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alessia e michela orlando: SCOPRIRE CHE LA AUTOPUBBLICAZIONE FA PERDERE LA VISTA-COME FA LA MASTURBAZIONE

Creato il 11 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: SCOPRIRE CHE LA AUTOPUBBLICAZIONE FA PERDERE LA VISTA-COME FA LA MASTURBAZIONE

alessia e michela orlando: SCOPRIRE CHE LA AUTOPUBBLICAZIONE FA PERDERE LA VISTA-COME FA LA MASTURBAZIONE

NON POTEVAMO SAPERLO PRIMA: C'È CHI C'È E C' È CHI LO FA

PAOLO FRANCHINI C' È E LO FA-LA SCRITTURA NON È MASTURBAZIONE AUTOPUBBLICATORIA

Paolo Franchini si conferma in una stuzzicante intervista il:

PALLIDO NARRATORE DI VICENDE A TINTE FORTI

OVVERO QUEL CHE DICE DI ESSERE NEL SUO SITO

http://paolofranchini.wordpress.com/

Quanti dicono quello non ha peli sulla lingua possono tranquillamente dirigere l'indice verso Paolo FRANCHINI. Usino, però, ogni prudenza suggerita dal buon senso; si accertino sia sufficientemente lontano: potrebbe morderglielo.

Caustico dove occorre; colloquiante se serve a farti comprendere; indefinibile cervello che, anziché parlare di se otto ore, senza dire nulla, così come dovrebbero insegnare il ragazzino protagonista e anche lo stesso titolo Io speriamo che ma la cavo, mostra l'intraprendenza tipica di chi sta a posto con la coscienza. E non teme la parolina alta per dire ciò che tutti i maschi sanno: attenzione! Non masturbatevi (non autopubblicatevi) che perderete la vista. È bello l'esempio adottato per spiegarci dove sta l'immoralità: è come se le segretaria pagassero il datore di lavoro, per il quale si sbattono (magari masticando nervosamente chewing gum, mentre pigiano, a velocità vertiginosa, i tasti di una vecchia macchina da scrivere, ammalandosi della classica sindrome della segretaria inglese: i cui sintomi sono quei lievi sobbollimenti dello stomaco, che fanno poi emettere sommessi rumori, quelli di cui parla pure Dante. A memoria: e del cul facian trombetta).

Purtroppo: è successo nel mondo del lavoro subordinato che a pagare fossero i lavoratori; che fossero lo a tirar fuori lo stipendio per il malcapitato datore di lavoro; ma questo è un altro tema. Magari proporremo, prima o poi, a Paolo Franchini di scrivere insieme, a sei mani, un romanzetto comico che ruoti intorno a questo argomento (siamo certe che un giallista sappia far ridere, o almeno sorridere, ove mai la risata possa apparire disdicevole per via della crisi economica, e sarebbe meglio, più in tema, qualche misterioso suicidio). Intanto godiamoci le risposte e impariamo gente, impariamo.

P.S. Le domande presentano un tu che non è offensivo o riconducibile a familiarità da nopi pretesa. È stato Paolo, con intraprendenza entusiasmante, a farci il regalo di poter modificare il lei. Anzi: è stato lui stesso ad apportare le correzioni con la pazienza di Giobbe. Per questo,  nonché per il tempo dedicatoci

In questo torrido agosto, mentre l'estate volge già al termine.

INTERVISTA per NAPOLIMISTERIOSA, 11 AGOSTO 2010

D. Madre Terra: c'è ancora tempo per imparare a leggere, scrivere bene, pubblicare, farsi leggere?

Per come la vedo io, il tempo per fare c'è sempre. Basta volerlo trovare. Tutto, comunque, parte dalla lettura. È necessario leggere tanto per poter scrivere in maniera decente ed è indispensabile leggere ancora di più se si vuole saper muovere la biro con sicurezza. Poi servono le idee, le fantasie, le emozioni, le sane follie, la voglia di raccontare una storia, bella o malvagia che sia, ma questo è un altro discorso. Sono cose che non credo si possano imparare leggendo, comunque. Nascono con noi. E con noi camminano. Ci accompagnano, ecco. È poi importante insistere, non mollare: prima o poi, ne sono convinto, se abbiamo scritto qualcosa di interessante, qualcuno se ne accorgerà. E lo vorrà pubblicare. Perché altri lo possano leggere. E possano camminare con noi. Accompagnarci.

D. Come si impara l'arte? Basta leggere, andare all'Università, frequentare scrittori?

Non credo. Fosse così semplice, saremmo tutti artisti e non semplici pittori da week-end. Dipingere è una cosa, fare arte è un'altra. Mi devo ripetere: serve emozionarsi per emozionare. In ogni caso, il confronto con il nostro prossimo, qualunque tipo di arte questo nostro prossimo frequenti, è basilare. Nell'arte come nella vita, serve conoscere gli altri per riuscire a conoscere noi stessi. Forse è filosofia da quattro soldi, questo non lo so, ma io la penso così.

D. Hai frequentato mai una bottega?

Quella del salumiere vicino a casa e ho imparato tanto. Non è una battuta: per raccontare una storia in maniera credibile, di qualunque vicenda si tratti, serve frequentare la gente che riempie il nostro quotidiano. Che sgomita con noi. Ed è necessario vivere i posti in cui siamo nati e stiamo crescendo. Girare il mondo è importante, questo sì, ma le radici lo sono altrettanto.

