A ridosso della porta d’ingresso dell’Eurocity delle 8:25 per Sion, una ragazza fuma nervosamente. Deve fare in fretta perché dopo qualche secondo la partenza viene annunciata dal fischio del controllore. Mi siedo e tra le molte voci presenti in carrozza sento quella della fumatrice centometrista. Ha il posto di fianco al mio, lo spartiacque è il corridoio. È bella. Molto bella e appariscente. Tubino color crema, tacco 12 rosso fuoco, Proenza Schouler animalier, custodia del computer fucsia, smartphone praticamente cucito all’orecchio. Mi balena l’idea di riposare durante le due ore di viaggio, ma la barbie non lo permetterà. È sempre al telefono. Non sta urlando, anche se il tono di voce è un po’ troppo intenso. I chilometri passano, i controllori e gli agenti della dogana fanno il loro lavoro e lei è sempre lì, imperterrita al telefono. Anche quando un uomo in uniforme le rivolge le domande di rito, lei non riesce a distaccarsi dallo smatrphone. Mette in attesa l’interlocuore dall’altra parte dell’auricolare e risponde al duanier regalando un sorriso tanto ammiccante quanto spiazzante. L’idea ben chiara sul carattere della mia vicina viene confutata dal libro che spunta dalla clutch. Alexis o il trattato della lotta vana di Marguerite Yourcenar.
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