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alessia e michela orlando: PER RISCRIVERE LA STORIA-DA PISACANE A GARIBALDI IN "LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLA REPUBBLICA DEI BRIGANTI ROMA 1849 MAZZINI-GARIBALDI-MAMELI" DI CLAUDIO FRACASSI

Creato il 16 agosto 2010 da Gurufranc

LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLA REPUBBLICA DEI BRIGANTI

ROMA 1849

MAZZINI-GARIBALDI-MAMELI

MURSIA

Ho dei compagni degni dell'Italia: pugnerebbero col demonio.
Giuseppe Garibaldi


E se si volesse riscrivere la storia, da dove occorrerebbe iniziare? È la domanda che è deflagrata all'improvviso. Forse non basterebbe una vita per inseguire i documenti tra Archivi di Stato, biblioteche pubbliche e private. Ci sarebbe una soluzione ulteriore; si può abbracciarla senza alcuna professione di fede; si farebbe certamente prima e meglio. Perché mai non si dovrebbero utilizzare gli sforzi compiuti da altri?

Si potrebbe iniziare leggendo il libro di Claudio Fracassi. Che: è stato direttore del quotidiano «Paese Sera» e del settimanale «Avvenimenti». Studioso di storia e dei meccanismi dell'informazione, ha scritto Aleksandra Kollontaj e la rivoluzione sessuale, Sotto la notizia niente e Le notizie hanno le gambe corte. Con Mursia ha pubblicato La lunga notte di Mussolini (2002), Bugie di guerra (2003) e Matteotti e Mussolini. 1924: il delitto del Lungotevere (2004).

Dalla seconda di copertina: La notte tra il 24 e il 25 novembre 1848 Pio IX lasciò in incognito Roma e raggiunse Gaeta nel Regno borbonico, dove rimase per più di un anno. La fuga del papa e la conseguente vacanza del potere aprirono nella Città Eterna una stagione straordinaria di lotta politica e di emancipazione civile. Il 9 febbraio 1849 fu proclamata la Repubblica romana. che praticava il suffragio universale, promulgava leggi di grande valore sociale e preparava, attraverso aspri dibattiti parlamentari, una Costituzione fortemente innovativa. Mentre Giuseppe Mazzini, il pericoloso sovversivo ricercato dalle polizie di mezza Europa, governava al Quirinale e Giuseppe Garibaldi comandava un pittoresco ma disciplinato esercito di volontari, per difendere Roma dall'attacco straniero, arrivò da tutta Italia e dalle principali capitali europee una moltitudine di ragazzi e di ragazze, la «meglio gioventù» di quegli anni febbrili ed esagerati. Furono vinti dalle cannonate dei francesi, corsi in aiuto del papa, ma quei «giovani briganti» scrissero una meravigliosa pagina di storia. Con uno stile narrativo incalzante, fresco e avvincente, l'Autore squarcia il velo polveroso che troppo spesso ricopre il nostro Risorgimento e riporta in vita i personaggi e le vicende della Repubblica romana, «uno dei grandi spettacoli della storia», destinato a concludersi con la sconfitta – che sarebbe durata un secolo – dell'ipotesi di un'Italia repubblicana e democratica.

È stato molto interessante leggere questo libro. Interessante e non poco penoso nell'imbatterci in personaggi di cui è stata sempre e solo offerta una immagine quasi televisiva. Dunque falsa quanto mai. Ciò aiuta non poco a suscitare ulteriori domande e anche a chiedersi se la loro fama sia davvero meritata, se siano stati immacolati, se abbiano o meno operato negli interessi del popolo che li ha affiancati ed è spesso andato a morte.

Fa un certo effetto imbattersi in Carlo Pisacane, napoletano ancora giovanissimo, ufficiale di idee socialista che il 17 marzo 1849 è chiamato da Mazzini a far parte della commissione di guerra, costituita da soltanto cinque persone, chiamata a intervenire sul problema della crisi politica-militare (si erano dimessi due ministri), mentre al nord era stata trovata una intesa.

Ritroviamo lo stesso  Pisacane intento a criticare il  generale francese Oudinot. Si sosteneva che era meglio che i conquistatori, ovvero i vincitori, i nemici, entrassero in Roma come tali e non patteggiare con loro. Oudinot era il vincitore e Carlo Pisacane scrive:

La Francia dei Vendome, dei Villars e dei Turenne avrebbe dichiarato Oudinot indegno del suo grado per essersi convinto della menzogna e del tradimento. La Francia degli Hoche, dei Marceau, dei Kleber avrebbe decapitato Audinot per la sua disfatta de 30 aprile e pel tempo impiegato a prendere Roma…La Francia qual è, lo premia come degno satellite di un sì codardo e corrotto governo.

Emerge qui e lì un Carlo Pisacane giovane ma esperto e non privo di saggezza. Sorprende non poco sapere quel che gli accadrà. È difficile capire come mai non avesse intuito i pericoli connessi allo sbarco a Sapri.

E di Garibaldi che dire? Rileviamo come sia una figura controversa, che dovrebbe essere meglio indagata. Tuttavia, stando nel tema e nel libro, riportiamo uno stralcio di una lettera alla sua Anita:

Amatissima consorte,

il giorno 9 (è il 9 maggio, mercoledì) mi è toccato combattere ancora: e con Napoletani. Fuggirono con più celerità dei Francesi: erano settemila, noi duemila. Due cannoni, un mucchio di prigionieri e molto bagaglio e armamento restarono in nostro potere. Ho dei compagni degni dell'Italia: pugnerebbero col demonio.

Un  libro da cui partire e, via via, dipanare la matassa di una storia scritta lasciando mille lacune, fondandola su mille bugie, ricostruzioni fantasiose e utilitaristiche, nonchè sulle sabbie mobili della reticenza.  

La foto prima foto: l'antico Regno di Napoli, al di qua del faro.

La seconda: la copertina del libro.



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