D. Si può diventare scrittori o ci si nasce?

Anche qui, forse, in parte ho già risposto. Si può scrivere senza essere uno scrittore, come si può suonare il pianoforte senza essere un musicista. Un Maestro ti può insegnare a mettere le dita sui tasti e a muoverle leggendo la partitura, ma non può certo farti diventare Chopin. Questo dipende da te. È una questione di geni e di genio.

Nell'ultimo periodo, purtroppo, si sono poi diffuse come un virus le case editrici a pagamento: lo trovo assurdo. Il loro motto è «Tutti scrittori!» e, come ho già detto, questo non può essere assolutamente plausibile. Oltre a prendere in giro chi scrive, ovvero le tante persone che pagano – e neppure poco - pur di vedere il proprio nome stampato in copertina, queste tipografie prendono in giro anche chi legge. Non essendoci alcuna selezione (dato che pecunia non olet) e neppure un attento editing (poiché si ridurrebbero i ricavi), infatti, sugli scaffali si trovano volumi firmati da chi non sa neppure cosa sia il congiuntivo. E non sto esagerando, purtroppo.

La cosa davvero illogica, poi, è che molti pensano sia normale pagare per essere pubblicati... È come se il titolare di un ufficio si facesse pagare dalle segretarie che lavorano per lui... Non capisco proprio come possa passare per normale una cosa di questo genere. Questa realtà, di solito, la definisco onanismo letterario. Ed è anche pericolosa, tra l'altro, perché a furia di auto-pubblicarsi, si corre il rischio di diventare ciechi.

D. Esiste davvero la cosiddetta SCRITTURA CREATIVA? Se sì, l'altra come si qualificherebbe?

Torniamo al discorso di poco fa: un bravo insegnante (uno scrittore vero, diciamo), può spiegarti come è meglio muoversi – secondo lui - per costruire una storia, oppure può rivelarti qualche suo trucco del mestiere, sempre che ne esistano. Può insegnarti a scrivere "la scaletta" di un romanzo giallo, può aiutarti a meglio connotare un personaggio. È molto ma, come si dice, tutto finisce qui. La creatività, come ho già detto, è personale e nessuno la può insegnare; un Maestro in gamba, comunque, può riuscire a farla zampillare più ricca se già esiste una vena... Ma se si è aridi, nessuno è in grado di fare nulla.

D. Esiste davvero differenza tra letteratura cosiddetta di genere e l'altra, quella con la L maiuscola?

No. Come diceva Oscar Wilde, non esistono libri morali e libri immorali: i libri sono ben scritti, o scritti male. A parte la moralità, questo vale anche per il genere. Il genere è un'etichetta sul barattolo: è la marmellata che lo riempie, quello che conta davvero.

Nell'ultimo periodo, poi, si è fatta avanti anche una teoria che trovo alquanto strana, per non dire sciocca: una storia bella, ma scritta male, resta viva nel lettore molto più a lungo di una storia brutta, ma scritta bene. Non sono d'accordo: una storia deve essere sia bella, sia scritta bene. O sbaglio, forse?

D. Non vorremmo fare la figura di chi si arroga il diritto di psicanalizzare e con una domanda fa intendere di saperlo fare; ma abbiamo la sensazione che tu  abbia combattuto varie battaglie? Se è così, le hai vinte? Contro chi hai combattuto?

Penso che le battaglie, quelle davvero degne di questo nome, siano ben altre. Diciamo che io, per mia fortuna, ho preso parte solo a qualche breve scazzottata, ecco. Qualche pugno l'ho preso, qualche altro l'ho dato. Come è giusto che sia, d'altronde.

D. Ci dici tre libri da salvare, da spedire nell'Universo prima della fine, prima del 21 dicembre 2012?

Ah, ma allora è confermato? Nel 2012 finisce tutto? Dovrò sbrigarmi, allora: ho ancora un mucchio di libri da leggere... E tante altre follie da raccontare. Tre libri, comunque, sono pochi per una dritta di lettura come si deve. Ad ogni modo, mi permetto di consigliare un titolo qualunque fra quelli di John Fante, uno qualsiasi di Simenon senza il commissario Maigret e «Viaggio al termine della notte» di Céline.

D. Ci avviamo alla fine: tre nomi di scrittori che apprezza.

In aggiunta ai tre appena nominati, posso aggiungere senza difficoltà Dostoevskij, Giuseppe Pontiggia e Giorgio Scerbanenco. In ogni caso, mi devo ripetere: tre nomi sono davvero pochi.

D. Da dove deriva l'Idea, che riteniamo di bellezza stravolgente, 365 storie cattive?

Da una delle mie tante follie, posso dire: trovo davvero anomalo, e affascinante, impegnarsi per creare una cattiveria solo per fare del bene.

D. L'ultima domanda: ecco, questa è la LANTERNA MAGICA. Strofina pure e, giacché hai avuto la splendida idea di 365 storia cattivi, allargati pure, non ti limitare a tre…

Questa volta, vi sembrerà strano, il numero tre mi soddisfa. Sfrego con decisione la vostra lanterna magica e chiedo salute, affetti e senso dell'umorismo. Per me, come per tutti. Sono convinto che, dosando e mescolando con cura questi ingredienti, si possano ottenere delle autentiche meraviglie.

Le foto: I- Terra: uno scatto realizzato da Michela, alla presenza di suoi allievi di una sua classe di scuola primaria, a Grenoble, durante la lezione sul fumetto tenuta da Alessandro Sanna, straordinario illustratore italiano.

II- Giovani intellettuali di tutta Europa. E non solo; realizzato da Alessia. Si tratta di neo-laureati impiegati in progetti di assistentato a termine ,per insegnare le Lingue dei loro Paesi di origine.



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