PERCHÉ PROPRIO A NOI?
IMBATTERSI IN SCRITTORI VALIDISSIMI E CONDIVIDERNE IMMEDIATAMENTE GLI ENTUSIASMI, COME LE SOFFERENZE, È SCELTA ETICA
La voglia di creare con le sole parole fatti concreti.
NE BASTANO 365
Non conosciamo Paolo Franchini. Forse non accadrà mai che i nostri sguardi si incrocino. Forse non accadrà mai di sentire i suoi passi sul selciato; di vederne la sagoma stagliarsi in controluce; di sapere cosa sogni, se dorma serenamente, se sia una buona forchetta, se sia vegetariano oltranzista, se ami o no i formaggi, se impazzisca per la pizza, se conosca o no la differenza tra un vino strutturato e uno giovane, se parli il francese, se abbia un accento, se fumi sigari o la pipa, se legge molto, se ami il mare o la montagna. Se ami tout court.
Abbiamo un indizio per saper rispondere all'ultimo interrogativo, che forse contiene tutti gli altri e i mille e mille che fanno la personalità di un essere umano, che fanno tutti gli esseri umani che transitano in questo palcoscenico che è la vita attuale, quella che si sta sviluppando qui, sulla Madre Terra, in questo Universo, che forse è solo un riflesso di mille altri Universi.
Tutto ciò non ci condurrà nelle braccia di un discorso filosofico, che certo non sarebbe disdicevole. Purtroppo c'è qualcosa che tortura la nostra mente e che non vorremmo dire. È una di quelle ipotesi in cui ameremmo ciurlare nel manico, dare una pacca sulla spalla all'interlocutore e dire: beviamoun caffè. Non pensiamoci.
Invece no, occorre pensarci e occorre dire cosa ci tormenta, non possiamo evitarlo: è la sofferenza degli altri, senza alcuna distinzione tra quella fisica e quella mentale.
E ci sentiamo obbligati con Paolo Franchini: per ragioni che non è il caso di dire, non è opportuno farlo adesso: egli ha preso una iniziativa entusiasmante. Ha ideato un concorso letterario sui generis. Lo sintetizziamo così: scrivete una storia cattivae mandatemela. Unico limite, oltre i connotati della cattiveria che, ovviamente, sono personali, inscrivibili in qualsiasi cornice letteraria, in qualsiasi genere, è il rispetto delle dimensioni: 365 parole. Immaginiamo abbia in mente di ottenere materiale che consenta la pubblicazione di 365 storie cattive, una per ogni santo giorno dell'anno. E che vuole farne? Vuole che l'Antologia sia acquistata per finanziare un progetto importante. Non vogliamo dire quale esso sia. Lo potrà scoprire chi vorrà farlo. Qualsiasi buona penna potrà raccontare, raccontarsi, in 365 parole; ovvero in meno di una cartella. Lo abbiamo fatto anche noi. Il nostro racconto è titolato PERCHÉ PROPRIO A ME? È la domanda che ognuno si fa quando gli accade qualcosa di negativo. Il protagonista è un ladro, uno scassinatore. Deve essere bravo e certamente è uno che neppure i diavoli potrebbero fermare. Ma gli accade qualcosa di assurdo e di imprevedibile.
Non possiamo dire altro: sarà il caso di pazientare e aspettare la pubblicazione della Antologia. Siamo certe che se ne vedrannoe leggeranno delle belle; che molte notti insonni tortureranno gli italiani che leggeranno quelle storie. Siamo pronte a scommettere.
Chi vorrà sapere di più di questo bravo scrittore e del concorso, delle sue invenzioni letterarie e degli eventi che escogita, potrà accedere qui:
http://paolofranchini.wordpress.com/
Quelle che seguono sono le ultime 20 parole del nostro racconto: Sentii il rumore del collo rotto; gli sfinteri che si rilassavano, l'orina e le feci che mi sporcavano. Poi null'altro.
La foto è tratta dal sito di Paolo Franchini