Alex Schwazer, perché?

Creato il 06 agosto 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Doveva essere la giornata della gioia, quella più ricca dopo l’illusorio debutto del 28 luglio. Tre medaglie in poche ore rappresentano una rarità per l’Italia in queste Olimpiadi di Londra 2012, ma Niccolò Campriani (oro nella carabina 3 posizioni), Massimo Fabbrizi (argento nella fossa olimpica) e Matteo Morandi (bronzo agli anelli) hanno contribuito a mantenere (per ora) il Bel Paese nelle parti alte del medagliere.

All’ora dell’aperitivo, poi, è arrivata la doccia fredda: Alex Schwazer escluso dai Giochi per una positività all’Epo, subito confermata dallo stesso marciatore altoatesino. Proprio la nostra unica grande speranza dell’atletica, un campione da cui era lecito attendersi un bis tutto d’oro nella 50 km dopo il trionfo di Pechino 2008.

Invece il 27enne ha commesso l’errore più grande che uno sportivo possa compiere, specialmente ad un’Olimpiade: barare. Spesso abbiamo criticato le prestazioni di alcuni azzurri in questa rassegna londinese, ma tutti loro meritavano rispetto ed alta considerazione: si vince e i perde, ma in modo pulito, con la coscienza limpida.

Lo sport significa allenamenti, allenamenti e ancora allenamenti. Innumerevoli sacrifici, giorni di clausura in cerca di un riconoscimento che non è detto che si materializzi. Si dà tutto per realizzare un sogno: se po l’avversario è più bravo, allora ci sembra giusto che vinca. E’ la vita.

Se per primeggiare, però, si ricorre al doping, allora forse si è sbagliato tutto sin all’inizio. Non si sono compresi valori come lealtà e rispetto, non si è assimilata una vera cultura sportiva. Puoi anche vincere un oro olimpico in maniera illegale e magari non venire scoperto, ma dopo con che coraggio ti guarderai allo specchio?

Non c’è niente di peggio che barare. Sotto questo profilo, possiamo essere fieri di quanto avviene in Italia, dove la lotta al doping appare all’avanguardia ed avanti anni luce rispetto ad altri Paesi dove tutto, più o meno velatamente, viene tollerato (Spagna e Brasile solo per fare qualche esempio).

Schwazer ha macchiato indelebilmente una carriera che già di per sé lo avrebbe consegnato tra i più grandi marciatori azzurri di tutti i tempi, a prescindere da Londra 2012. Perché lo ha fatto? Difficile entrare nella testa di un’altra. Probabilmente la vita da atleta dell’altoatesino si è irrimediabilmente incrinata al termine degli Europei di Barcellona 2010, quando confessò di essere stanco di allenarsi e gareggiare. Si era spenta, forse per sempre, la luce della motivazione. Poi il desiderio di riprovarci, accompagnato forse da troppe domande. “Ce la farò a tornare quello di un tempo? Riuscirò a non deludere le aspettative della gente? L’atletica italiana dipende solo da me?“. A volte cerchiamo le risposte nelle soluzioni più facili, come può esserlo stato “l’aiutino”. Certo, sono solo supposizioni, ma forse non siamo troppo distanti dalla realtà.

Nella vita è doveroso concedere sempre una seconda possibilità, ma l’azzurro ha annunciato il ritiro dall’attività agonistica. Secondo voi, verrà ricordato come dopato o come colui che vinse l’oro a Pechino 2008?

Alex, perché?

federico.militello@olimpiazzurra.com

OA | Federico Militello

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