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alessia e michela orlando: UNO MISTERIOSO GIOVANE GIUNGE A NAPOLI-NARRAZIONE DI "FOTTUTE" E ALTRE OSCENE VICENDE DI NAPOLI E DEL VICEREAME

Creato il 09 agosto 2010 da Gurufranc

Io nacqui a debellar tre mali estremi;
tirannide, sofismi, ipocrisia [...]
Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
ingiustizia, lussuria, accidia, segno,
tutti a que' tre gran mali sottostanno
che nel cieco amor proprio, figlio degno
d'ignoranza, radice e fomento hanno
.

(Tommaso Campanella, da: Delle radici de' gran mali del mondo).

17 marzo 1632: UN MISTERIOSO LIBERTINO METTE PIEDE SUL TERRITORIO DI NAPOLI

Chi è? Che ci fa? Da dove viene? Dove è diretto?

La puntigliosa e talvolta oscena narrazione di un francese, in bilico tra fatti di pederastia, racconti di fottute in carcere, note geografiche, pirati turchi, manna di sant'Andrea, mulini a vento, tesori inesistenti e mille altri spunti

Libertino: sregolato nei costumi, osceno, vizioso, spregiudicato e sregolato, ma specialmente  nei costumi sessuali.

Non può bastare, non  ci si potrebbe accontentare di tutte e di solo queste connotazioni dall'evidente senso moralistico, pertanto negative. E allora ci si rifà al movimento del libertinismo, apprendendo  come si riferisca a un movimento culturale dalla vasta eco e diffusione nella Francia del '600.

Per chi in qualche maniera si occupa della parola, sia essa scritta o declamata, sorge spontanea una domanda: a quando risale questo termine? È molto antico e si rifà alle SETTE del LIBERO SPIRITO che si consolidarono nel MILLEDUECENTO in suolo italico, francese e allemanno.

Erano sette variegate; ma si rifacevano tutte alla idea che ci sarebbe stata una età dello Spirito. Qui e  lì si legge della presunta profezia di GIOACCHINO DA FIORE che lo prevedeva. Connotazione fondamentale sia della idea a base delle sette che della profezia del Da Fiore, era nella visione secondo cui Dio  è astratto ed equivale alla Natura, all'Universo, come sintesi di tutto ciò che è e che diverrà. È, quindi, quel che si dice PANTEISMO (pan: tutto; theos: Dio), ovvero Dio è tutto. Chi credeva in queste categorie praticava la libertà dei costumi, improntando tutto alla accettazione degli istinti. Il piacere fisico, dunque, non andava limitato. In Francia, a Lilla e a Parigi, una setta di libertini era nelle grazie di Margherita d'Angoulême, sorella di Francesco I. Altre si affermarono un po' ovunque e addirittura nella severissima Ginevra , dove vennero avversati da Calvino. La sanzione, se venivano scoperti, era il rogo.

°°°°°

Napoli. 17 marzo 1632.

Giunge un uomo dall'accento francese. È giovane, dall'età che oscilla tra i 25 e i 30 anni. Si dice che il suo nome sia Orestès. Poi si scoprirà essere Jean Jacques Bouchard. Il viaggiatore è il suo alter ego: è Orestès che si espone, con il suo solo nome, nel peregrinare incessante del giovane.

Tenta di spacciarsi per romano e qualcosa nel modo di fare lascerebbe pensare che lo sia. Con vari espedienti tenta di occultare la propria identità e comunica utilizzando termini romaneschi e napoletani; calca molto le sillabe lasciando emergere le inflessioni tipiche delle due città.

   Nessuno sa nulla di lui. Quel che è certo, invece, ora lo sappiamo: si tratta di un parigino; nato il 31 ottobre 1606, in contatto con il mondo libertino della capitale francese. È amico dell'abate Pierre Gassend, presbitero, matematico, filosofo, astronomo, teologo, detto Gassendi; La Mothe le Vayer; Guy de La Brosses, dei fratelli Dupuy e certamente di altri del loro circolo parigino.

