ALFABETO NAPOLETANO (7) - 'Ncopp' 'a fossa 'nce sta 'o cupierchio: annante 'o giovene e appriesso 'o viecchio

Creato il 11 giugno 2013 da Ciro_pastore

ALFABETO NAPOLETANO (7) 'Ncopp' 'a fossa 'nce sta 'o cupierchio: annante 'o giovene e appriesso 'o viecchio(trad.: Sulla tomba c'è il coperchio: avanti il giovane e appresso il vecchio)
Il proverbio citato, ci illustra come, nonostante la vita dovrebbe, dico dovrebbe, vedere i più anziani lasciare il posto ai giovani, in un ordine naturale in cui l’anagrafe dovrebbe avere il sopravvento, spesso capiti, invece, che i giovani vengano sacrificati per “salvare” gli anziani. E questo non accade solo nelle guerre guerreggiate, ma anche nelle guerre per la sopravvivenza.
Questo Paese, oramai, non è “un paese per giovani”, per parafrasare in negativo il titolo di un famoso film di qualche anno fa. È chiaro a tutti, oramai, che la crisi economica sta acuendo la guerra generazionale tra giovani e vecchi. In sostanza, è in atto il confronto/scontro fra la generazione della TV e quella di Internet. E' ovvio che la dicotomia culturale e tecnologica non è netta (esistono, infatti, molti anziani ipertecnologici), ma sicuramente il digital dividing è il dato di separazione da cui partire.
Si può dire, quindi, che lo scontro non sia tanto fra vecchio-nuovo ma tra obsoleto-innovativo. E' scontato che le economie più dinamiche, le aziende più sane, saranno quelle dove lo scontro finirà per vedere vincitori gli innovativi, cioè i giovani, visto che non sono solo anagraficamente avvantaggiati, ma anche perché il loro essere nativi digitali li fa essere più pronti a rispondere alle sfide competitive che ci attendono.
Insomma, se la tecnologia è al centro della vita sociale e produttiva, è sul digital divide che si giocheranno le lotte sociali del futuro. Peccato che il nostro Paese, invece, rischi seriamente di scivolare nel Terzo Mondo tecnologico per la sua naturale propensione a tutelare, economicamente e socialmente, gli anziani rispetto ai giovani.
Tutto questo sproloquio pseudo sociologico serviva per parlare, però, dell’argomento del giorno: la riqualificazione “forzata” dei giovani amministrativi in EAV.
Così come accade in tutto il Paese, a questa “guerra generazionale”, non solo tecnologica, non si sottrae, infatti, neanche un’azienda in crisi economico-finanziaria come EAV. Quando si è trattato, infatti, di “tirare la cinghia” per tentare di far quadrare i conti, alla fine si è optato per il classico metodo dell’anzianità, a norma del R.D. 148.
So bene che esistono vincoli normativi che rendevano la scelta di quel metodo obbligata. So bene, peraltro, che tutto il sistema di riferimento sindacale e politico, aduso da decenni ad applicare certe regole, non ha faticato molto ad adeguarvisi. So altrettanto bene, pure, che molti lavoratori “anziani” probabilmente vorranno linciarmi, dopo aver letto quello che sto per dire.
Ma credo che sia chiaro a tutti che quello che si sta compiendo in queste ore è il classico “misfatto bianco”, di cui tutti fingono di addolorarsi in pubblico, salvo in privato fregarsi le mani per aver personalmente scampato il pericolo.
Oltre cento persone (perché di questo si tratta:persone, non numeri) saranno, invece, immolati sull’altare del sacrificio rituale, nel nome della salvezza generale.
Tutto ciò avverrà in totale spregio a qualsiasi verifica di professionalità individuale. Quel plotone di “sacrificabili” verrà scaraventato, infatti, sulla barricata (non si sa bene con quali risultati reali) per tenere comodamente nelle retrovie i tanti “riservisti” a cui verrà risparmiato il fronte, solo in cagione della propria anzianità di servizio, senza che si sia potuto provvedere ad una valutazione più complessa ed attendibile della loro reale utilità alla causa.
Mi si obietterà che il metodo utilizzato eccelle per obiettività e che, per sua intrinseca natura, preserva il sistema da qualsiasi “manipolazione”, motivo per il quale andava certamente preferito a qualsiasi altro metodo alternativo. Per essere sicuri che il metodo sia “inattaccabile”, personalmente attendo la riprova delle visite psico-attitudinali, scoglio che per alcuni potrebbe risultare “miracolosamente” insuperabile.
È pur vero che gli anziani riservisti (tra cui io stesso) potranno obiettarmi che per loro è in vista, come opportuna legge del contrappasso, un altrettanto doloroso contratto di solidarietà e che, pertanto, anche a loro verrà richiesto un sacrificio in favore della Patria.
Eppure, io continuo a pensare che esisteva (e forse esiste ancora?) un altro modo per affrontare il problema. Si poteva, ad esempio, pensare ad un sistema di rotazione generalizzata di tutti gli amministrativi sulle posizioni scoperte. Sistema che avrebbe tenuto dentro tutte le professionalità emergenti che così non sarebbero state mortificate e, dall’altra parte, avrebbe costituito un banco di prova della solidarietà “vera” degli anziani che, per qualche anno, di tanto in tanto avrebbero assaporato/riassaporato il profumo della rotaia. E a molti capi e capetti, un ritorno al fronte male non gli avrebbe fatto.
Ma come sempre con i se e con i ma non si fa la storia…
Casto Priore