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alessia e michela orlando: PER SVELARE LA FIGURA DI JOHN MARTIN TROMBETTIERE CAMPANO DEL GENERALE CUSTER

Creato il 14 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: PER SVELARE LA FIGURA DI JOHN MARTIN TROMBETTIERE CAMPANO DEL GENERALE CUSTER

alessia e michela orlando: PER SVELARE LA FIGURA DI JOHN MARTIN TROMBETTIERE CAMPANO DEL GENERALE CUSTER

LITTLE BIGHORN

TEX WILLER, CUSTER

IL TROMBETTIERE GIOVANNI MARTINI

Le origini, la sua vera storia e la fine

Ci sono vari episodi di Tex Willer retti da un impianto di tipo storico. Uno è ambientato nel set in cui Custer portò a morte i suoi uomini. Si tratta di una vicenda ben nota e la sua fine è ampiamente trattata. Sono diffuse, seppure poco note nell'ambito dei non specialisti, anche la notizie relative al trombettiere campano. Nel numero 492 dell'ottobre 2001, di cui forniamo la copertina, Giovanni Martini, interpellato dal Custer, che nota il suo accento strano e gliene chiede ragione, dice testualmente:

Italiano signore. Sono venuto in america tre anni fa

La nota a piè pagina (°) chiarisce:

Giovanni Martini era originario di Sala Consilina (Salerno) dove era nato nel 1953.

Chi era davvero e come mai si trovava al servizio del generale Custer?

Il suo vero nome era Giovanni Crisostomo Martini. Nacque a Sala Consilina nel 28 gennaio 1853 e morì a New York City il 27 dicembre 1922. Prima di trasferirsi in U.S.A., in una delle ondate migratorie (ne abbiamo parlato a proposito del brigantaggio)  fu un patriota. Unico sopravvissuto alla battaglia nota come del Little Bighorn (è un fiume), fu naturalizzato statunitense e assunse il nome John Martini. Come spesso accade, le origini sono contestate: vi è chi sostiene che sia nato ad Apricale, in Liguria. Altri ne affermano la nascita a Sala Consilina, aggiungendo che era un trovatello abbandonato lasciato alla Ruota dei projetti (da ciò trae origine il cognome PROIETTI, ma anche Esposito). Chi ne sostiene le origini ligure aggiunge: fu battezzato come Giovanni Battista Martini; era figlio di Giacomo e Giovanna Barberis; sarebbe nato il 16 marzo 1841 e si sarebbe sposato il 16 marzo 1860. Separatosi dalla moglie, con cui aveva un figlio, nel 1865, nell'anno successivo si arruolò volontario nel CORPO VOLONTARI ITALIANI, di Giuseppe Garibaldi, partecipando alla campagna del Trentino. Nel 1867 partecipò anche alla battaglia di Mentana. Lasciò l'Italia, ormai unificata, nel 1873, imbarcandosi sulla nave S.S. Tyrian da Glasgow. Sbarcò nel successivo I° giugno a Castel Clinton (New York), e si arruolò come trombettiere sottoscrivendo la ferma di cinque anni. Inizialmente fu agli ordini del capitano Frederich Benteen, essendo assegnato allo squadrone H del 7° Cavalleggeri, comandato dal tenente colonnello George Armstrong CUSTER. I tratti somatici rilevati dalle note personali matricolari lasciano supporre una origine meridionale: altezza 168 cm; occhi marroni; capelli neri; carnagione scura. Oltretutto, proviene dalla stessa zona di Joe PETROSINO (Padula 30 agosto 1860-Palermo 12 marzo 1909; emigrò nel 1873 e visse nell'ambiente di Litte Italy, che era un ghetto malfamato; 4 anni dopo ottenne la cittadinanza americana e fu assunto come spazzino, poi, per fronteggiare i rischi delle ondate migratorie, divenne informatore e, infine, assunto come poliziotto, fece una carriera folgorante), il notissimo poliziotto che combatté la mafia in America (restandone ucciso in una missione a Palermo), nato a Padula, comune confinante con Sala Consilina. Nella battaglia del 25 giugno 1876, nella celeberrima battaglia del Little Bighorn, combattuta dai soldati del 7° cavalleggeri, comandati scelleratamente dal generale Custer,  fu il solo a salvarsi, giacché lo stesso comandante, prima di attaccare il campo degli indiani Sioux e Cheyenne, rispettivamente agli ordini di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, con i suoi pochissimi cavalleggeri (soli 242),  gli ordinò di recarsi a chiedere rinforzi alla parte di colonna rimasta di retroguardia. Come emerge anche dalla vicenda narrata in Tex Willer n. 492, vi era il dubbio che non capisse bene l'americano, tanto che il tenente William W. Cooke, scrisse su un biglietto: Benteen. Come on. Big Village. Be Quick. Bring Packs. W.W. Cooke PS Bring pacs, ovvero: Benteen. Vieni in fretta al Villaggio Grande e porta le munizioni. John Martin partì a spron, battuto mentre già si diffondevano gli allarmanti suoni delle prime scariche di fucili. Minacciato dagli indiani, dopo un'ora giunse agli al cospetto del maggiore Benteen. È interessante rilevare com edla Tex Willer si rilevi la necessità di salvarlo, per evitare che se ucciso diventi un eroe. Sappiamo come andò e come sia vero che Custer faccia parte dei miti molto spesso ritenuti positivi.