   È documentato come muova da Parigi nel 1630; è diretto a Roma. Vi giunge il 3 febbraio 1631. Quando giunge, invece, nella capitale del Viceregno sa già che si sposterà ancora; ma ci resta ben otto mesi. Dopo peregrinazioni , si fermerà a Roma rivestendo la carica di segretario delle lettere latina del cardinale Francesco Barberini. Quel che a noi interessa è come grazie al suo JOURNAL DE MA VIE possiamo osservare uno spaccato della Napoli e della più ampia area geografica napoletana da lui indagata e descritta scrupolosamente; giunge anche a Capri, Anacapri, Amalfi, Capo d'Orso, Erchie, Cetara, Vietri sul Mare, Salerno da dove si inerpica verso la zona di Canalone e vede un panorama mozzafiato: allunga lo sguardo fino alla Calabria, sorvolando immense distese di acqua marina. Si imbatte anche in località come Nocera, Scafati, Torre Annunziata. Ritornerà ad Amalfi nel settembre del 1632 per indagare il mistero della manna prodotta dal corpo di sant'Andrea. Ne scopre il segreto. E allora si profila quello del corpo di San Matteo e san Nicola di Bari che produrrebbero un fenomeno e una sostanza misteriosa: la stessa manna di sant'Andrea.

   Orestès, alias Jean Jacques Bouchard, anche se nei suoi scritti si avverte l' impronta dell'immaginario oleografico attribuito alle zone che frequenta come un marchio indelebile, è una fonte attendibile di fatti molto concreti. Ci riporta in maniera anastatica elementi concreti, che si stampano nella mente e ci stimolano: le provole, le ricotte, i butirri e altri formaggi, che mangia in abbondanza presso i Fatebenefratelli a Salerno;  il duomo di Amalfi; l'odio e le guerre tra gli abitanti di Capri e quelli di Anacapri; i giudizi sulla bonomia degli stessi abitanti e le loro professionalità in tema di competenze marinare e nella costruzione delle barche; le correzioni alle inesattezze delle carte geografiche del Regno di Ligorio; i mulini a vento; i pirati turchi intravisti nel viaggio da Capri a Salerno; la sporcizia di Salerno che sta vivendo un momento di forte espansione, a dire dai pilastri che può notare; i tanti legulei e notai; la nobiltà che non gli piace; lo stigmatizzare di fenomeni di pederastia o pedofilia, l'omosessualità; si interessa del crocefisso e della leggenda di Barliario ( evidenzia che il crocifisso è solo un dipinto su una tavola); la deludente Scuola Medica Salernitana: solo una catapecchia costruita recentemente con abbondante acqua; pochi laureati all'anno: solo 9 in medicina  e tre in chirurgia nel 1632; nell'anno precedente solo 8 in tutto; nel 1633, invece, 34, tra cui anche due maltesi; il sospetto che vada in giro alla ricerca di tesori (follia che critica: basta un basamento di muraglia o un pezzo di colonna e lì sotto c'è di certo un tesoro!); la prigionia; carceri napoletani in cui si fotteva bene giacché il carceriere introduceva ragazzi e ragazze; giornate passate a raccontare le fottute; Molina di Vietri; Cava; il timore di fare la fine di Tommaso Campanella, al secolo Giovan Domenico Campanella sotterrato per anni in una fossa; l'intenzione di studiare la metafisica; la libertà riconquistata la sera del 23 maggio, comunicatagli alla mezzanotte; la paura di finire sulla forca, in quanto si presume sia una spia, si allontana; il piacere della libertà riconquistata. E tanto altro ancora, su cui si dovrà ritornare.

  

L'immagine a commento è fruibile giacché è scaduto il termine di Legge per la tutela del Copyright. Ci pare corretto comunque evidenziarne l'Autore: è una opera di Giacomo Brogi (1822-1881).

Scaricabile in wikipedia:

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Brogi,_Giacomo_%281822-1881%29_-_n._5151_-_Contorni_di_Napoli_-_Amalfi_-_Cattedrale_%28S._Andrea%29_costruzione_del_secolo_XI.jpg



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