Alessio Coghe è nato a Roma nel 1975. La passione per la fotografia l’ha avuta fin da piccolo. Il suo primo “strumento” fotografico è stato un’economicissima fujica, con cui realizzava dei reportages particolarmente efficaci per immortalare gite scolastiche e familiari su carta lucida. Le sue foto in quegli anni non avevano grandi pretese, ovviamente perché gli mancava il necessario bagaglio tecnico e quella particolare visione delle cose che oggi invece, lo caratterizza rendendolo protagonista di uno stile personalissimo, assimilabile ai concetti del verismo perché le sue opere prendono spunti dal più grande palcoscenico del mondo: la strada.
Poi fu la volta della polaroid, ma anche qui scattava senza sapere. Alessio Coghe si racconta e di sé dice: abbandonai la fotografia per un lungo periodo dedicandomi moltissimo alla lettura (leggevo qualunque cosa, prediligendo però i maestri dell’800 ma anche certa letteratura d’evasione). Poesia e racconti erano l’ordinarietà, con Charles Bukowski come faro guida. Lo scrivere è un’altra passione che non ho mai abbandonato…
Ho sempre sostenuto che la poesia è un’ammissione di solitudine, un sentimento però, che non mi pervase mai realmente, ma in quel periodo avevo tempo per chiudermi in me stesso e riempire d’inchiostro le pagine dei quaderni, poi sostituiti dai moleskine.
La mia vita annovera una notevole quantità d’impegni lavorativi i ma la fotografia è ritornata in primo piano nei miei interessi e con intenzioni tutt’altro che hobbystiche. Numerose macchine fotografiche sono passate tra le mie mani e tutte rigorosamente digitali (e ora sento la necessità di provare il brivido dell’analogico e magari di stamparmi le foto da me), ma evito di elencarle per tipo e marca. Un pittore si metterebbe mai a parlare dei suoi pennelli?No di certo… Piuttosto, la fotografia devo ammetterlo, ha compensato la mia rinuncia alla poesia.
Nella fotografia di Alessio prevale in positivo un certo minimalismo che si pregia di varie esperienze, non solo esclusivamente fotografiche, ma anche derivate dalla metabolizzazione di film, musica e letture. Il tempo poi, ha prodotto una miscellanea ottimale acuendo nel fotografo il colpo d’occhio dell’artista moderno.
Sono specializzato in street photography, dice, il genere da me preferito in assoluto e che mi ha portato a fondare una community specializzata (SPC Street Photography Community). L’amore per questo stile mi ha condotto anche a scrivere un libro che è una guida per chi inizia e per chi la fotografia di strada già la pratica da qualche tempo. Oltre alla street photography e al reportage, amo pure il paesaggio urbano alla Stephen Shore, per intenderci.
Nella vita sono passionale, e la passione la metto in tutto quel che faccio, dal lavoro all’amore. A proposito di amore, è per questo motivo che mi sono trasferito a Città del Messico. A gennaio ho sposato la donna della mia vita, e da giugno risiedo in questo paese dell’America latina. Adesso insegno lingua e cultura italiana, ma sono anche fotografo freelance. Oltre all’impegno con Hyde Park, sono diventato corrispondente dal Messico per Prisma News, periodico nazionale italiano
Insegnare mi piace e credo sarà questa la mia attività anche in futuro, ma se il lavoro di fotogiornalista dovesse incrementarsi di molto, sarei costretto a operare una scelta che non ho dubbi… sull’obiettivo.
RINGRAZIO MARCO PER L'OPPORTUNITA' CONCESSA. E' STATO UN PIACERE RISPONDERE ALLE SUE DOMANDE E FARMI CONOSCERE UN PO' MEGLIO DA CHI MI SEGUE SOLO SUL WEB.