Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 01 (di Mirko Pazienza)
Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 02 (di Mirko Pazienza)
Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 03 (di Mirko Pazienza)
Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 04 (di Mirko Pazienza)
Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 05 (di Mirko Pazienza)
Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 06 (di Mirko Pazienza)
Alessio I, i Peceneghi e la questione pauliciana 07 (di Mirko Pazienza)
La storia di Travlòs e della complessa vicenda romana balcanica della fine
dell’XI secolo dopo Cristo, mi affascina proprio per quella dinamica tormentata
di assimilazione-differenziazione che almeno dai tempi dell’ultima fase
imperiale assira (740-640 a.C.) al mondo globalizzato di oggi a guida
americana, caratterizza molte vicende storiche.
Penso ancora alla tormentata e difficile unificazione dell’Italia, e di come
problematiche simili si ritrovino proprio nei primi anni a partire dal 1860 tra
popoli diversi e che non riescono ad accettare facilmente di esser diventati
parte di un nuovo soggetto unitario e a modo suo “globalizzante”. E il
riferimento è proprio a quanto accennato sul discorso dei lager sabaudi
sovracitati.
Travlòs avrebbe potuto essere l’esempio di un’integrazione riuscita, e per
giunta ai più alti vertici, a fianco del capo delle forze armate e poi
imperatore Alessio Comneno.
La sua stessa conversione all’Ortodossia bizantina, magari opportunistica, il
matrimonio con una domestica della Casa Imperiale, insomma tutto fa supporre
che l’integrazione di questo gruppo armeno “ereticale”, poteva essere
realizzabile.
E tuttavia un eccesso di zelo, nella pur comprensibile reazione imperiale alla
diserzione dei Pauliciani, che in un periodo di minaccia mortale alla
sopravvivenza della stessa Romània non poteva essere considerato altro che
tradimento, eccesso di zelo imperiale dicevo, che per risolvere un problema ne
crea un altro, altrettanto gravissimo, come l’ultima e più sanguinosa guerra
romano-pecenega, che portò la Romània sull’orlo del crollo, già nel durissimo
inverno 1090-1091 e a stento respinta.
Eccesso di zelo che, colpendo negli affetti più profondi proprio Travlòs l’
integrato pur col suo linguaggio romaico “balbuziente” e grossolano, ma fedele
servitore dell’imperatore, distrugge questa possibilità di integrazione.
Ci sarebbe piaciuto molto sapere che fine abbia fatto il nostro sventurato
eroe. Forse rimase ucciso durante il conflitto del 1086-1091. Forse morì di
morte naturale e/o di vecchiaia nella sua roccaforte di Veliatova. Forse morì
esule in terre lontane. Forse fu ucciso da sicari imperiali e/o da qualche suo
luogotenente comprato dall’oro romano, o ambizioso, come capita tante volte in
queste storie di “brigantaggio” politico, e non.
Anna Comnena tace e noi non possiamo fare che congetture.
Resta il fatto però che questa storia ci affascina molto e da anni cerchiamo
in solitudine e con pazienza (proprio il caso di dirlo! ), di reperire ogni
pur piccola, ma preziosa traccia di questa vicenda umana, che, interagendo con
la grande storia, quella dei potenti e scritta per elogiare gli stessi potenti,
ci offre un piccolo spaccato su una vicenda che altrimenti sarebbe rimasta
sepolta nell’oscurità in cui viene avvolto chi “val meno di niente e che niente
non ha” parafrasando la sigla della Freccia Nera televisiva del 1968.