratura tout court, e mai di genere; poi può essere bella o brutta, avvincente oppure no…) man mano che la scopriamo. Non vogliamo solo recensire il suo primo libro (COMMISSARIATO DI POLIZIA "LA BELLA NAPOLI") o scarnificargli notizie sul prossimo e far bella figura; servendole su un piatto d'argento, in una pietanza caso mai avvelenata, a lettori che già lo conoscono e forse sono anche distratti dalla brezza marina. In sintesi è: un esperimento in cui prendere alla lontana la conoscenza di uno scrittore; inscrivere la sua storia in un ordito fatto di leggende, di riminescenze liceali, di venti che sbattono sulle pareti di roccia cadenti a mare, estirpandone i nidi, di cadute negli inferi, di paradisi celati nelle grotte di Cuma e la Sibilla che vaticina ulteriori idee mortali del Nostro Scrittore.

  

Tirato un respiro profondo, una di noi due ha detto: Per la miseria! Questo deve essere il classico bel tomo che veramente sa ciò che scrive. Vuoi che un medico non sia un maestro nell'uso chirurgico della cancellazione del troppo e del vano?

E l'altra: Scusa, ma che c'entra? Mica si tratta di amputare una gamba andata a male. Sono ben altre, nel secondo caso, le ansie, le necessità, le regole da seguire. E certamente non è mai solo quello.

E la prima: Quello? Quello chi?

Abbiamo capito entrambe di essere un po' stanche e che era inutile proseguire. Dopo mezzora ci abbiamo riprovato. La prima: Allora, dove eravamo arrivate? Ah, si, a quello. Quello chi?

Eravamo al punto di partenza. Si parlava di un medico che potrebbe far parte di una equipe pronta a tagliare una gamba. E li possiamo vedere quei volti da extraterrestri: mascherine; capelli raccolti in cuffie forse azzurre (guarda caso), mani inguantate; scarpe di plastica…E l'ambientazione: sala chirurgica asettica; specchi; acciaio; luci in lampadari che paiono U.F.O.; arnesi vari, tra cui certamente martelli, seghe, aghi, filo. Voci sommesse; allucinazioni da sostanze narcotizzanti… Ognuna ha confessato di aver sentito odore di alcool che, a quanto ci dicono, non disinfetta ed è buono solo a tenere sotto controllo le colonie di batteri. Beh, ma l'odore di sostanze narcotizzanti ci deve essere per forza; come ci deve essere quella atmosfera un po' stile '700: la morte non dovrebbe essere lì, o almeno nei pressi, presente con la falce e aleggiare, minacciosa, sulla testa dei protagonisti? Pronta a ghermire almeno un corpo? Come no! Si, sicuramente si. Sull'angoscia indotta dall'immagine della morte, cristallizzatasi in un corpo ormai senza vita e con una gamba tagliata, si è perfezionata un'altra immagine: quella di un bisturi. Nell'elenco degli oggetti da sala operatoria mancava. A questo punto è fatta: adesso si può andare spedite verso il cuore dell'idea per questo articolo. La competenza in materia di bisturi non è pari a zero; si eleva fino al punto da evidenziare quale sia la vera forma di un taglio chirurgico: l'abbiamo vista in una serie di foto. Non sono precisi e netti quei tagli. Presentano una serie di difformità che possono creare problemi alla ferita, ritardarne la guarigione e lasciare brutti segni. Pare che siano più netti e precisi i bisturi di ossidiana. Questa considerazione dà il La a una idea ulteriore: parlavamo di uno scrittore; parlavamo di un medico; parlavamo di un napoletano, come è emerso da qualche indizio disperso in questa marea di parole che potrebbe apparire ingiustificata. E vorremmo continuare a farlo, intanto stigmatizzando la ostinata idea che quelle da lui prodotte siano ottime pagine di genere noir all'italiana. Non c'è nulla di perverso nel dividere chirurgicamente la letteratura italiana, ma ravvisiamo un pericolo: c'è il rischio che si creino ghetti di lettori, senza possibilità di scoprire scrittori straordinari, giacché qualcuno ne ha colto alcuni aspetti narrativi e ne ha trascurato altri. È successo pure  a noi: il nostro e-book SENZA MACCHIE, per essere stato pubblicato da Edizioni Scudo, è stato visto e letto solo come narrativa di genere fantasy. Abbiamo dovuto scrivere un articolo per evidenziare che: I- è un viaggio (ed esiste una narrativa di viaggio) a ritroso, con cui volevamo lentamente far tornare gli emigrati in Italia, a Napoli, nel Cilento. Volevamo far sentire il peso della loro sofferenza, senza dirlo, e riportarceli a casa. Anche se morti. II- Volevamo parlare della crisi economica che penalizza sempre l'Arte e la Cultura; III- Volevamo far scoprire opere d'Arte nascoste nei musei, che nessuno ha mai visto. Con l'espediente della prossima fine del mondo, quella del 21 dicembre 2012, e le paure millenariste, volevamo indicare altri pericoli per l'umanità. E, guarda caso, qualche tempo dopo la pubblicazione, si è creato il problema del petrolio nel mare americano. Chi ha letto il libro, da noi scritto di corsa e senza mai aver letto di narrativa cosiddetta fantasy, sa che la storia giunge in Val d'Agri, dove si sfrutta il petrolio senza che la qualità della vita degli abitanti sia migliorata. Poi arriva nel Cilento. E abbiamo dovuto anche dire che esiste davvero una persona che si chiama Italo Gregorio, come il bambino che alla fine della storia, evidentemente in un fenomeno di metempsicosi, prende il comando dell'unico seme di questa madre Terra che si salva dalla silenziosa distruzione. È proprio lui che avevamo in mente: l'Italo Gregorio che cura l'immagine di molte starlette del cinema americano.