John Martin, tre anni dopo, il 7 ottobre 1879, sposò una giovane di origini irlandesi. Ne ebbe ben otto figli. Al primo attribuì il nome George, come Custer, ovviamente perché allo stesso doveva la fama: veniva spessissimo intervistato e a lui gli storici si rivolgevano per documentare i fatti accaduti. Conseguì anche la promozione  a sergente e con questi gradi transitò al corpo degli artiglieri, 3° reggimento, batteria G. Nell'anno 1898 lo ritroviamo protagonista della guerra ispano-americana: oggetto del contendere l'isola di Cuba. Rimase nell'esercito fino al 7 gennaio 1904, finendo la carriera con il grado di primo sergente maggiore. Non fini di lavorare e non abbandonò subito la vista delle uniformi: gestì con la moglie un laboratorio di dolciumi vicino a un forte militare; infine fu bigliettaio della metropolitana, alla 103° Street Station, New York. Si separò nel 1906 e si trasferì presso una figlia a Brooklyn. Morì investito da un camion.

Molte altre notizie sul Tex Willer, Bonelli Editore, n. 492, si possono acquisire nel forum:

http://texwiller.forumfree.org/index.php?&showtopic=966

che è ricchissimo di fotografie.

Ne riportiamo qualche frammento per evidenziarne il grado di approfondimento.

Da colonnello Jim Brandon

Congiura contro Custer ; Le grandi praterie ; Littlel Bighorn

Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi

Disegni: Giovanni Ticci

Copertina: Claudio Villa

Arizona. Monti navajo. Tex, Carson, Kit e il navajo Tu-Nah sono alla caccia di un feroce puma che si è macchiato del sangue di diversi bambini in alcuni villaggi della riserva. Al termine (…) alcuni segnali di fumo informano Aquila della notte che al villaggio centrale della riserva è arrivato un giornalista, tale Thomas Farrell, il quale sta scrivendo una biografia dedicata al fu generale Custer. Tex, già a conoscenza dell'imminente arrivo dell'uomo, si reca (…) verso il villaggio centrale della riserva. Quella sera, dopo aver fatto degustare a Farrell i tipici piatti navajo, Tex comincia a raccontare il suo passato rapporto con "lunghi capelli" (…). Il racconto inizia diversi anni prima, precisamente nel 1874, quando il governo americano si apprestava a far partire una spedizione scientifica sulle Black Hills, montagne sacre agli indiani poiché le reputano dimora del grande spirito. Del comando della spedizione è stato incaricato il generale Custer in persona, nemico giurato degli indiani (…).

