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alessia e michela: SUL CONCORSO RUOTE D'ESCORT E TRIANGOLI: L'AFFOLLATA SOLITUDINE DEI NUMERI UNO

Creato il 12 dicembre 2010 da Gurufranc

alessia e michela: SUL CONCORSO RUOTE D'ESCORT E TRIANGOLI: L'AFFOLLATA SOLITUDINE DEI NUMERI UNO

AMBIENTAZIONI SUGGESTIVE PER UN RACCONTO

INTRIGANTE-SIBILLINO

Ci hanno scritto due cugine (tra loro): il vostro nuovo concorso letterario, Ruote d'escort e triangoli: l'affollata solitudine dei numeri Uno (regolamento qui: http://www.concorsiletterari.net/ruote-d%E2%80%99escort-e-triangoli-l%E2%80%99affollata-solitudine-dei-numeri-uno) è intrigante; ci interessa davvero. Siccome non abbiamo mai pubblicato nulla, c'è qualche altra cosa che dovremmo conoscere per ben figurare, qualora volessimo scrivere un racconto a quattro mani? E quell'Uno, con la maiuscola, ha a che fare con La solitudine dei numeri primi?

Abbiamo risposto: Si, quella allusione al fortunato libro c'è, ma solo come mero divertissement e ipotesi di più significati. C'è anche un riferimento al ciclista che vinse una tappa e dichiarò: Sono contento di essere arrivato uno. La prossima volta farò meglio.

A pensarci bene, però, meritavano una risposta più articolata, giacché sono state gentili e ci hanno indotte a riflettere ulteriormente: soprattutto sul loro sibillino. È una parola così carica di significati che almeno un aspetto lo dovremmo segnalare. Giacché si rifà alla Sibilla Cumana (ve ne sono altre nove: Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Ellespontica, Frigia, Tiburtina), e ai vaticini che potevano dire tutto e nulla, con significati magari rilevabili solo dopo gli accadimenti, un po' come ancora accade con le parole-preveggenze delle Centurie di Nostradamus, potrebbe apparentemente significare che il concorso sarebbe poco chiaro, enigmatico. In realtà le cugine non ci pare abbiano lamentato la scarsa chiarezza: il titolo è facilmente leggibile in controluce, mostra agevolmente la cosiddetta trama non esposta. Elle volevano solo avere qualche imbeccata, per imbroccare meglio, con possibilità di selezione, un espediente narrativo. E allora, non potendo dire nulla di privato, che potrebbe danneggiare altri concorrenti, cosa che non vogliamo accada, rendiamo pubblica la risposta attraverso gli stessi mezzi utilizzati per pubblicare il regolamento e per tutti ci rivolgiamo a Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.) che per primo descrisse la dimora della Sibilla: speriamo possa servire per ambientare qualche storia interessante in un luogo sorprendente, non scontato, originale, affascinante, così come  sono tanti altri in Italia:

Dice così lagrimando, e dà vento alle vele

e finalmente arriva al lido euboico di Cuma.

Voltano al mare le prore: quindi con morso tenace

l'ancora assicurava le navi, la spiaggia, rotonde,

orlan le poppe. In folle i giovani balzan ardenti

sopra la riva esperia: e cercano i semi di fiamma

nascosti entro le vene del sasso, e corron le macchie,

folti covili di fiere, e trovano e mostrano fonti.

Ma il pio Enea sale ai colli, su cui alto Apollo

domina, ai recessi profondi dell'orrenda Sibilla,

antro selvaggio, cui il grande animo e il cuore

empie il vate di Delo e le apre il futuro.

[…]

Vaneggia il gran fianco dell'euboica montagna in un antro

cui centri aditi guidano, cento gran porte

di là cento voci precipitano: della Sibilla i responsi.

S'era alla soglia, e la vergine: «Chiedere i fati

ora è tempo!», gridò. «Il dio, ecco il dio». E parlando, davanti

alle porte, d'un tratto, né il volto le resta, né uno il colore, non petti-

nati i capelli, ma gonfia il petto l'affanno, fiero il cuore si riempie di

rabbia

è il più grande a vedersi

né umana suona la voce, appena la investe la forza

ormai vicina al dio: «Aspetti a far voti e suppliche,

Teucro Enea?» grida, «Bada, prima non s'aprono

le grandi porte dell'invasata dimora». E ciò detto

muta restò. Ma gelido ai Teucri corse per l'ossa

dura un fremito, e il re profuse col cuore preghiere. 

È una ambientazione che si può arricchire leggendo anche il poema drammatico Sibilla di Giulio Aristide Sartorio del quale riportiamo:

Là, sovra i gioghi dell'Appennin selvaggio, fra l'erte rupi una caverna appar: vegliano le sirene quel faraggio, fremono i canti e fanno delirar.

È inutile dire che da qui, da questi luoghi, si potrà senza problemi giungere ad ambientazioni meno suggestive, quali potrebbero essere una stanza di albergo di infima categoria, una bettola qualsiasi, un albergo lussuoso, un ascensore, o una auto in corsa…

Illustrazione: la Sibilla delfica, Michelangelo Buonarroti; cappella Sistina, Roma.



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