Ritornando al dottor Ugo Mazzottamedico): abbiamo immaginato di farlo diventare protagonista di un nostro romanzo (lo stiamo scrivendo), in una indagine delle investigatrici Alexis Kimberly Nicoletti e Micaela Kimberly Nicoletti, già protagoniste del racconto A ME GLI OCCHI, pubblicato in UNICO INDIZIO UN PESCE ROSSO, da Damster Edizioni, di Massimo Casarini, Modena. Egli, trasformato in Ugo MATTOZZA è un assassino, e usa un bisturi di ossidiana. Ecco: su questa suggestione, anticipata una idea, sperando non venga copiata, visualizziamo Ugo Mazzotta e andiamo avanti come due caterpillar.

Non lo conoscevamo. Avvertiamo il peso dell'ignoranza e di due domande che qualcuno potrebbe agitare e usarle per punzecchiarci: vi disperdete in mille cose, in mille aree geografiche e non sapete di avere in casa straordinari personaggi da conoscere meglio? Vuoi vedere che dovete pure ringraziare qualcuno? Si, è proprio così: dobbiamo ringraziare Paolo Franchini, il cosiddetto giallista varesino che abbiamo intervistato da poco. Ci ha scritto con entusiasmo; ha parlato molto bene di Ugo Mazzotta e si è spinto ben oltre: contattatelo e salutatemelo.

Lo abbiamo fatto. Ora, vinta la voglia di sdrammatizzare buttandola un po' sul comico (Ugo è il nome che Massimo Troisi avrebbe voluto dare a un figlio non suo, affinché crescesse meglio educato), possiamo iniziare a sfogliare i libri prodotti da Mazzotta. Per finire questa prima puntata, vogliamo fare una promessa: non diremo mai di essere colleghe di Ugo Mazzotta; non siamo medici, non siamo scrittrici con il suo peso specifico. Se lo facessimo accadrebbero cose di inaudita violenza, da fine del mondo: tuoni assorderebbero mari e monti; fulmini brucerebbero i cieli di tutti gli universi. Così come accadde quando: ALCIONE (figlia di Eolo, re dei venti), che sposò CEICE DI TRACHIS, in una botta di felicità, lo gridò al mondo chiamandolo ZEUS. Il vero Zeus si adirò e scatenò una tempesta: ovviamente mentre Ceice era a mare. Affogò. La sua ombra apparve ad Alcione che, compreso l'accaduto, si buttò a mare. Gli dei si impietosirono (ogni tanto ne appare qualcuno buono); meravigliati per tanto e tale amore, tirarono fuori il meglio di se: i due furono trasformati in uccelli (non è dato sapere se martin pescatori o gabbiani).



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