Viene chiesto a: Tex e a Carson di aggregarsi alla spedizione di Custer per poter fare da mediatori con Toro seduto e Cavallo pazzo, i quali non vedevano di buon occhio il sanguinario generale che aveva organizzato il massacro di donne e bambini sul fiume Washita nel 1868. Tex e Carson si imbarcano quindi in direzione di Bismark (…) con largo anticipo in modo da poter avvisare della spedizione Toro seduto e cavallo pazzo. Sul traghetto "west star" i due ranger, grazie alla complicità del giovane mozzo Jimmy, vengono a conoscenza di una congiura ordita contro Custer da due uomini. Il loro piano è (…) ucciderlo in territorio indiano e accollare la colpa ai sioux. Sbarcati a Bismark però i due ranger perdono le tracce dei complottatori poichè si fermano a salvare dalla gratuita violenza di alcuni bianchi il loro vecchio amico Lupo-che-corre. Il vecchio indiano, abbruttito e devastato dall'alchool e dai ricordi della famiglia persa sul fiume Washita, si affianca ai due rangers e li scorta al villaggio di Toro seduto. Tex e Carson riescono ad avere l'assenso sia di Toro seduto che di Cavallo pazzo per quanto concerne l'accesso dei militari sulle loro terre. Soddisfatti del risultato ottenuto i due rangers si recano a Fort Lincoln dove incontrano il generale Custer (…).

I disegni di un Ticci maturo ma sempre bravissimo danno alla storia il tocco giusto per rappresentare i drammatici eventi che si susseguono.

Dall'intervista postata da ymalpas:

Custer visto da Claudio Nizzi

Perché ha deciso di dedicare uno spazio particolare alla figura di Custer all'interno della saga di Tex?


Credo che chiunque scriva storie western che abbiano un minimo di attinenza con la realtà dell'epoca desideri misurarsi, prima o poi, con la figura del "generale" Custer. È stato fatto da Gino D'Antonio nella Storia del West (in quella sede, era d'obbligo) e da Berardi e Milazzo in Ken Parker. Ma anche molti altri, da Albertarelli a Serpieri, lo hanno fatto. Per "Il Giornalino", nel 1970, io avevo creato una serie umoristica (disegnata da Lino Landolfi) che si chiamava "Il colonnello Caster Bum" (il vero Custer non c'entrava niente se non per l'eco del nome). Insomma, Custer è un personaggio che affascina gli autori di fumetti ed è facile capire perché. Nella serie di Tex erano già apparse figure realmente esistite, come Buffalo Bill e il giudice Bean. Custer non era mai apparso e tuttavia la sua presenza già incombeva in altre storie. Non v'è dubbio, per esempio, che nella mia storia in due parti ambientata sulle "Colline del Vento" (e uscita sugli albi 358-362, disegnati da Ticci, e sui numeri 480-481, disegnati da Monti), si adombrasse l'esperienza fatta da Custer sulle Black Hills, le Colline Nere. Nonostante questo, il desiderio di far apparire Custer di persona restava forte. Mettere a confronto una leggenda come lui con un personaggio altrettanto carismatico come Tex era un'occasione davvero appetitosa. Ciò che, per anni, mi ha trattenuto era che non ricordavo se Tex avesse o non avesse già avuto a che fare con Custer. Tutti sapevamo che qualche rapporto lo aveva avuto, ma nessuno (Sergio Bonelli compreso) ricordava di cosa si trattasse e in quale albo si parlasse di questo. Finché il professor Aurelio Sangiorgio di Rovigo, uno di quelli che su Tex sanno davvero tutto, venne in mio soccorso e mi segnalò che, a pagina 139 del Tex n. 15, avrei trovato l'informazione che cercavo. Vado a vedere e, infatti, nella seconda vignetta della pagina, Tex pronuncia questa frase: "Ho servito come guida con Carson sotto il comando di Custer". Eureka! Era quello che mi serviva. Dal solido piedistallo di quella frase potevo dunque partire.

Le memorie di Custer sono sicuramente un affascinante romanzo di Frontiera. Le ha lette per prepararsi alla sua storia di Tex?


Lei si riferisce a "La mia vita nelle pianure", il libro autobiografico di Custer che in Italia è stato pubblicato dall'editore Mursia e in seguito ristampato da Mondadori…

Consigliamo agli appassionati di accedere al forum per leggere e vedere quanto vi è pubblicato.



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Da Alfonso Arduino
Inviato il 25 febbraio a 14:18

una bella storia tutta campana, JOHN MARTIN (GIOVANNI MARTINI) DI SALA CONSILINA - SA -- trombettiere di Garibaldii e poi in america trombettieri del generale Custer, unico sopravvissuto alla strage degli indiani. Morto a New York alla vigilia di Natale dell'anno 1922.